Dino Risi contro il cinema delle “tessere” e i “Moretti”
Il regista Dino Risi, che ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato accolto da una vera ovazione, con tanto di pubblico in piedi al termine della proiezione de “Il Sorpasso”, film da leggenda che lo stesso Risi ha girato nel lontano 1962.
E da ovazione sono stati i suoi interventi sul palco, dopo la premiazione, che lo hanno visto discutere della crisi del cinema italiano, di quello di Antonioni e della Loren, dei giovani registi, del suo “piccolo” talento che gli ha consentito di fare film decenti ma non all’altezza dei più grandi e....di Moretti. In particolare ha affermato: “di Moretti penso molto male: La stanza del figlio è assolutamente falso, Moretti parla solo di se stesso piangendo per la morte di un figlio che non e' il suo. E poi non mi piace il suo modo di piacersi. Quando vedo i suoi film mi viene voglia di dirgli: 'Fatti da parte e fammi vedere il film".
Il passaggio più significativo del suo intervento è però dedicato ad una considerazione generale sul cinema italiano e sulla sua evoluzione: ''Tutto il cinema umoristico italiano era considerato minore. Io non ho mai intruppato in definizioni orribili di destra o sinistra, non ho mai chiesto la tessera all'interlocutore. Ai tempi del Sorpasso c'era una specie di dittatura della critica di sinistra che dava il timbro ai film, bisognava essere schierati. Noi facevamo i film che volevamo, poi e' entrata questa cosa mostruosa della tessera che ha danneggiato tutto. I critici parlano male di film perché ne hanno in testa uno che vorrebbero vedere ma non sono capaci di realizzarlo”.
Già, le tessere, quelle che servono per fare un programma televisivo di approfondimento giornalistico, per scrivere un libro, incidere un disco, girare un film. Un lasciapassare che nel tempo ha mutato il suo aspetto, ha cambiato i simboli del lavoro con quelli della “natura” e della terra, ma che non ha minimamente intaccato il suo potere.