Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    15 Jun 2009
    Messaggi
    13,051
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    10 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito L'imperialismo americano non si ferma!

    Al via la campagna diplomatica per l'attacco a Bagdad
    Bush: mostrerò all'Onu le colpe di Saddam
    Il presidente Usa assicura: chiederò il sì del Congresso
    per agire contro l'Iraq. Il 12 il discorso al Palazzo di Vetro
    WASHINGTON - Parola di George Bush: gli Stati Uniti non attaccheranno l'Iraq senza avere prima ottenuto l'autorizzazione del Congresso e avere consultato gli alleati. Il presidente lo ha promesso all'incontro di ieri alla Casa Bianca con i leader parlamentari. Incontro che ha segnato l'inizio della sua offensiva diplomatica d'autunno per preparare il mondo a una guerra da lui giudicata inevitabile. Sembra la strada seguita da suo padre dodici anni fa: manca, però, la richiesta del placet delle Nazioni Unite fatta, allora, da Bush Sr.
    Il figlio non ne ha parlato, ma ha reso chiaro che ritiene di averlo già ottenuto l'anno scorso, con la storica risoluzione del Consiglio di sicurezza contro il terrorismo. Si è limitato a dire che il 12 venturo, il giorno dopo l'anniversario delle stragi delle Torri gemelle, in un discorso al Palazzo di vetro di New York chiederà all'Onu di prendere atto che «Saddam Hussein si fa beffe del mondo e da 11 anni costituisce una grave minaccia», e che non affrontare il problema «non è un’opzione per gli Stati Uniti».

    L'OFFENSIVA - Il presidente ha gettato le basi di un intervento militare affermando che il raìs «ha violato l'impegno di non sviluppare armi di distruzione di massa», e che la questione di fondo «non è la ripresa delle ispezioni internazionali dei suoi armamenti, ma il suo disarmo». Ha detto che porterà le prove della malafede di Saddam nel discorso a New York, ed esporrà «i modi migliori di sincerarsi che rispetti gli accordi». Più tardi, la Casa Bianca ha aggiunto che Bush contempla «nuovi sistemi di controllo» degli arsenali iracheni, senza precisare in che cosa consistano, e che darà un ultimatum all'Iraq. Ma nell’eventualità che questi sistemi non portino a nulla, il presidente invierà i primi carri armati e navi nel Golfo Persico questo stesso mese. All'Onu tuttavia Bush non discuterà dei suoi piani militari, hanno spiegato i portavoce, «perché non ha preso alcuna decisione in merito».

    IL CONGRESSO - Bush ha assicurato i leader parlamentari che «al momento appropriato la mia amministrazione chiederà la approvazione del Congresso per le misure necessarie a eliminare la minaccia irachena», in maniera che il popolo americano «si esprima tramite i suoi rappresentanti». Bush si è dimostrato fiducioso del «sì» del Parlamento, sebbene molti democratici siano contrari a un conflitto, come ha sottolineato il capo del Senato, Tom Daschle, ammonendo che «non si tratta soltanto di rovesciare Saddam, ma di occupare l'Iraq per molto tempo». Il Congresso ha promesso di votare sull'Iraq prima dello scioglimento delle Camere il 5 novembre per le elezioni.

    GLI ALLEATI - Il presidente ha detto di volere dare ancora qualche settimana di tempo al raìs, anche per convincere l'Unione europea della validità della propria strategia. Ha ricordato agli alleati che «è in gioco la loro credibilità», facendo capire che li metterà con le spalle al muro in una serie di colloqui bilaterali. Bush ha annunciato che riceverà il premier britannico Tony Blair a Camp David questo fine settimana, che telefonerà ai leader russo, cinese e francese, e incontrerà il premier canadese Chretien a Detroit lunedì. Probabilmente non vedrà il cancelliere tedesco Schröder, che ha ribadito: «Con me al governo la Germania non parteciperà a un attacco all'Iraq». La campagna di persuasione non sarà facile: il commissario Ue alle relazioni estere, Chris Patten, ha insistito che «ogni nazione deve muoversi nel quadro dell'Onu» e che «è necessario che gli ispettori ritornino a Bagdad».

    L'AMMINISTRAZIONE - Con le dichiarazioni di Bush si è chiusa la disputa interna tra falchi e colombe, ammessa dal segretario di Stato Colin Powell. «Ci sono contrasti - aveva confessato Powell, capo delle colombe -, ma il presidente li dirimerà». Secondo il segretario di Stato, l'obiettivo americano sarebbe una risoluzione dell'Onu per la ripresa dalle ispezioni internazionali a breve scadenza. Qualora l'Iraq la respingesse, gli Stati Uniti si riterrebbero liberi di agire. Il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, capo dei falchi, che ieri ha deposto a porte chiuse al Congresso, avrebbe prospettato un attacco in inverno.

    SADDAM HUSSEIN - A Bagdad, prima che Bush parlasse, il raìs ha detto di desiderare «una soluzione comprensiva che conduca alla revoca delle sanzioni», adombrando la possibilità di riaprire le porte agli ispettori dopo 4 anni, come anticipato dal suo vice Tariq Aziz al segretario dell’Onu Kofi Annan. Ma ha anche accusato gli Stati Uniti di «non avere ottemperato alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, mentre noi lo abbiamo fatto». In un incontro coi parlamentari ha poi affermato che il popolo iracheno preferirebbe la pace «ma se Dio deciderà che dobbiamo combattere, non vi deluderemo, e il nemico se ne pentirà».

    Ennio Caretto

    5 settembre 2002 DA CORRIERE.IT

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    15 Jun 2009
    Messaggi
    13,051
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    10 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito L'imperialismo americano non si ferma!

    Al via la campagna diplomatica per l'attacco a Bagdad
    Bush: mostrerò all'Onu le colpe di Saddam
    Il presidente Usa assicura: chiederò il sì del Congresso
    per agire contro l'Iraq. Il 12 il discorso al Palazzo di Vetro
    WASHINGTON - Parola di George Bush: gli Stati Uniti non attaccheranno l'Iraq senza avere prima ottenuto l'autorizzazione del Congresso e avere consultato gli alleati. Il presidente lo ha promesso all'incontro di ieri alla Casa Bianca con i leader parlamentari. Incontro che ha segnato l'inizio della sua offensiva diplomatica d'autunno per preparare il mondo a una guerra da lui giudicata inevitabile. Sembra la strada seguita da suo padre dodici anni fa: manca, però, la richiesta del placet delle Nazioni Unite fatta, allora, da Bush Sr.
    Il figlio non ne ha parlato, ma ha reso chiaro che ritiene di averlo già ottenuto l'anno scorso, con la storica risoluzione del Consiglio di sicurezza contro il terrorismo. Si è limitato a dire che il 12 venturo, il giorno dopo l'anniversario delle stragi delle Torri gemelle, in un discorso al Palazzo di vetro di New York chiederà all'Onu di prendere atto che «Saddam Hussein si fa beffe del mondo e da 11 anni costituisce una grave minaccia», e che non affrontare il problema «non è un’opzione per gli Stati Uniti».

    L'OFFENSIVA - Il presidente ha gettato le basi di un intervento militare affermando che il raìs «ha violato l'impegno di non sviluppare armi di distruzione di massa», e che la questione di fondo «non è la ripresa delle ispezioni internazionali dei suoi armamenti, ma il suo disarmo». Ha detto che porterà le prove della malafede di Saddam nel discorso a New York, ed esporrà «i modi migliori di sincerarsi che rispetti gli accordi». Più tardi, la Casa Bianca ha aggiunto che Bush contempla «nuovi sistemi di controllo» degli arsenali iracheni, senza precisare in che cosa consistano, e che darà un ultimatum all'Iraq. Ma nell’eventualità che questi sistemi non portino a nulla, il presidente invierà i primi carri armati e navi nel Golfo Persico questo stesso mese. All'Onu tuttavia Bush non discuterà dei suoi piani militari, hanno spiegato i portavoce, «perché non ha preso alcuna decisione in merito».

    IL CONGRESSO - Bush ha assicurato i leader parlamentari che «al momento appropriato la mia amministrazione chiederà la approvazione del Congresso per le misure necessarie a eliminare la minaccia irachena», in maniera che il popolo americano «si esprima tramite i suoi rappresentanti». Bush si è dimostrato fiducioso del «sì» del Parlamento, sebbene molti democratici siano contrari a un conflitto, come ha sottolineato il capo del Senato, Tom Daschle, ammonendo che «non si tratta soltanto di rovesciare Saddam, ma di occupare l'Iraq per molto tempo». Il Congresso ha promesso di votare sull'Iraq prima dello scioglimento delle Camere il 5 novembre per le elezioni.

    GLI ALLEATI - Il presidente ha detto di volere dare ancora qualche settimana di tempo al raìs, anche per convincere l'Unione europea della validità della propria strategia. Ha ricordato agli alleati che «è in gioco la loro credibilità», facendo capire che li metterà con le spalle al muro in una serie di colloqui bilaterali. Bush ha annunciato che riceverà il premier britannico Tony Blair a Camp David questo fine settimana, che telefonerà ai leader russo, cinese e francese, e incontrerà il premier canadese Chretien a Detroit lunedì. Probabilmente non vedrà il cancelliere tedesco Schröder, che ha ribadito: «Con me al governo la Germania non parteciperà a un attacco all'Iraq». La campagna di persuasione non sarà facile: il commissario Ue alle relazioni estere, Chris Patten, ha insistito che «ogni nazione deve muoversi nel quadro dell'Onu» e che «è necessario che gli ispettori ritornino a Bagdad».

    L'AMMINISTRAZIONE - Con le dichiarazioni di Bush si è chiusa la disputa interna tra falchi e colombe, ammessa dal segretario di Stato Colin Powell. «Ci sono contrasti - aveva confessato Powell, capo delle colombe -, ma il presidente li dirimerà». Secondo il segretario di Stato, l'obiettivo americano sarebbe una risoluzione dell'Onu per la ripresa dalle ispezioni internazionali a breve scadenza. Qualora l'Iraq la respingesse, gli Stati Uniti si riterrebbero liberi di agire. Il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, capo dei falchi, che ieri ha deposto a porte chiuse al Congresso, avrebbe prospettato un attacco in inverno.

    SADDAM HUSSEIN - A Bagdad, prima che Bush parlasse, il raìs ha detto di desiderare «una soluzione comprensiva che conduca alla revoca delle sanzioni», adombrando la possibilità di riaprire le porte agli ispettori dopo 4 anni, come anticipato dal suo vice Tariq Aziz al segretario dell’Onu Kofi Annan. Ma ha anche accusato gli Stati Uniti di «non avere ottemperato alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, mentre noi lo abbiamo fatto». In un incontro coi parlamentari ha poi affermato che il popolo iracheno preferirebbe la pace «ma se Dio deciderà che dobbiamo combattere, non vi deluderemo, e il nemico se ne pentirà».

    Ennio Caretto

    5 settembre 2002 DA CORRIERE.IT

 

 

Discussioni Simili

  1. Risposte: 19
    Ultimo Messaggio: 14-05-12, 20:59
  2. Imperialismo americano: 60 anni di orrore e violenza
    Di onailati nel forum Politica Estera
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 20-09-06, 15:34
  3. L'imperialismo americano non esiste!
    Di Ashmael nel forum Politica Estera
    Risposte: 13
    Ultimo Messaggio: 24-06-06, 20:26
  4. Da tutta Italia contro l'imperialismo americano
    Di pietro nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 02-06-04, 19:00
  5. Le guerre terroristiche e l'Imperialismo Americano
    Di Rodolfo (POL) nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 18-04-02, 15:52

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito