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Discussione: L'altra porcata

  1. #1
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    05 Mar 2002
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    La Lupa romana è una cagna bastarda che muore allattando 2 figli di puttana
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    Thumbs down L'altra porcata

    Della serie "I temi che ci hanno fatto vincere":

    Con il disegno di legge Gasparri Mediaset continuerà ad avere tre reti
    Un posto al ministero del Tesoro nel cda della Rai
    Ecco il riassetto televisivo
    Berlusconi salva Retequattro
    Le azioni della tv pubblica in vendita dal 2004
    ma nessuno potrà comprare più dell'1 per cento
    di ALDO FONTANAROSA


    ROMA - Il governo Berlusconi salva Retequattro, emittente di cui lo stesso Berlusconi è proprietario, e punta a portare il consiglio Rai sotto il diretto controllo del Tesoro. Entrambe le operazioni sono scritte nel disegno di legge che il ministro Gasparri ha portato ieri all'esame del consiglio dei ministri. Una volta votato dalle Camere, il disegno di legge eliminerà per sempre la possibilità che Retequattro sia trasferita su satellite. Così le frequenze terrestri, necessarie all'avvento di nuovi editori tv, resteranno saldamente in mano Mediaset.

    Silvio moltiplica i canali - La vecchia legge, votata nell'era dell'Ulivo, riconosce a soli 10 canali la concessione, il titolo cioè necessario per trasmettere. Questi canali sono: le tre reti della Rai; poi Canale 5 e ItaliaUno di Mediaset; La7 ed Mtv. E ancora: Tele+ Bianco, Europa 7 e Telemarket. L'undicesima concessione non è mai stata assegnata a causa di una lite giudiziaria. In questo scenario, la vecchia legge stabilisce che nessun editore può controllare più del 20% del settore. Questo tetto del 20% - dato il numero delle reti legittime (10) - mette "fuori gioco" due emittenti: Tele+ Nero e soprattutto Rete4, predestinata a trasferirsi sul satellite. Stazioni minori - come Rete Mia, Rete A e Rete Capri - sono addirittura votate allo spegnimento, prive d'un titolo anche solo provvisorio per trasmettere.

    - Pubblicità -

    I calcoli del Cavaliere - Ma adesso Berlusconi rimescola le carte. Prima mossa. All'articolo 21 del disegno di legge, prevede un condono. In pratica tutte le emittenti nazionali potranno continuare a vivere, "ancorché prive di titolo abilitativo". Rete Mia, Rete A e Rete Capri tornano nella legittimità. I numeri cominciano a cambiare, così. Alle 10 emittenti regolari (quelle con concessione) bisogna aggiungere queste altre 3 (Rete Mia, Rete A e ReteCapri). E s'arriva a 13.
    Seconda mossa. La legge Berlusconi (all'articolo 22) imporrà alla Rai di creare due nuovi canali, entro il primo luglio 2003. Due canali su cui sperimentare una nuova tecnica di trasmissione, di tipo digitale (quella attuale è analogica). Questi canali, solo sperimentali, dovranno raggiungere almeno il 50% della popolazione. E così i canali nazionali diventano 15. Sono i 10 concessionari; più Rete Mia, Rete A e ReteCapri; e più infine i due nuovi canali digitali della Rai.

    Il salvataggio - A questo punto (sempre all'articolo 22), il governo Berlusconi conferma il vecchio tetto, secondo cui nessun editore può avere più del 20% del settore tv. Ma questa percentuale non va più calcolata sui 10 canali legittimi nell'era ulivista, ma sui 15 diventati legittimi nell'era berlusconiana. In altre parole, il Cavaliere considera del tutto lecito che un editore (come la sua Mediaset) abbia tre reti. Chi (come Mediaset) ha tre reti rispetta il tetto massimo del 20% se il numero dei canali nazionali è pari ormai a 15.

    Tronchetti s'arrabbia - Il disegno di legge autorizzerà le grandi televisioni ad avere giornali quotidiani, e i grandi quotidiani ad avere televisioni. Anche le società di telecomunicazioni (come Telecom) potranno sconfinare più liberamente nel settore dei media. In una prima versione del provvedimento, però, un colosso come Telecom avrebbe potuto prendere solo il 5% delle risorse del sistema editoriale. Soglia salita ieri al 10% dopo che Tronchetti Provera, presidente di Telecom, ha fatto presente al Cavaliere tutta la sua delusione.

    Appello di Ciampi - Infine il provvedimento recepisce almeno una delle indicazioni che il capo dello Stato Ciampi formulò nel suo discorso alle Camere di luglio. Ciampi chiese che tutta l'informazione fosse improntata al massimo equilibrio. Ed ora il disegno di legge definisce "pubblico servizio" l'informazione tv anche delle private.

    La Rai - Azioni della tv di Stato saranno in vendita dal 31 gennaio 2004. Ma nessun risparmiatore potrà comprarne più dell'1%. L'assemblea degli azionisti eleggerà i 9 consiglieri d'amministrazione. Nella nomina, dunque, avrà un ruolo chiave il ministero del Tesoro (azionista di punta), dunque il governo. La Rai conserverà il canone. Ma sempre l'articolo 6 esclude "altre forme di finanziamento pubblico". Saranno vietati, sembra di capire, i contributi che i ministeri assegnano oggi alla Rai, tramite convenzione.

    (7 settembre 2002)

  2. #2
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    05 Mar 2002
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    Con il disegno di legge Gasparri Mediaset continuerà ad avere tre reti
    Un posto al ministero del Tesoro nel cda della Rai
    Ecco il riassetto televisivo
    Berlusconi salva Retequattro
    Le azioni della tv pubblica in vendita dal 2004
    ma nessuno potrà comprare più dell'1 per cento
    di ALDO FONTANAROSA


    ROMA - Il governo Berlusconi salva Retequattro, emittente di cui lo stesso Berlusconi è proprietario, e punta a portare il consiglio Rai sotto il diretto controllo del Tesoro. Entrambe le operazioni sono scritte nel disegno di legge che il ministro Gasparri ha portato ieri all'esame del consiglio dei ministri. Una volta votato dalle Camere, il disegno di legge eliminerà per sempre la possibilità che Retequattro sia trasferita su satellite. Così le frequenze terrestri, necessarie all'avvento di nuovi editori tv, resteranno saldamente in mano Mediaset.

    Silvio moltiplica i canali - La vecchia legge, votata nell'era dell'Ulivo, riconosce a soli 10 canali la concessione, il titolo cioè necessario per trasmettere. Questi canali sono: le tre reti della Rai; poi Canale 5 e ItaliaUno di Mediaset; La7 ed Mtv. E ancora: Tele+ Bianco, Europa 7 e Telemarket. L'undicesima concessione non è mai stata assegnata a causa di una lite giudiziaria. In questo scenario, la vecchia legge stabilisce che nessun editore può controllare più del 20% del settore. Questo tetto del 20% - dato il numero delle reti legittime (10) - mette "fuori gioco" due emittenti: Tele+ Nero e soprattutto Rete4, predestinata a trasferirsi sul satellite. Stazioni minori - come Rete Mia, Rete A e Rete Capri - sono addirittura votate allo spegnimento, prive d'un titolo anche solo provvisorio per trasmettere.

    - Pubblicità -

    I calcoli del Cavaliere - Ma adesso Berlusconi rimescola le carte. Prima mossa. All'articolo 21 del disegno di legge, prevede un condono. In pratica tutte le emittenti nazionali potranno continuare a vivere, "ancorché prive di titolo abilitativo". Rete Mia, Rete A e Rete Capri tornano nella legittimità. I numeri cominciano a cambiare, così. Alle 10 emittenti regolari (quelle con concessione) bisogna aggiungere queste altre 3 (Rete Mia, Rete A e ReteCapri). E s'arriva a 13.
    Seconda mossa. La legge Berlusconi (all'articolo 22) imporrà alla Rai di creare due nuovi canali, entro il primo luglio 2003. Due canali su cui sperimentare una nuova tecnica di trasmissione, di tipo digitale (quella attuale è analogica). Questi canali, solo sperimentali, dovranno raggiungere almeno il 50% della popolazione. E così i canali nazionali diventano 15. Sono i 10 concessionari; più Rete Mia, Rete A e ReteCapri; e più infine i due nuovi canali digitali della Rai.

    Il salvataggio - A questo punto (sempre all'articolo 22), il governo Berlusconi conferma il vecchio tetto, secondo cui nessun editore può avere più del 20% del settore tv. Ma questa percentuale non va più calcolata sui 10 canali legittimi nell'era ulivista, ma sui 15 diventati legittimi nell'era berlusconiana. In altre parole, il Cavaliere considera del tutto lecito che un editore (come la sua Mediaset) abbia tre reti. Chi (come Mediaset) ha tre reti rispetta il tetto massimo del 20% se il numero dei canali nazionali è pari ormai a 15.

    Tronchetti s'arrabbia - Il disegno di legge autorizzerà le grandi televisioni ad avere giornali quotidiani, e i grandi quotidiani ad avere televisioni. Anche le società di telecomunicazioni (come Telecom) potranno sconfinare più liberamente nel settore dei media. In una prima versione del provvedimento, però, un colosso come Telecom avrebbe potuto prendere solo il 5% delle risorse del sistema editoriale. Soglia salita ieri al 10% dopo che Tronchetti Provera, presidente di Telecom, ha fatto presente al Cavaliere tutta la sua delusione.

    Appello di Ciampi - Infine il provvedimento recepisce almeno una delle indicazioni che il capo dello Stato Ciampi formulò nel suo discorso alle Camere di luglio. Ciampi chiese che tutta l'informazione fosse improntata al massimo equilibrio. Ed ora il disegno di legge definisce "pubblico servizio" l'informazione tv anche delle private.

    La Rai - Azioni della tv di Stato saranno in vendita dal 31 gennaio 2004. Ma nessun risparmiatore potrà comprarne più dell'1%. L'assemblea degli azionisti eleggerà i 9 consiglieri d'amministrazione. Nella nomina, dunque, avrà un ruolo chiave il ministero del Tesoro (azionista di punta), dunque il governo. La Rai conserverà il canone. Ma sempre l'articolo 6 esclude "altre forme di finanziamento pubblico". Saranno vietati, sembra di capire, i contributi che i ministeri assegnano oggi alla Rai, tramite convenzione.

    (7 settembre 2002)

 

 

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