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    Predefinito Il vero volto di Giordano Bruno nel 419° anniversario della sua arsione

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 75/07 del 29 giugno 2007, SS. Pietro e Paolo

    Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Leone XIII elevò la sua voce contro il monumento a Giordano Bruno voluto dalla setta massonica a Roma e inaugurato il 9 giugno 1899.
    Già nell’allocuzione Amplissimum collegium del 24 maggio 1889, Leone XIII aveva protestato con queste parole: “E già si è giunti al punto che in questa stessa città, quasi al Nostro cospetto, è consentito all’empietà di sfidare la religione di Gesù Cristo con rilevanti e sistematiche ingiurie, decretando ad un apostata del cattolicesimo gli onori dovuti alla virtù, e ciò non senza un’insolente ostentazione”.
    Il 30 giugno 1899 ritornò sull’argomento con la promulgazione dell’enciclica Quod nuper che presentiamo ai nostri lettori. Sull’argomento monsignor Pietro Ballan, figura di spicco dei cattolici intransigenti, scrisse il libro: Di Giordano Bruno e dei meriti di lui ad un monumento.

    Enciclica Quod nuper di S.S. Leone XIII

    Ciò che recentemente in questo stesso luogo vi dicemmo intorno ai nuovi e più gravi insulti che si stavano preparando in quest’alma Città contro la Chiesa e il Pontificato romano si è già pienamente consumato, con supremo dolore dell’animo Nostro e con scandalo di tutti i buoni. Abbiamo perciò voluto convocarvi espressamente in una riunione straordinaria per esprimere davanti a voi i sentimenti che l’esecrabile avvenimento C’ispira, e per riprovare francamente, come merita, tanta enormità.
    Dopo i pubblici rivolgimenti d’Italia e la violenta occupazione di Roma, vedemmo succedersi una lunga serie d’ingiurie contro la santissima religione e la Sede Apostolica. Ma le empie sette mirano accanitamente ad obiettivi peggiori, non ancora raggiunti. Esse intendono decisamente fare di Roma, capitale del mondo cattolico, il centro d’ogni profano costume e d’empietà. Qui concentrano da ogni parte le ardenti fiamme dell’odio, perché, assalita questa fortezza della Chiesa cattolica, torni loro più agevole rovesciare, se fosse possibile, la stessa pietra angolare sulla quale essa è fondata.

    Infatti, come se in tanti anni non avessero causato abbastanza rovine, hanno cercato di superare se stessi nell’audacia scegliendo uno dei più solenni giorni dell’anno cristiano per innalzare in pubblico un monumento che serva a glorificare, presso i posteri, lo spirito di rivolta contro la Chiesa, e sia segno ad un tempo della lotta ad oltranza che si vuole condurre contro la religione cattolica.
    La cosa dice chiaramente di per sé gl’intendimenti di coloro che hanno promosso e favorito l’iniziativa. Si profondono onoranze ad un uomo doppiamente apostata, convinto eretico, la cui caparbietà contro la Chiesa si è trascinata fino alla morte. E per questi titoli si è voluto onorarlo, nonostante non risulti che in lui esistessero doti veramente pregevoli. Non di alto valore scientifico, perché le sue opere lo mostrano fautore del panteismo e del turpe materialismo, e in contraddizione spesso con se stesso. Non dotato di pregevoli virtù, perché anzi i suoi costumi sono rimasti ai posteri quali esempi dell’estrema malvagità e della corruzione in cui le sfrenate passioni possono spingere un uomo. Non autore di grandi opere né di apprezzabili servizi a favore del pubblico bene, in quanto le sue qualità abituali consistettero nel fingere e nel mentire, preoccupato unicamente di se stesso, intollerante con chi non fosse delle sue idee, adulatore, abietto e perverso.
    Pertanto, le straordinarie onoranze tributate a tale personaggio dicono alto e chiaro che è ormai giunto il tempo di rompere con la rivelazione e con la fede cristiana: la ragione umana vuole emanciparsi dall’autorità di Gesù Cristo. Tali appunto sono l’ideale e l’aspirazione delle malvagie sette, le quali vogliono ad ogni costo allontanare da Dio tutti i corpi sociali, e con odio infinito, fino all’estremo limite, combattono contro la Chiesa e il Pontificato romano. E perché più solenne tornasse l’oltraggio e più evidente il significato, si volle fare l’inaugurazione in mezzo a grandi pompe e con notevole concorso di persone. Roma vide in quei giorni, entro le sue mura, una rilevante moltitudine di gente fatta venire qui da ogni parte; vessilli oltraggiosi per la religione erano portati in giro sfacciatamente per le strade e, ciò che è più orribile, non mancarono insegne con l’immagine del perfido che, capo dei sediziosi e istigatore d’ogni ribellione, negò l’obbedienza in cielo all’Altissimo.
    Al sacrilego misfatto si aggiunse l’arroganza di discorsi e di scritti nei quali, senza pudore e senza misura, s’insultano le cose più sante, e s’inneggia con forza a quella libertà di pensiero che è la prolifica madre delle perverse opinioni e che, insieme con i costumi cristiani, scuote i fondamenti dell’ordine e della convivenza civile.
    Un’impresa tanto sciagurata è stata curata con lunga preparazione, ed è stata eseguita non solo con la consapevolezza delle pubbliche autorità, ma anche con il favore e l’aperto incoraggiamento delle stesse. È ben doloroso e quasi mostruoso che da questa alma Città, nella quale Dio collocò la sede del suo Vicario, si oda il banditore della ragione umana che si ribella a Dio, e nel luogo da dove il mondo è solito ricevere l’incorrotto insegnamento del Vangelo e i consigli della salvezza, rovesciate iniquamente le cose, si inaugurino impunemente monumenti dedicati a nefasti errori e alla stessa eresia. A questo Ci hanno portato i tempi: di vedere l’abominio della rovina nel luogo santo.
    Di fronte a tante indegnità, poiché Ci è stato affidato il compito di governare la cristianità e di custodire e tutelare la religione, protestiamo per l’offesa inferta a Roma e per l’ignominioso oltraggio recato alla santità della fede cristiana: denunciamo con sdegno e indignazione a tutto il mondo cattolico il sacrilego misfatto.

    Tuttavia è possibile ricavare utili insegnamenti dall’offesa. Da qui si può comprendere sempre meglio se con la distruzione del principato civile si sono placati gli animi ostili, oppure se gli stessi si propongono un fine estremo, cioè abbattere la stessa sacra autorità del Pontefice e distruggere dalle radici la fede cristiana. Similmente si chiarisce se Noi, nel rivendicare i diritti della Sede Apostolica, siamo mossi da interessi umani, o piuttosto dalla libertà del ministero Apostolico, dalla dignità del Pontefice e dalla stessa autentica prosperità dell’Italia.
    Infine, da quanto è successo si può conoscere distintamente quanto valgano e come siano cadute tante ampie promesse che inizialmente avevano formulato e confermato. Gli onori e tutte le espressioni di venerazione con cui affermavano di volere spontaneamente circondare il Pontefice romano si sono mutati a poco a poco in ingiurie e gravissime offese, la principale delle quali – pubblica e permanente – è il monumento a un uomo scellerato e perduto. Essi vogliono parimenti che questa Città, che si affermava sarebbe stata per sempre la sede gloriosa e sicura del romano Pontefice, sia la capitale della nuova empietà, dove si pratichi un culto assurdo e protervo alla ragione umana, quasi elevata a dignità divina.
    Pertanto, giudicate voi, Venerabili Fratelli, quale libertà o dignità sia rimasta a Noi nell’esercizio del supremo Apostolato. La sicurezza stessa della Nostra persona è in pericolo; nessuno ignora che cosa cospirino e a quali obiettivi tendano gli appartenenti ai partiti sovversivi, e non c’è chi non veda che essi, favoriti dalle circostanze, vadano di giorno in giorno aumentando di numero e d’impudenza, avendo il proposito di non fermarsi prima di avere spinto le cose agli estremi e alla rovina. Ché se poi, nelle cose che deploriamo, unicamente per motivo d’interesse non fu concesso loro di ottenere la licenza per realizzare con la forza e anche con la violenza i loro perversi progetti, nessuno può essere certo che, trovato il momento favorevole, essi non giungano anche al misfatto, soprattutto perché siamo in balìa di chi non ha timore di denunciarci pubblicamente come nemico ed avversario degl’interessi Italiani.
    Così pure è da temere che non si possano sempre contenere e reprimere l’audacia e le sfrenate passioni di uomini perduti se per caso sopraggiungessero tempi più spaventosi e turbolenti, sia per sconvolgimenti civili e sommosse popolari, sia per disastrose vicende di guerra. Così appare più chiaro qual è la condizione del supremo Capo della Chiesa, Pastore e Maestro della cattolicità.
    Di sicuro, sotto il peso di queste amarezze e la mole degli affanni, nonché per la Nostra età avanzata, Noi dovremmo soccombere se non Ci sostenesse la certissima fiducia che Cristo non abbandona mai, con la sua assistenza divina, il suo Vicario, e se non fossimo consapevoli del Nostro ministero, in forza del quale è Nostro dovere provvedere più fermamente al governo della Chiesa quanto più infuria contro di essa la procella degli errori e delle passioni suscitata dall’inferno. Abbiamo quindi riposto ogni speranza ed ogni fiducia in Dio, perché sua è la causa, confidando moltissimo nella efficacissima intercessione della grande Vergine, Protettrice dei cristiani, e parimenti dei beati Principi degli Apostoli Pietro e Paolo, nella protezione e nell’aiuto dei quali quest’alma Città trovò sempre la propria sicurezza.
    Nello stesso modo in cui, Venerabili Fratelli, voi vi associate assiduamente a Noi nei Nostri dolori e nelle preghiere a Dio, protettore e garante della sua Chiesa, così non dubitiamo minimamente che i Venerabili Fratelli Vescovi d’Italia si comporteranno costantemente in futuro e assisteranno con sempre maggior zelo e con le opere i popoli loro affidati, secondo le necessità che i tempi richiedono. In modo particolare li esortiamo a spiegare e a mostrare loro di quanta iniquità e perfidia siano costituiti gl’intendimenti dei nemici della religione e, contemporaneamente, nemici della patria. Si tratta cioè del supremo ed essenziale bene che si identifica con la fede cattolica; i nemici s’impegnano, al massimo dei loro sforzi, per separare e strappare le popolazioni italiane da quella fede in forza della quale esse, in tutti i tempi, conseguirono fama di ogni genere e prosperità. Ai cattolici non è assolutamente consentito rimanere indifferenti o poco operativi di fronte a pericoli così gravi, ma occorre che nella professione e nella difesa della fede essi siano costanti, attivi, e pronti a qualsiasi sacrificio se fosse necessario.
    Questi avvertimenti e questi moniti riguardano particolarmente i cittadini romani, in quanto è palese che la loro fede è esposta quotidianamente e astutamente alle insidie più pericolose. Ma essi, in verità, sanno che quanto maggior beneficio hanno ricevuto da Dio per essere vicini e collegati a questa Sede Apostolica, tanto più si ricorderanno di perseverare nella fede, degni dei padri e degli avi la cui ragguardevole religiosità è nota in tutto il mondo. D’ora in avanti essi, tutti gli Italiani e tutti i cattolici di ogni contrada, con le preghiere e con l’esercizio di opere buone di ogni genere non cessino di chiedere con insistenza a Dio di deporre benevolmente lo sdegno provocato dalle infami bestemmie e dai dissennati accanimenti compiuti contro la Chiesa, e di accogliere con benignità i voti di tutti i buoni che implorano misericordia, pace e salvezza.

    Roma, 30 giugno 1889

    ______________________________________

    Centro studi Giuseppe Federici
    E-mail: info@centrostudifederici.org
    Sito Internet: http://www.centrostudifederici.org/
    Archivio dei comunicati:
    http://www.centrostudifederici.org/stampa/stampa.htm

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    Predefinito Riferimento: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Pietro Balàn

    Il vero volto di Giordano Bruno.

    Centro librario Sodalitium, Verrua Savoia 2009 (¤ 8,00)

    ISBN 978-88-89596-18-0



    Nella seconda metà dell’800 e nei primi decenni del ’900 una schiera* di battaglieri giornalisti e scrittori cattolici difese i diritti della Chiesa e le figure dei Sommi Pontefici dagli attacchi del *laicismo massonico.

    Tra questi combattenti per la causa papale spicca certamente la figura di monsignor Pietro Balan (Este 1840 - Pragatto di Crespellano 1893), “di spirito indomito, d’ingegno acuto e di vasta e nutrita cultura storica” (Enciclopedia Cattolica).

    Dall’abilità della sua penna sono usciti numerosissimi scritti per rispondere alle sempre più numerose mistificazioni storiche con le quali i nemici della Chiesa stavano riscrivendo la storia. Mons. Balan, in particolare, mise in rilievo il legame indissolubile che lega l’Italia alla Fede predicata da san Pietro e dai suoi successori, rivendicando le *glorie del passato cattolico della Penisola.

    La sua erudizione sfociò nella stesura dei tre volumi della “Storia della Chiesa in continuazione a quella di Rohrbacher” (1879-1886). Nella prefazione all’opera, mons. Balan scriveva: “Io nulla devo ai potenti, ai grandi della terra; ma devo a Dio, alla Chiesa, alla patria, alla coscienza mia la verità; se ad altri qualche cosa dovessi, e senza offendere la gratitudine non potessi parlare liberamente, deporrei la penna, non mentirei”. L’opuscolo su Giordano Bruno fu la risposta dei cattolici intransigenti, raccolti nell’Opera dei Congressi, alla strumentalizzazione che gli anticlericali stavano facendo dell’apostata di Nola.

    Per sfidare la Santa Sede, i settari vollero erigere un monumento a Giordano Bruno a Campo dei Fiori. Leone XIII protestò con fermezza alla provocazione e minacciò persino di lasciare l’Urbe; il Comitato permanente dell’Opera dei Congressi diffuse in modo capillare il testo di mons. Balan, dato alle stampe nel 1886.

    Per ironia della sorte, monsignor Pietro Balan morì il 13 febbraio 1893, nello stesso giorno in cui nel 1600 terminava la vicenda umana di Giordano Bruno.

    Le pagine che seguono permetteranno di conoscere l’autentico *profilo di un personaggio (definito da Leone XIII “doppiamente *apostata, convinto eretico”), che la Massoneria ha riesumato dall’oblio della storia per elevarlo a martire del libero pensiero. Infatti a Giordano Bruno, frate apostata, mago, spia, scomunicato da luterani e calvinisti, sono dedicate un gran numero di logge e di onorificenze massoniche.

    La ristampa dell’opuscolo di mons. Balan da parte del Centro Librario Sodalitium permette di far conoscere ai lettori uno dei più importanti autori cattolici del XIX secolo che, proprio per la sua *ortodossia, è stato ignorato anche dall’editoria cattolica dal dopoguerra* a oggi. Rimane il disappunto nel constatare che l’oblio ha investito anche la stampa del “tradizionalismo cattolico”, che spesso si limita alla traduzione di autori d’oltralpe senza sapere o senza voler valorizzare le ricchezze degli autori di lingua italiana.

    In appendice al libro il lettore troverà due rari documenti di Leone XIII su Giordano Bruno, scritti in occasione dell’inaugurazione della statua in Campo de’ Fiori (l’unica piazza storica di Roma dove non è presente una chiesa): l’allocuzione Amplissimum collegium del 24 maggio 1889 e l’enciclica Quod nuper del 30 giugno 1889.


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    Predefinito Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno




    Antibruniana

    Antologia di pubblicazioni contro Giordano Bruno
    a cura della Comunità Antagonista Padana
    dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

    Volume I

    Padre Luigi Previti SJ "Chi è Giordano Bruno ovvero la Brunomania in Italia". Roma, Civiltà cattolica, 1906, pp.41

    Agatopisto Cromaziano (Appiano Buonafede) Sonetto contro Giordano Bruno sta in "Ritratti poetici, storici, critici di vari uomini di lettere, Roma, 1759

    Anton Maria Bonetti "Il campo maledetto: il fiasco delle feste bruniane e il trionfo di Roma cattolica", Roma, 1889, pp. 153

    Dialoghetti familiari tra un imbianchino e un riquadratore di stampe fiorentino ed un signore romano, sopra la vera storia di Giordano Bruno, Roma, 1889, pp. 32
    Ultima modifica di Luca; 10-02-14 alle 03:04

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    Predefinito Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Brecciaioli

    Un esempio di come viene usato il fiume di denaro pubblico destinato (anche grazie alla Lega Nord) a “Roma capitale”.

    Roma, 17 febbraio 2011, Campo dei Fiori, Nel nome di Giordano Bruno. Libertà, responsabilità, parità. Carlo Bernardini (Per la promozione della laicità). Franco Ferrarotti (Giordano Bruno - Elogio dell’eresia). Col patrocinio di Roma Capitale, e la partecipazione della Banda Musicale del Corpo di Polizia Municipale del Comune di Roma.

    (Fonte: Sito Ufficiale dell'Associazione Nazionale del Libero Pensiero GIORDANO BRUNO )

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    Predefinito Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 14/11 del 17 febbraio 2011, San Giuliano

    Il vero volto di Giordano Bruno

    Ricordiamo l’anniversario della morte di Giordano Bruno pubblicando la prefazione alla ristampa del libro di Mons. Pietro Balan, Il vero volto di Giordano Bruno (Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 2009, pagg. 80, euro 8,00, info@sodalitium.it ).

    Il vero volto di Giordano Bruno - Prefazione, di don Ugo Carandino

    Nella seconda metà dell’800 e nei primi decenni del ‘900 una schiera di battaglieri giornalisti e scrittori cattolici difese i diritti della Chiesa e le figure dei Sommi Pontefici dagli attacchi del laicismo massonico (cfr. Sodalitium n. 61, luglio 2007). Tra questi combattenti per la causa papale spicca certamente la figura di monsignor Pietro Balan (Este 1840 - Pragotto di Crespellano 1893), “di spirito indomino, d’ingegno acuto e di vasta e nutrita cultura storica” (Enciclopedia Cattolica).

    Dall’abilità della sua penna sono usciti numerosissimi scritti per rispondere alle sempre più numerose mistificazioni storiche con le quali i nemici della Chiesa stavano riscrivendo la storia. Mons. Balan, in particolare, mise in rilievo il legame indissolubile che lega l’Italia alla Fede predicata da san Pietro e dai suoi successori, rivendicando le glorie del passato cattolico della Penisola.
    La sua erudizione sfociò nella stesura dei tre volumi della “Storia della Chiesa in continuazione a quella di Rohrbacher” (Modena 1879-1886). Nella prefazione all’opera, mons. Balan scriveva: “io nulla devo ai potenti, ai grandi della terra; ma devo a Dio, alla Chiesa, alla patria, alla coscienza mia la verità; se ad altri qualche cosa dovessi, e senza offendere la gratitudine non potessi parlare liberamente, deporrei la penna, non mentirei”.

    L’opuscolo su Giordano Bruno fu la risposta dei cattolici intransigenti, raccolti nell’Opera dei Congressi, alla strumentalizzazione che gli anticlericali stavano facendo dell’apostata di Nola.
    Per sfidare la Santa Sede, i settari vollero erigere un monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Leone XIII protestò con fermezza alla provocazione e minacciò persino di lasciare l’Urbe; il Comitato permanete dell’Opera dei Congressi diffuse in modo capillare il testo di mons. Balan, dato alle stampe nel 1886. Il 9 giungo 1889 la statua di Ettore Ferrari, lo scultore che nel 1904 sarà eletto gran maestro della massoneria, venne inaugurata a Campo de’ Fiori, l'unica piazza storica di Roma dove non è presente una chiesa.

    Nel 1929, siglati i Patti Lateranensi, la Santa Sede auspicò una sua rimozione, l’erezione al suo posto di una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù, ma la risposta di Benito Mussolini fu negativa. Il duce, nel discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 13 maggio 1929, precisò che: "(…) non v'è dubbio che, dopo il Concordato del Laterano, non tutte le voci che si sono levate nel campo cattolico erano intonate. Taluni hanno cominciato a fare il processo al Risorgimento; altri hanno trovato che la statua di Giordano Bruno a Roma è quasi offensiva. Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è”.

    Le pagine che seguono permetteranno di conoscere l’autentico profilo di un personaggio (definito da Leone XIII “ doppiamente apostata, convinto eretico”) che la Massoneria ha riesumato dall’oblio della storia per elevarlo a martire del libero pensiero. Infatti, alla memoria di Giordano Bruno - frate apostata, mago, spia, scomunicato da luterani e calvinisti - sono dedicate un gran numero di logge e di onorificenze massoniche.

    La ristampa dell’opuscolo di mons. Balan da parte del Centro Librario Sodalitium permette di far conoscere ai lettori uno dei più importanti autori cattolici del XIX secolo che, proprio per la sua ortodossia, è stato ignorato anche l’editoria cattolica dal dopoguerra a oggi. Rimane il disappunto nel constatare che l’oblio ha investito anche la stampa del “tradizionalismo cattolico”, che spesso si limita alla traduzione di autori d’oltralpe senza sapere o senza voler valorizzare le ricchezze degli autori di lingua italiana.

    In appendice al libro il lettore troverà due documenti di Leone XIII su Giordano Bruno, scritti in merito al progetto della statua in Campo de' Fiori: l’allocuzione Amplissimum collegium del 24 maggio 1889 e l’enciclica Quod nuper del 30 giugno 1889.

    _____________________________

    Il materiale da noi pubblicato è liberamente diffondibile, è gradita la citazione della fonte: Centro Studi Giuseppe Federici

    Archivio dei comunicati: Centro Studi Giuseppe Federici

    Per cancellarsi dalla lista: info@centrostudifederici.org

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    Predefinito Re: Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Citazione Originariamente Scritto da Luca Visualizza Messaggio



    Antibruniana

    Antologia di pubblicazioni contro Giordano Bruno
    a cura della Comunità Antagonista Padana
    dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

    Volume I

    Padre Luigi Previti SJ "Chi è Giordano Bruno ovvero la Brunomania in Italia". Roma, Civiltà cattolica, 1906, pp.41

    Agatopisto Cromaziano (Appiano Buonafede) Sonetto contro Giordano Bruno sta in "Ritratti poetici, storici, critici di vari uomini di lettere, Roma, 1759

    Anton Maria Bonetti "Il campo maledetto: il fiasco delle feste bruniane e il trionfo di Roma cattolica", Roma, 1889, pp. 153

    Dialoghetti familiari tra un imbianchino e un riquadratore di stampe fiorentino ed un signore romano, sopra la vera storia di Giordano Bruno, Roma, 1889, pp. 32

    Numero di catalogo 225 della Biblioteca di Formazione Militante "Monsignor Umberto Benigni" della CAP dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
    Ultima modifica di Luca; 10-02-14 alle 03:03

  7. #7
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    Predefinito Re: Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 19/12 del 17 febbraio 2012, San Giuliano

    Giordanobrunisti

    La Sinagoga, che adesso si trova dovunque ci siano pietre da scagliare contro Cristo e la Chiesa, non è mancata tra i devoti del Bruno … (l’ebreo) Eugenio Camerini, presentando lo scritto più sudicio del frate apostata, scrive senz’altro: “Il Nolano adesso è meritatamente considerato non solo martire della libertà di pensiero, ma precursore della più alta filosofia moderna” (Mons. Pietro Balan)

    Il 17 febbraio 1600 terminava la triste vita terrena di Giordano Bruno. Il 9 giugno 1899 le sette anticattoliche inaugurarono a Roma un monumento al frate apostata: riportiamo una descrizione dell’avvenimento tratta dal libro di Sergio Valentini, “E arrivarono i bersaglieri. I primi trent’anni di Roma capitale” (La Lepre Edizioni, Roma 2011).
    La citazione di Mons. Pietro Balan è tratta da pag 62 del libro Il vero volto di Giordano Bruno (1886, ristampa del Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 2009). In appendice al libro vi sono due documenti di Leone XIII: l’Allocuzione Amplissimum collegium del 24.5.1889 e l’enciclica Quod nuper del 30.6.1889. Per richiedere il libro: centrolibrario@sodalitium.it
    SODALITIUM

    Un monumento a Giordano Bruno
    (…) Al primo mattino del 9 giugno, con l’arrivo delle delegazioni, si formò in piazza della Stazione Termini un corteo che poi si avviò verso via Nazionale: forse cinquemila persone, forse diecimila, quella vaghezza statistica che ancora oggi si rileva nelle cronache di un Family Day o di un Gay Pride, una parte che conta grosso e la parte opposta on piccola.
    C’erano di sicuro, contate una per una, 86 bande e fanfare che alternavano l’inno di Mameli, la Marcia Reale e la Marsigliese, e 1.782 bandiere: particolarmente notte quella del Circolo Anticlericale di Genova con l’effige di Satana, e quella del Circolo Anticlericale de La Spezia sormontata, in cima all’asta, da un diavoletto alato. Ed il bandierone vasto come un lenzuolo con al scritta “Ex Galeotti Politici Pontifici”.
    C’erano, ma poche, bandiere tricolori e quasi nessuna con lo stemma sabaudo. C’era una profusione di fasci, berretti repubblicani, immagini di Mazzini, aquile romane e fiamme rosse.
    C’era il sindaco di Nola in tuba da beccamorto e palandrana nera come partecipasse a un funerale. E, tutti, nella loro festosa camicia rossa, i garibaldini della Repubblica Romana, e garibaldini di più recenti gesta sparsi qua e là nel corteo.
    C’erano, mescolate con le logge italiane, le “deputazioni di tutte le massonerie del mondo” (4), 60 labari, stendardi e bandiere ognuna coi simboli e le insegne della massoneria; compassi, cazzuole, stiletti, pugnali. E 300 affiliati in abito nero, guanti bianchi e un ramoscello di quercia all’occhiello. C’era la Società Anticlericale Giordano Bruno appena installatosi in Borgo Pio. … c’erano gli universitari con appuntiti berretti di ogni colore, e gli studenti delle scuole comunali tutti contenti che il ministro dell’Istruzione gli avesse concesso giorni tre di vacanza per queste “feste bruniane” del cui significato nessuno della scolaresca sapeva qualcosa.
    C’erano i “Liberi Pensatori” in cravatta alla Robespierre, e il Circolo Donne Anticlericali di Trastevere, esuberanti e rumorose come chiunque si vantasse di nascita trasteverina e di anticlericalismo.
    E c’erano gli anarchici del Grido del Popolo e dell’Unione Emancipatrice, gli uni e gli altri forniti di banda e inno sociale: “Vivere lavorando e morire combattendo” quelli dell’Emancipatrice, e “Su moriam, santa canaglia, e innegiamo all’avvenir” quelli del Grido.
    Per una compiuta esecuzione di cori e motti, il corteo ogni tanto s’arrestava: “Via Giordano Bruno il martire della libertà di pensiero”, “Viva Garibaldi”, “Viva Mazzini, Garibaldi e il Re”, “Abbasso i grassi borghesi”, “Viva la rivoluzione sociale”, “Viva l’anarchia” e qualche (solo qualche? ndr) espressione contro il Santo Padre, la religione cattolica …
    Tutte le chiese sul passaggio del corteo erano chiuse. Nelle altre chiese il Cardinal Vicario a nome di Sua Santità aveva prescritto, in segno di riparazione,m la novena agli Apostoli e le litanie dei santi. E tutte chiuse erano le finestre dei cattolici: ma ne trapelava l’illuminazione dall’interno, in segno di protesta, oltrechè di riparazione. Molti ecclesiastici aveva abbandonato Roma. Per ordine di Sua Santità tutte le porte del Vaticano restarono chiuse,, vietata l’uscita anche ai serventi, raddoppiate le sentinelle. E si misero a disposizione i nobiluomini della Guardia Palatina d’Onore. (…)
    Quando tutti i cinquemila, o diecimila, si furono sistemati in piazza, il senatore Moleschott aprì le celebrazioni col panegirico dl festeggiato:l’onorevole Giovanni Bovio, repubblicano, libero pensatore e mangiapreti furente, tenne il discorso che agli altri mangiapreti presenti sembrò eccessivamente moderato e al cattolico La Vera Roma una “sequela d’improperii contro il Vaticano ed il Papa; cadde il velario, s’inchinarono le bandiere; si levò un grido d’inferno, questa folla ebbra di empietà si sciolse infine, le labbra stanche di bestemmie, ma felice e fiera...” (7) (…)
    L’Osservatore Romano scrisse che “col periodo delle feste per Giordano Bruno è cominciato per noi un periodo di lutto e di raccoglimento. Noi, dentro l’arca della sicura fede, sopra cime intatte stiamo ad aspettare”. (9) E Roma aspettò il concistoro che Leone XIII aveva preannunciato. Nel frattempo la parte clericale ebbe il conforto del Circolo Artistico che stroncò l’opera di Ettore Ferrar (massone, ndr) l’illustre scultore;. “Nella solamente visibile è la cocolla d’un frate. Di tutta la persona del filosofo Nolano mascherato, imbacuccato, cocolatto, camuffato così dentro un sacco, che trionfa? Il naso, non altro che il naso” (10)

    Note
    (4) Antonmaria Bonetti, 25 anni di Roma capitale, Roma 1895.
    (7) Antonmaria Bonette, Il campo maledetto, Roma 1894.
    (9) L’Ossevatore Romano, Roma 9 giugno 1889.
    (10) Il Circolo Artistico, Roma 22-29 giugno 1889.

    Fonte: Sergio Valentini, E arrivarono i bersaglieri. I primi trent’anni di Roma capitale, La Lepre Edizioni, Roma 2011

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    Predefinito Re: Rif: Leone XIII contro il monumento all’apostata Giordano Bruno

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza

    Il 17 febbraio 1600 ci lasciava Giordano Bruno

    Segnaliamo la ristampa dell’ottimo libro di mons. Balan su Giordano Bruno.

    Pietro Balàn, Il vero volto di Giordano Bruno.
    Centro librario Sodalitium, Verrua Savoia 2009, pag. 80, euo 8,00
    SODALITIUM

    Prefazione
    Nella seconda metà dell’800 e nei primi decenni del ‘900 una schiera di battaglieri giornalisti e scrittori cattolici difese i diritti della Chiesa e le figure dei Sommi Pontefici dagli attacchi del laicismo massonico (cfr. Sodalitium n. 61, luglio 2007).
    Tra questi combattenti per la causa papale spicca certamente la figura di monsignor Pietro Balan (Este 1840 - Pragotto di Crespellano 1893), “di spirito indomino, d’ingegno acuto e di vasta e nutrita cultura storica” (Enciclopedia Cattolica).
    Dall’abilità della sua penna sono usciti numerosissimi scritti per rispondere alle sempre più numerose mistificazioni storiche con le quali i nemici della Chiesa stavano riscrivendo la storia. Mons. Balan, in particolare, mise in rilievo il legame indissolubile che lega l’Italia alla Fede predicata da san Pietro e dai suoi successori, rivendicando le glorie del passato cattolico della Penisola.
    La sua erudizione sfociò nella stesura dei tre volumi della “Storia della Chiesa in continuazione a quella di Rohrbacher” (Modena 1879-1886). Nella prefazione all’opera, mons. Balan scriveva: “io nulla devo ai potenti, ai grandi della terra; ma devo a Dio, alla Chiesa, alla patria, alla coscienza mia la verità; se ad altri qualche cosa dovessi, e senza offendere la gratitudine non potessi parlare liberamente, deporrei la penna, non mentirei”.
    L’opuscolo su Giordano Bruno fu la risposta dei cattolici intransigenti, raccolti nell’Opera dei Congressi, alla strumentalizzazione che gli anticlericali stavano facendo dell’apostata di Nola.
    Per sfidare la Santa Sede, i settari vollero erigere un monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Leone XIII protestò con fermezza alla provocazione e minacciò persino di lasciare l’Urbe; il Comitato permanete dell’Opera dei Congressi diffuse in modo capillare il testo di mons. Balan, dato alle stampe nel 1886.
    Il 9 giungo 1889 la statua di Ettore Ferrari, lo scultore che nel 1904 sarà eletto gran maestro della massoneria, venne inaugurata a Campo de’ Fiori, l'unica piazza storica di Roma dove non è presente una chiesa.
    Nel 1929, siglati i Patti Lateranensi, la Santa Sede auspicò una sua rimozione, ma la risposta di Benito Mussolini fu negativa. Il duce, nel discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 13 maggio 1929, precisò che: "(…) non v'è dubbio che, dopo il Concordato del Laterano, non tutte le voci che si sono levate nel campo cattolico erano intonate. Taluni hanno cominciato a fare il processo al Risorgimento; altri hanno trovato che la statua di Giordano Bruno a Roma è quasi offensiva. Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è”.
    Le pagine che seguono permetteranno di conoscere l’autentico profilo di un personaggio (definito da Leone XIII “ doppiamente apostata, convinto eretico”) che la Massoneria ha riesumato dall’oblio della storia per elevarlo a martire del libero pensiero. Infatti, alla memoria di Giordano Bruno - frate apostata, mago, spia, scomunicato da luterani e calvinisti - sono dedicate un gran numero di logge e di onorificenze massoniche.
    La ristampa dell’opuscolo di mons. Balan da parte del Centro Librario Sodalitium permette di far conoscere ai lettori uno dei più importanti autori cattolici del XIX secolo che, proprio per la sua ortodossia, è stato ignorato anche l’editoria cattolica dal dopoguerra a oggi. Rimane il disappunto nel constatare che l’oblio ha investito anche la stampa del “tradizionalismo cattolico”, che spesso si limita alla traduzione di autori d’oltralpe senza sapere o senza voler valorizzare le ricchezze degli autori di lingua italiana.
    In appendice al libro il lettore troverà due documenti di Leone XIII su Giordano Bruno, scritti in merito al progetto della statua in Campo de' Fiori: l’allocuzione Amplissimum collegium del 24 maggio 1889 e l’enciclica Quod nuper del 30 giugno 1889.

    Don Ugo Carandino

 

 
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