Tratto da il Mattino di Padova di oggi.
Lo scontro Lega-Forza Italia. Il presidente del Consiglio regionale: «Non condividiamo molte scelte di Galan»
Dal Carroccio ultimatum al governo veneto
Cavaliere al convegno forzista: «Questa legislatura non durerà»
Inatteso affondo del leader leghista «Per noi vincere non significa anche governare»
dall'inviato Renzo Mazzaro
CORTINA. Il primo convegno autogestito di Forza Italia del Veneto, ideato e organizzato in malcelato dissenso con la plancia di comando del presidente Giancarlo Galan, sfugge di mano agli organizzatori alle 7 della sera, quando prende la parola il leghista Enrico Cavaliere, presidente del Consiglio regionale. Di colpo le cose diventano più grandi di Remo Sernagiotto e di Leonardo Padrin.
I due si erano spesi tutto il giorno per giostrare sui toni soft. Nessuno sa che Cavaliere, che per tutto il pomeriggio ha fatto la bella statuina mimetizzato in una tavola rotonda affollatissima, ha deciso di rovinare il paziente lavoro di diplomazia che una parte di Forza Italia, trainata dal sottosegretario Sacconi, sta costruendo attorno alla Lega, per farla entrare organicamente in tutti i posti di comando del centrodestra del Veneto.
Cavaliere ci mette un quarto d'ora per mandare a gambe all'aria il lavoro di un'intera giornata. «La Regione non deve amministrare ma dare gli indirizzi alle Province e ai Comuni - dice -. Bisogna smetterla di fare il federalismo solo a parole, altrimenti sarà difficile che continuiamo a condividere un progetto della Cdl che non conosciamo. Come è accaduto con il documento di programmazione economica, che ci è arrivato già rilegato dalla giunta, senza che ne avessimo prima mai discusso. Io sono molto pessimista - continua -. Di questo passo lo sfaldamento sarà sempre più forte e non sono in grado di dire se arriveremo a fine legislatura».
Una frustata alla sala gremita, a conclusione di un discorso condotto tutto su toni perentori, con un volume discretamente sopra quello normale di conversazione. «Siamo partiti male come Cdl - aveva cominciato Cavaliere - perché è venuto meno il ruolo fondamentale dei partiti e questo vuoto è stato occupato da altri: gli imprenditori, rispettabili quanto volete, ma non in grado di rappresentare i quattro milioni e mezzo di veneti, o i sindacati. Il vostro leader Berlusconi è stato bravo a cooptare i segretari politici nel consiglio dei ministri, così non ha problemi con gli alleati. Non accade lo stesso nel Veneto: non è automatico che tutte le cose decise da Galan siano condivise da un consiglio regionale tenuto all'oscuro. Sono passati già due anni e non abbiamo dato alcuna prova delle potenzialità di questa coalizione».
Insomma un attacco a fondo, tanto più insopportabile per la platea in quanto condito di riferimenti al problema degli extracomunitari citato in salsa leghista: «Non siamo razzisti, la Lega ha posto la questione perché è sentita dalla gente, non è vero che serve manodopera, delocalizzate le aziende piuttosto, abbiamo già troppi capannoni nel Veneto».
«Razzista e demagogico» gli dice uno dalla quinta fila, neanche tanto sottovoce. «Ma è un discorso da presidente del Consiglio regionale?» si chiederà più tardi in corridoio un suo collega, che non vuole essere citato.
Ma intanto tocca a Fabio Gava, tenuto per ultimo, rimettere assieme i cocci. E il vice di Galan ci mette tutto l'impegno: «Tra l'ottimismo di Sacconi e il pessimismo eccessivo di Cavaliere, trovo fuori posto quest'ultimo. Non bisogna estremizzare. Dobbiamo sapere che passiamo da una coalizione che ha vinto le elezioni a una coalizione di governo. Ed il ruolo dei partiti di opposizione è diverso da quello dei partiti di governo».
Detto con meno eleganza: «Caro Cavaliere, da buon leghista non dimostri cultura di governo». E avanti a impartire lezioni, toccando tutti i temi, dalla sanità alle infrastrutture per arrivare a concludere che in ogni caso «anche questo convegno rappresenta un passo avanti».
Massima disponibilità e santa pazienza, insomma da parte di Fabio Gava, benché anche il capogruppo della Lega Franco Manzato avesse fatto del suo meglio per mettere i bastoni fra le ruote: «Nessuno ci ha ordinato di governare assieme - aveva detto Manzato - se non abbiamo un progetto condiviso. Per la Lega non è indispensabile vincere e governare». Vai capire allora perché si fanno le elezioni.
Alla tavola rotonda hanno partecipato anche Iles Braghetto, Paolo Scaravelli e Renzo Marangon, rispettivamente capigruppo di Udc, An, Forza Italia, il segretario della Cisl Franco Sech e il direttore di Unindustria di Treviso Cesare Bernini.