Dopo sette giorni di sciopero della fame, gravi le condizioni del dipendente della Weste Italia
BOSA. Dopo una settimana di sciopero della fame, Michele Masala, l’operaio della Waste Italia SPA incatenato ad un palo davanti al Municipio, incomincia a manifestare segni di cedimento fisico ma non demorde: rimarrà dove si trova fino a quando un dirigente nazionale della ditta non sarà a Bosa per verificare di persona quanto è accaduto e la regolarità del suo licenziamento mentre era regolarmente in malattia. Il medico ha accertato le sue condizioni: battito cardiaco accelerato, pressione minima eccessiva, stato psicofisico non buono e gli ha consigliato di recarsi al Pronto soccorso per un elettrocardiogramma ma Michele Masala ha rifiutato categoricamente: «Non me ne vado di qui; voglio il mio posto di lavoro - dice - dicono che avevo superato il periodo massimo di malattia consentito, che non ho ragione nella mia protesta: ma se è così perché continuato ad offrirmi un indennizzo? Non voglio i soldi, ho bisogno del mio lavoro». Ieri mattina il sindaco Augusto Brigas ha parlato al telefono con la sede nazionale della ditta: «Ho finalmente avuto garanzie sul fatto che un loro alto dirigente sarà a Bosa in settimana, probabilmente anche domani - dice il primo cittadino - noi non vogliamo entrare nel merito di una questione che riguarda solamente il rapporto fra datore di lavoro e lavoratore, che deve essere risolta nell’ambito delle norme che regolano la materia. Ma un posto di lavoro è importante e noi faremo di tutto per difendere ogni possibilità di occupazione».
Michele Masala ha ricevuto la solidarietà di Domenico Cabula, leader dell’opposizione di sinistra in consiglio comunale che ha annunciato un ordine del giorno immediato da proporre all’assemblea civica.