Presentata alla Corte Suprema di Tel Aviv dai pacifisti del "Blocco della pace"
Petizione da Israele: l'occupazione è illegale
Ennio Polito
Il "blocco della pace" israeliano e il movimento militare e civile che si batte contro l'occupazione dei territori palestinesi reagiscono al "giro di vite" antidemocratico sollecitato dal governo Sharon e da un gruppo di alti ufficiali di estrema destra portando a un livello più alto la loro iniziativa. Gli ufficiali e i soldati sottoposti a misure punitive per il loro rifiuto di servire nei territori si sono rivolti alla Corte suprema con una petizione che documenta l'impressionante ascesa dell'illegalità e dei veri e propri crimini di guerra negli ultimi due anni e chiede alla Corte di pronunciarsi sulla legittimità dell'occupazione. Il "blocco della pace" ha denunciato dal canto suo all'Attorney general dello Stato l'aperta intromissione del primo ministro Sharon e degli alti gradi delle forze armate nella vita della società civile, in una direzione che assolve il crimine e criminalizza la libertà di pensiero. Alla vigilia del capodanno ebraico, i pacifisti israeliani chiamano chiunque abbia a cuore la democrazia a stringersi attorno ai militari del rifiuto, detenuti nel carcere n. 6, ad Athlit, e ai palestinesi i cui nomi simboleggiano un'intollerabile sopraffazione, con la speranza e l'augurio che gli "anni maledetti" cedano il passo alla pace.
Con il coraggio, l'intelligenza politica e le capacità inventive che li distinguono, uomini e donne dell'"altro Israele" - militanti e simpatizzanti di Gush Shalom e delle altre componenti del movimento, "donne in nero", "rabbini per i diritti umani" e altri gruppi locali - partecipano in queste ore a decine di manifestazioni, che offrono del paese un'immagine in movimento. La petizione contro l'occupazione si annuncia, a giudicare dalle anticipazioni, come un documento senza precedenti per l'importanza e la capillarità del lavoro svolto, il primo del genere sottoposto alla Corte e il primo in assoluto che metta in parallelo la degradazione degli occupanti e la sofferenza degli occupati. Israele vi è accusato di avere instaurato negli ultimi due anni un meccanismo di punizione collettiva della popolazione palestinese, abrogando in linea di fatto l'obbligo fattogli dalla legge internazionale e nazionale di prendersi cura dei civili. «Se il governo vuole continuare queste pratiche» ha dichiarato l'avvocato Michael Sfard, dello studio Feldmann, che rappresenta i firmatari, «deve provare la legalità dell'occupazione. Noi lo sfidiamo a dare questa prova».
La documentazione comprende ventisei rapporti di quattordici organizzazioni e venti testimonianze giurate sugli episodi più significativi. Tra i firmatari sono il tenente David Zonsheine e altri sei refusenik. Zonsheine è stato condannato per il suo rifiuto a 35 giorni di carcere, ma ne ha scontato soltanto quindici. La Corte ha deciso infatti la sua scarcerazione. «Ho servito nel Libano e in Palestina», ha dichiarato l'ufficiale, «e so che i compiti affidati ai soldati sono immorali e illegali e per di più non servono gli interessi del mio paese in tema di sicurezza. Come ebreo, come israeliano e come ufficiale, rifiuto di essere coinvolto in queste attività».
A loro volta, i leaders dei vari gruppi pacifisti e figure rappresentative del mondo accademico si sono associate alla richiesta, avanzata da Gush Shalom presso l'Attorney General, Eliyakim Rubinstein, di un'indagine sulle indebite pressioni esercitate dal capo di stato maggiore, generale Moshe Ya'aalon, contro i diritti dei cittadini. Ya'aalon ha sconfinato a più riprese dai limiti che la sua carica gli impone, in particolare quando ha accusato il movimento della pace di «sovvertire lo Stato e l'esercito». «Un ufficiale in servizio attivo non può esprimere opinioni politiche in pubblico senza grave danno per la democrazia» replica Gush Shalom. Secondo Uri Avnery, leader del movimento, è inoltre molto grave che al livello politico nessuna voce si sia levata per protestare e che anzi il primo ministro Sharon abbia riecheggiato le prese di posizione del generale. Avnery invita Rubinstein a compiere i passi necessari per far rientrare i militari nella legge.
Liberazione 7 settembre 2002
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