Historical Revisionism by Castle Hill Publishers
TESTI REVISIONISTI
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Domande e risposte
Che cos'è il revisionismo?
Perchè il "revisionismo storico"?
Perchè il revisionismo, inteso come riesame dell'olocausto?
Che cosa s'intende per "olocausto" o "shoah"?
Che cosa afferma il revisionismo inteso come riesame dell'olocausto?
Da dove spuntano le molte foto di montagne di cadaveri nei campi di concentramento?
Si fa una differenza se le vittime sono morte a causa d'epidemie o nelle camere a gas?
Non fa tutt'uno quanti ebrei siano morti durante il Terzo Reich, dal momento che anche mille ebrei sarebbero già troppi?
Le vittime ebree non meritano rispetto e riparazione?
Chi sono i revisionisti? (O chi riesamina l'olocausto?)
Che cosa vogliono questi revisionisti?
Il revisionismo (o riesame dell'olocausto) è illegale?
Dove posso apprendere altro sul revisionismo (o riesame dell'olocausto)?
Hai altre domande? Per favore, non esitare a porcele: question@vho.org
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Che cos'è il revisionismo?
La parola "revisionismo" viene dal vocabolo latino "revidere" - riesaminare. Il riesame di teorie tradizionali è qualcosa di assolutamente normale, e ciò, tanto nelle scienze naturali e nella tecnica, quanto nelle scienze sociali, a cui appartiene la ricerca storica. La scienza non è uno stato, ma un avvenimento, cioè l'acquisizione di nuove conoscenze per mezzo della ricerca di prove. Se - per mezzo della continua ricerca - si trovano nuove prove o se - da parte di ricercatori critici - si scoprono errori in antiche dimostrazioni, ciò conduce spesso a modifiche di vecchie teorie ed, a volte, perfino a doverle mandare al macero...
Con l'espressione "revisionismo" s'intende perciò il metodo di riesaminare criticamente e sotto la lente d'ingrandimento vecchie teorie e vecchie affermazioni scientifiche, di riesaminare le loro conclusioni, e d'investigare se nuove prove possibilmente confutino o modifichino tesi e idee tramandate. Il tentativo di riesaminare e di confutare tesi e concetti tramandati è una parte integrante della scienza. Solo là dov'è permesso esporre certe affermazioni e teorie ai più duri tentativi di confutazione, si può controllare quanta verità è contenuta in queste affermazioni e teorie, e quindi avvicinarsi alla verità.
Si confronti a questo proposito il contributo del Dr C. Nordbruch nell'edizione del 12/6/1999 del quotidiano Neuer Zürcher Zeitung
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Finora si credeva che l'America fosse stata colonizzata dal genere umano solo da 20.000 anni. Recentemente però si son trovati oggetti che potrebbero rimontare a 250.000 anni fa, vedere il resoconto di V. Steen-McIntyre.
Perchè il "revisionismo storico"?
Anche le nostre opinioni sulla storia vengono investigate sempre più criticamente se si trovano nuove prove. Le tesi della ricerca storica hanno bisogno d'essere riesaminate in modo particolarmente critico in due casi, ovvero:
se si ha da fare con fatti che son successi molto tempo fa e sui quali esistono solo poche prove;
se si tratta di avvenimenti degli ultimi anni, cosicchè la nostra opinione su di essi può avere un grande influsso politico sul mondo attuale.
Nel primo caso nuove prove, anche se poche, possono mandare a gambe all'aria intere pagine della storia. Per esempio, si riesamina attualmente la vecchia opinione che l'America sia stata colonizzata dagli europei solo da qualche secolo. Ritrovi archeologici dimostrano manifestamente che, non solo i vichinghi hanno raggiunto l'America già verso il decimo secolo, ma anche che uomini, con connotati europei, vivevano lì già circa 10.000 anni fa [vedere per esempio l'articolo di John Nugent, "Who were the real indigenous peoples of America?" (Chi erano i veri primitivi dell'America?).
Nel secondo caso vale, per esempio dopo le guerre, il vecchio proverbio che il vincitore scrive la storia, e i vincitori scrivoro la storia raramente in modo obbiettivo. Il riesame dell'interpretazione degli avvenimenti storici, distorta dalle potenze vittoriose, è spesso possibile solo se non c'è più nessuno scontro tra vincitori e vinti. Ma la cosa può tardare anche secoli. Dato che la ricerca storica non ha praticamente nessuna importanza per il "libero mercato", quasi tutti gli istituti di ricerca storica del mondo vengono finanziati dai loro paesi. Non c'è, pertanto, quasi nessun istituto libero ed indipendente; in particolare, nel campo della storia contemporanea, dove ogni stato ha fortissimi interessi politici. Si dovrebbe perciò essere profondamente diffidenti dinanzi alle argomentazioni della scrittura ufficiale della storia contemporanea, poichè, come dice il vecchio proverbio tedesco, ..."io mangio proprio di pan il filone di chi intono la canzone"! Per questo il riesame critico, ovvero il revisionismo, è così importante per la storia recente - e, nello stesso tempo, così malvisto dai potenti di questo mondo!
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Perchè il revisionismo, inteso come riesame dell'olocausto?
L' olocausto non è un affare di fede, ma fa parte della storia, e soggiace quindi alle regole della ricerca storica proprio allo stesso modo di tutti gli avvenimenti storici. Anche le nostre opinioni sull'olocausto debbono quindi poter sopportare una ricerca critica. E se, in considerazione di nuove prove, od anche solo per il motivo che vecchie prove ed affermazioni risultino false, ne deve risultare una modifica nelle nostre opinioni. Dato che non può mai essere moralmente riprovevole esser critici di fronte ad un'affermazione scientifica e cercare di confutarla, non può essere nemmeno riprovevole avere un approccio critico e diffidente con le rappresentazioni dell'olocausto imposteci dalla storia ufficiale. Naturalmente, purché tutto ciò avvenga con spirito obbiettivo, in buona fede, e fintanto che lo scetticismo sia fondato.
La maggioranza della gente sa che i potenti di questo mondo, ed in particolare i potenti in Germania, non amano un punto di vista critico di fronte all'olocausto, punendolo con la massima durezza. Qui si dimostra ciò che è stato esposto alla domanda n.2: i potenti della nostra epoca hanno evidentemente un enorme interesse politico nel mantenere l'immagine dell'olocausto che ci hanno imposto, adoperando ogni coercizione statale. Il principale motivo di una tale durezza nella repressione del "libero pensiero" è da ricercare negli interessi economici, politici e propagandistici della lobby più importante nell'occidente "libero e democratico": la lobby ebraica. Tali interessi sono stati dettagliatamente esposti de un ebreo: il politologo statunitense Prof. N.G.Finkelstein nel suo libro "The Holocaust Industry" (L'industria dell'olocausto). Si tratta di un testo che merita senz'alto di essere letto. Rispetto alle diffusissime invenzioni e distorsioni riguardo all'olocausto il Prof. Finkelstein deplora persino che in questo campo non ci siano più scettici! Anche il Prof. Raul Hilberg, noto ricercatore su questo argomento, fa intendere ripetutamente che la superficialità e la mancanza di controlli di qualità storiografica sono i problemi principali nelle ricerche sull'olocausto. Si ricercano dunque d'urgenza degli scettici!
Il tabù dell'olocausto non serve solo agli interessi della lobby ebraica, ma anche dell'ordine del dopoguerra creato dagli alleati, ordine la cui credibilità dipende dall'immagine degli avvenimenti storici imposta dai vincitori. In questa immagine della storia, l'olocausto è posto in posizione centrale. Inoltre ne va anche dell'egemonia politica e culturale di circoli d'orientamento internazionalistico o egalitaristico a cui l'immagine generalmente accettata dell'olocausto è veramente congeniale. Inoltre tale immagine funge da supporto nella lotta contro ogni tentativo d'indipendenza intesa come indipendenza etnica o nazionale. E questo perché, in fin dei conti, i movimenti d'indipendenza nazionale presuppongono il nazionalismo, e questo è notoriamente cattivo, dato che, si dice, abbia condotto già una volta alle camere a gas di Auschwitz...
Inoltre molti politici tedeschi sanno perfettamente che la Germania sarebbe terribilmente posta sotto pressione da parte dell'estero se si tollerasse un punto di vista critico di fronte all'olocausto, anche solo accennato...
In fine è in gioco anche la credibilità di tutti quelli che si sono organizzati il loro mondo sotto la stella polare dell'olocausto, e che, anche se solo dubitassero, andrebbero incontro moralmente e socialmente ad una totale bancarotta. Sono perciò anche semplicissimi motivi psicologici ed egoistici che rendono impossibile a molti intellettuali il solo dubitare del proprio modo di vedere le cose.
A questo punto è necessario precisare che noi non abbiamo nessuna intenzione di pronunciarci pro o contro l'internazionalismo, o l'egualitarismo Il fatto è che ci sono oggi molti gruppi lobbystici, enormemente potenti, che vogliono impedire, ad ogni costo, un approccio critico con l'olocausto. In scala mondiale è proscritto dubitare dell'olocausto. Nei paesi di lingua tedesca lo si punisce con molti anni di reclusione (§130, capoverso 3 del codice penale tedesco, §3h della legge austriaca dei divieti, §216bis del codice penale svizzero.) Già solo questo dovrebbe rendere diffidente ogni persona che rifletta in modo critico sul perchè i potenti di questo mondo hanno un bisogno così indispensabile dell'attuale immagine dell'olocausto.
A questo proposito citiamo il parroco cattolico Viktor R.Knirsch di Kahlenbergerdorf (Austria) (foto a destra):
"È diritto di chi cerca la verità poter dubitare, ricercare e soppesare. E dovunque si proibisca questo dubitare e soppesare, dovunque la gente reclami che le si debba credere, è evidente un'alterigia bestemmiatrice che fa riflettere. Se ora quelli, di cui mettete in dubbio le tesi, hanno la verità dal loro lato, essi accetteranno serenamente tutte le domande e risponderanno pazientemente. E non nasconderanno le loro prove ed i loro documenti. Se però essi mentono, allora faranno appello alla giustizia. In questo li si riconoscerà. La verità è sempre serena. La menzogna invece grida giustizia terrena."
E in conclusione volevamo sottoporvi un'altra interessante riflessione. A parlare è una nota esponente della lobby ebraica: Lea Rosh. Nell'annuncio pubblicitario finalizzato ad ottenere fondi per la costruzione di un monumento in ricordo dell'olocausto, Lea Rosh profetizza, in relazione a quanti asseriscono che non c'è mai stato nessun olocausto questa verità scioccante:
"'l'olocausto non c'è mai stato''Ci sono sempre molti che lo asseriscono. e tra 20 anni saranno ancora di più. Per questo donate [denaro]per il monumento in memoria degli ebrei d'Europa assassinati."
Ci sono buone ragioni per i presentimenti di Lea Rosh. Le nostre conoscenze su ogni normale avvenimento storico aumentano infatti con l'andar del tempo. E questo non forse per un motivo qualsiasi, malgrado la circostanza che muoiano i testimoni di quell'avvenimento, ma in certo modo perfino perchè muoiono quelli che vi hanno partecipato. Poichè coloro che sono intervenuti con la propria presenza attiva in avvenimenti storici hanno sempre anche interessi personali e le loro descrizioni son perciò spesso distorte. Vincere questa tendenza alle distorsioni è spesso solo possibile se non si deve avere nessun riguardo a queste persone e ai loro lobby, specialmente se si tratta di persone o istituzioni influenti.
Se dunque è giusta la dichiarazione che tra vent'anni saranno ancor più numerosi quelli che sono del parere che "l'olocausto non c'è mai stato", allora ci debbono essere ragioni che non si trovano in loro ma nelle nostre crescenti conoscenze sull' "olocausto" e nello svanire dell'influsso di quelle persone e di quei gruppi di potere che hanno forti interessi non obbiettivi riguardo al modo di scrivere la storia dell'olocausto.
Sarebbe per esempio proprio assurdo asserire che, solo perchè son morti tutti coloro che hanno partecipato alle uccisioni in massa durante la rivoluzione francese, il numero di coloro che dubitano di questi assassini crescerebbe sempre più. La nostra conoscenza degli avvenimenti storici non dipende appunto dai testimoni ancora in vita ma si rivela attendibile proprio quando viene alla luce senza di loro. I dubbi su date opinioni su certi avvenimenti storici son sempre aumentati solo quando ci son state solide ragioni obbiettive per giustificarli.
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Che cosa s'intende per "olocausto" o "shoah"?
Per olocausto (parola greca che significa cremazione completa d'animali sacrificati), o anche shoah (parola greca che significa catastrofe), s'intende l'annientamento quasi completo e violento d'un gruppo umano ben definito, in questo caso degli ebrei che si trovavano nella sfera di potere del Terzo Reich. Non ne fanno parte la privazione dei propri diritti, le espulsioni e le deportazioni come anche gli arresti in vista d'esecuzione di lavoro forzato, cose cioè che sempre sono esistite ed esistono, poichè da tutto ciò non consegue per forza un tentativo di genocidio del gruppo umano colpito dalle suddette misure. Certo, davanti a tutti si desta spesso l'impressione che già la privazione dei propri diritti faccia parte dell'olocausto, ma se fosse così si dovrebbero considerare già come parti d'un olocausto la privazione dei propri diritti dei palestinesi in Israele e nei territori occupati dagli israeliani o la mancanza (parziale) di diritti degli indiani e dei neri negli Stati Uniti fino nella metà del ventesimo secolo
L'immagine storica vigente dell'olocausto degli ebrei è caratterizzata dai punti seguenti:
La volontà del regime nazista di perpetrare il genocidio degli ebrei;
Un piano del governo nazista in vista del suddetto genocidio;
Un'organizzazione statale e un bilancio in vista dell'esecuzione di questo piano;
Armi o metodi d'uccisione in massa d'alta tecnologia in vista del raggiungimento di questo scopo, e qui hanno un ruolo speciale le camere a gas destinate ad uccidere esseri umani, come anche le fucilazioni in massa dietro il fronte russo;
Tecniche d'eliminazione dei cadaveri, cioè crematoi o roghi con sufficiente capacità e sufficiente combustibile.
Le pretese uccisioni in massa nelle camere a gas a rapido effetto, come anche, subito dopo, l'incenerimento dei cadaveri nei crematoi, dunque un assassinio in massa, a catena di montaggio, progettato a sangue freddo e condotto a termine, sono designati come "unici" e fanno risaltare l'olocausto su tutto ciò che c'è stato finora nella storia dell'umanità.
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Che cosa afferma il revisionismo (o riesame dell'olocausto)?
A motivo di false descrizioni fatte in pubblico occorre innanzi tutto una rettifica di ciò che il revisionismo (o riesame dell'olocausto) non afferma:
Non afferma che non ci sia stata nessuna persecuzione degli ebrei;
Non afferma che non ci sia stata nessuna privazione dei diritti degli ebrei;
Non afferma che non ci sia stata nessuna deportazione degli ebrei;
Non afferma che non ci sia stato nessun ghetto ebreo;
Non afferma che non ci sia stato nessun campo di concentramento;
Non afferma che non ci sia stato nessun crematoio nei campi di concentramento;
Non afferma che non ci sia stato nessun ebreo morto per molte ragioni;
Non afferma che non sia stata perseguitata nessun'altra minoranza, come gli zingari, i testimoni di Geova, gli omosessuali, e i dissidenti politici
e infine non afferma che le azioni suddette non siano state ingiuste.
Tutte queste azioni ingiuste del regime nazista non son messe in dubbio dal revisionismo (o riesame dell'olocausto). Agli occhi dei revisionisti esse non hanno però niente da fare con l'olocausto, inteso come uccisione in massa progettata e tecnicizzata, soprattutto con l'aiuto delle camere a gas, vedere domanda n°4.
I revisionisti affermano invece:
Non c'è stato nessun ordine del governo nazista di perpetrare il genocidio fisico degli ebrei (vedere R. Widmann);
Non c'è stato nessun piano del governo nazista in vista del suddetto genocidio;
Raul Hilberg
Non c'è stata nessuna organizzazione statale e nessun bilancio in vista dell'esecuzione di questo preteso piano (è classico vedere su di ciò il più prominente ricercatore -su scala mondiale- R. Hilberg: « Ma ciò che cominciò nel 1941 non era nessun tentativo di genocidio [degli ebrei], pianificato in anticipo e organizzato da un ufficio centrale . Non c'è stato nessun piano e nessun bilancio per questi provvedimenti di genocidio. Essi [questi provvedimenti] ebbero luogo facendo un passo dopo l'altro, eseguendo un provvedimento dopo l'altro. Ciò accadde perciò non certamente eseguendo un piano ma per un'incredibile coincidenza d'intenzioni, una concordante lettura nei pensieri altrui d'una burocrazia [tedesca] di ben grande portata.»
In lavori di ricerca dettgliati sugli ex-campi di concentramento tedeschi si è mostrato: non c'è stata nessun'arma o nessun metodo d'alto sviluppo tecnico per le pretese uccisioni, e soprattutto nessuna camera a gas destinata all'uccisione d'esseri umani (vedere a questo proposito G. Rudolf, J. Graf; Mattogno, C. Mattogno, F. Berg). Anche i resoconti di fucilazioni in massa dietro il fronte russo sono per lo meno molto esagerati e tolti dal loro contesto (vedere a questo proposito H. Tiedemann e G. Rudolf/S. Schröder);
Non c'è stata nessuna tecnica e nessun combustibile sufficiente con cui le pretese quantità gigantesche di cadaveri si sarebbero potute eliminare; la capacità dei crematoi esistenti non bastava per incenerare le vittime di iponutrizione, malattie ed epidemie (vedere su di ciò le ricerche di C. Mattogno e A. Neumaier).
Non c'è nemmeno nessun documento che dimostri l'esistenza di camere a gas destinate ad uccidere esseri umani (vedere su di ciò G. Rudolf e W. Rademacher), e nemmeno tracce materiali delle pretese uccisioni in massa (vedere i rinvii incrociati dati ai punti 4 e 5, R. Krege come anche J.C. Ball (anche qui)). Tutte le "prove" riposano soltanto su deposizioni di testimoni dei quali è sufficientemente noto che non sono affidabili nella questione dell'olocausto (vedere F. Faurisson, M. Köhler e J. Graf).
Malgrado massicce attività, di servizi segreti, di gruppi di resistenza e di partigiani, nei territori occupati dai tedeschi, anche e proprio nelle vicinanze dei campi di concentramento tedeschi, tutti i nemici della Germania nella seconda guerra mondiale si comportarono come se non ci fosse stato nessun tentativo di genocidio degli ebrei. Solo dopo la sconfitta della Germania, quando il governo tedesco non poteva opporre nessuna contraddizione, si sentì parlare di aspri giudizi di biasimo per preteso tentativo di genocidio. (vedere A. Butz)
Ricerche statistiche esatte sulla popolazione di fede ebraica viventi nel mondo mostrano chiaramente che le sue perdite durante la seconda guerra mondiale neppure approssimativamente ammontano a sei milioni d'individui. La vera cifra si trova probabilmente ben al di sotto del milione d'individui (vedere su di ciò le ricerche di W.N. Sanning and G. Rudolf)
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Ma che cosa ne è delle molte foto di montagne di cadaveri nei campi di
Foto di morti per tifo in una fossa comune del campo di concentramento di Bergen Belsen, presa dalle truppe britanniche.
L'immagine qui sopra d'una fossa comune del campo di concentramento di Bergen-Belsen è un rappresentante tipico di tutta una serie di simili foto. Queste foto vengono mostrate alla televisione o senza commenti o però con l'affermazione, che trae in inganno, che queste siano vittime dell'olocausto. Ma in realtà si tratta di vittime di epidemie, per la grande maggioranza dei morti che si trovarono alla liberazione dei campi di concentramento alla fine della guerra. Ciò risulta già dallo stato dei cadaveri. Se le vittime fossero state assassinate, esse non sarebbero dimagrite completamente. Se fossero morte di fame, avrebbero avuto edemi dovuti alla fame, articolazioni gonfie e ventri gonfi d'acqua. I medici riconoscono alla vista di queste foto che si tratta in questo caso di vittime d'un'epidemia tifoide.
Del resto tali foto vengono soltanto dai campi di concentramento occidentali (per esempio Dachau, Bergen-Belsen, Buchenwald), dove non c'è più nessuno storico serio che al giorno d'oggi asserisca ci sia stato un tentativo di genocidio (vedere M. Weber). Ma dai campi di concentramento dove oggi si asserisce ci sia stato un tentativo di genocidio (Auschwitz, Treblinka, Belzec, Sobibor, Chelmno, Majdanek) non c'è venuta nessuna foto di questo genere. Tutti questi campi di concentramento si trovano in regioni che caddero sotto controllo sovietico alla fine della guerra. I sovietici non pubblicarono però nessuna foto di montagne di cadaveri o di fosse comuni e non permisero nemmeno a nessun giornalista, medico o esperto in altri campi di esaminare qualsiasi oggetto, sulla qual cosa si potrebbe scrivere all'infinito. Dalla fine degli anni 80 i revisionisti esaminano i luoghi dove si pretende ci siano stati assassini, ma ne vengono impediti dalle autorità del luogo con tutti i mezzi.
Probabilmente per mancanza di altre foto continua ancora ad accadere che le vittime della fame, del tifo o d'altre cause a causa di'alimentazione insufficiente e di mancanza d'igiene nei campi di concentramento occidentali verso la fine della guerra siano rappresentate come vittime d'un assassinio in massa premeditato. In realtà le condizioni dei campi di concentramento alla fine della guerra, che sembravano infernali agli imparziali spettatori alleati, davano l'impressione che in questi campi di concentramento fossero state perpetrate uccisioni in massa premeditate, di modo che i primi resoconti degli alleati sembrarono abbastanza chiari. Queste condizioni furono però provocate da circostanze che non dovevano essere giustificate dal solo governo del Reich: verso la fine della guerra Himmler aveva ordinato -certo senza buon senso- d'evacuare verso l'interno del pase i campi di concentramento vicini al fronte, la qual cosa rese disperatamente sovraffollati i campi di concentramento rimasti. Contemporaneamente, a causa dei bombardamenti terroristici crollò l'intera infrastruttura del Terzo Reich, e così anche i rifornimenti sanitari, medici e alimentari dei campi di concentramento sovraffollati.
Il rispettato storico di sinistra Norbert Frei ha riassunto come segue il fatto che le montagne di cadaveri nei campi di concentramento liberati siano stati interpretate innanzi tutto dagli americani in modo completamente falso (Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, 35 (1985) p.400):
"Lo shock delle scoperte condusse spesso a conclusioni che in seguito si rivelarono in parte come tenaci pregiudizi.»
Naturalmente un governo che rinchiuda in campi di concentramento esseri umani, è responsabile di questi uomini in tutte le circostanze. Uomini rinchiusi a torto erano perciò anche allora vittime del Terzo Reich se "solo" fossero state vittime d'un'epidemia. Certo non si può non notare in questo caso che l'intera Germania era alla fine della guerra un gigantesco ammasso di montagne di cadaveri: nelle città tedesche ci furono 600.000 vittime a causa dei bombardamenti degli alleati; dappertutto infierivano fame ed epidemie, di cui furono vittime milioni fino alla fine del 1949; in Germania dell'Est e nella Repubblica Ceca ci furono tre milioni di vittime tedesche assassinate da serbi, cechi, polacchi e russi, durante le loro espulsioni; nei campi di concentramento dei vincitori occidentali vegetarono milioni di giovani tedeschi, e di questi circa un milione perì; innumerevoli centinaia di migliaia furono strascinate dai sovietici ai lavori forzati dei loro gulag, la maggior parte con un addio per sempre. Nei mezzi di comunicazione si mostra però solo una specie di cadaveri, e cioè quelli dei campi di concentramento. Ognuno si domandi perchè.
La dignità e il rispetto che rendiamo alle vittime di tutti i delitti può però dipendere dalla loro nazionalità?
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Ma si fa una differenza se le vittime sono morte a causa d'epidemie o nelle camere a gas?
Dal punto di vista della vittima e della sua sofferenza personale non c'è in linea di principio nessuna differenza. Si potrebbe perfino alzare la dichiarazione ancora di più dicendo che è meno spiacevole morire presto d'una dose eccessiva di veleno piuttosto che lentamente d'un'epidemia. Ma nelle considerazioni presenti non si tratta dell'intensità della sofferenza delle vittime, che nessuno mette in dubbio.
Ne va qui innanzi tutto dell'esattezza storica di ciò che è stato costatato, e quindi naturalmente della responsabilità morale dei colpevoli o del "popolo colpevole" tedesco e delle conseguenze che ne risultano. Dal punto di vista dello storico come anche del colpevole c'è certamente una differenza gigantesca, se un uomo fu vittima d'un'epidemia che non si poteva impedire o vittima d'un tentativo di genocidio pianificato ed eseguito industrialmente in mattatoi chimici d'uccisione in massa sviluppati specialmente a questo scopo. Ci sono sempre state nella storia dell'umanità epidemie, carestie catastrofiche ed altre specie di morti su larga scala a causa di trattamenti ingiusti e di sbagliate pianificazioni o sconfitte politiche e/o militari.
Qui ne va dell'unicità storica, e innnanzi tutto morale, del delitto di tentativo industriale di genocidio di una determinata popolazione. Per questo delitto unico son resi responsabili non solo singoli colpevoli ma tutto il popolo tedesco. Oggi se ne deducono tutte le forme del trattamento particolare e negativo dei tedeschi (arresti collettivi, debito ereditario), come anche del trattamento particolare e positivo delle vittime reali o presunte del loro tentativo di genocidio (vedere a questo proposito Norman Finkelstein).
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(continua)