Il vicepremier risponde alle critiche lanciate ieri da Bossi
Giovanardi: "Nessuna tensione nella maggioranza"
Fini, impronte per gli italiani
"La norma rimanga così com'è"
BRUXELLES - Non ci può e non ci deve essere "alcuna discriminazione" tra cittadini italiani ed extracomunitari per quanto riguarda l'utilizzo delle impronte e quindi la norma "deve rimanere così com'è". Il vicepremier Gianfranco Fini rispedisce al mittente le critiche sollevate da Umberto Bossi che ieri ha contestato l'introduzione del meccanismo anche per gli italiani, definendola una "schedatura". "Nel decreto approvato nell'ultimo Consiglio dei ministri, col consenso di Bossi", dice Fini a margine a margine dei lavori della commissione europea, "è già prevista la possibilità anche per i cittadini italiani, di essere sottoposti a rilievi dattiloscopici nel momento stesso in cui chiederanno un rinnovo del documento di identità". Secondo il vicepremier questo "è giusto perché lo spirito con cui è stato dato corso a questa innovazione è unicamente quello di garantire maggiore sicurezza".
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"Per garantire sicurezza" ha insistito Fini "occorre avere certezza sull'identità e quindi i rilievi dattiloscopici, come stanno facendo altri Paesi, rappresentano certamente un elemento che può garantire un'identità certa e quindi maggiore sicurezza". Riferendosi alle polemiche degli ultimi giorni sulle norme riguardanti l'immigrazione Fini ha osservato come non sia la prima volta che "se uno si ferma al tono delle dichiarazioni ha l'impressione di chissà quale tempesta, poi anche la storia recente dimostra che la tempesta non c'è". Il vicepremier ha spiegato di fare questa affermazione perché convinto che la legge, che porta anche il suo nome, sia di "grandissimo rilievo". "L'onorevole Bossi" ha osservato "ne è perfettamente consapevole perché è stato uno dei protagonisti di questa autentica svolta che la legislazione ha registrato in tema di immigrazione perché è davvero 'rivoluzionario' il principio codificato nella legge in base alla quale si entra o si permane in Italia unicamente se si è percettori di reddito e cioè se si ha un lavoro".
Una marcia indietro sulle impronte digitali anche per gli italiani, come chiesto da Umberto Bossi, è una cosa "assolutamente impossibile" secondo il ministro Carlo Giovanardi, perché "c'è un impegno pubblico preso a tutti i livelli". Parlando dal Forum dei Giovani di Jesolo, il responsabile per i rapporti con il Parlamento ha ricordato che "il meccanismo che in prospettiva consente di prendere le impronte digitali anche agli italiani è nel decreto legge approvato venerdì scorso in consiglio dei ministri e votato da tutti i presenti, ed è un impegno anche dal punto di vista costituzionale perché non è immaginabile una discriminazione tra extracomunitari e italiani dal punto di vista della sicurezza".
"Ricordo" ha proseguito l'esponente dell'Udc "che nella lotta contro la criminalità, c'è anche quella italiana purtroppo. Dal mio punto di vista nel momento in cui consegno la foto per la carta di identità, non vedo nulla di offensivo nel fatto di dover dare anche l'impronta digitale". Giovanardi ha detto comunque di non credere "assolutamente" a ipotesi di crisi di governo per tensioni tra gli alleati della maggioranza sul tema dell'immigrazione, e ha aggiunto di non pensare che Bossi, che ha "sostanzialmente vinto sul piano politico" su questo fronte "voglia rovinare un capolavoro per dei dettagli che rischiano di fare saltare l'intera riforma".
(12 settembre 2002)
CHE SCHIFO!!!