[size=large]NEL FORUM DEI COMUNISTI VIENE SISTEMATICAMENTE PRATICATA LA CENSURA. VIVA IL FORUM "DESTRA RADICALE" L'UNICO CHE ACCETTA LE LIBERE OPINIONI! GRAZIE TOMAS![/size]
[size=large]NEL FORUM DEI COMUNISTI VIENE SISTEMATICAMENTE PRATICATA LA CENSURA. VIVA IL FORUM "DESTRA RADICALE" L'UNICO CHE ACCETTA LE LIBERE OPINIONI! GRAZIE TOMAS![/size]
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Anche io ti censurerei se difendessi il boia Pinochet servo dell'america e assassino di camerati.
Se volete leggere, in lingua spagnola, il libro di Dietrich Eckart: "Il Bolscevismo da Mosè a Lenin" cliccate qui:
http://libreopinion.com/members/jomp/
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Sei un suo clone?Originally posted by Lupo Mannaro
Anche io ti censurerei se difendessi il boia Pinochet servo dell'america e assassino di camerati.
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GORA ERTZAINTZA
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Assolutamente no
Che Pinochet sia stato un servo dell'america e dopo il golpe fece uccidere tutti i camerati che lo avevano aiutato in buona fede è verissimo.
La prossima volta pensa ad informarti invece di difendere certi boia infami.
Ma chi lo ha mai difeso? Non diffamare, basta!Originally posted by Lupo Mannaro
Assolutamente no
Che Pinochet sia stato un servo dell'america e dopo il golpe fece uccidere tutti i camerati che lo avevano aiutato in buona fede è verissimo.
La prossima volta pensa ad informarti invece di difendere certi boia infami.
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Beh... Fernando, purtroppo devo dissentire.
Trovo che il forum dei comunisti nazionalitari sia tra i più rispettosi della libertà di espressione tra tutti quelli presenti su POL.
Naturalmente dopo quello della destra radicale
Bellarmino
il grande lavoro di pietro ecc. è copiare ed incollare, questo è uno dei suoi "lavori" di risposta ai miei argomenti
Comunicato sulla situazione in Euzkadi
da www.ecn.org
Fermiamo il fascismo spagnolista! Democrazia e libertà per il popolo basco!
Espaniar faxismoari gelditu! Demokrazia eta askatasuna euskal herriarentzat!
Il clima di caccia alle streghe prodottosi dopo gli attentati dell’11
settembre alle Twin Towers di New York ha assunto dimensioni globali. Ai
quattro angoli del pianeta i movimenti politici di opposizione e i movimenti
di liberazione nazionale vengono catalogati come terroristi e trattati come
tali. Un meccanismo questo, che non riguarda solo il Medio Oriente o i paesi
meno sviluppati economicamente, ma lo stesso centro del mondo
industrializzato. Il caso più eclatante in Europa occidentale è quello del
conflitto tra Paesi Baschi e gli stati spagnolo e francese; un conflitto di
chiara natura politica determinato dal non riconoscimento da parte di Madrid
e Parigi del diritto di autodeterminazione del popolo basco. La negazione di
questo diritto, peraltro contemplato da numerose carte internazionali, ha
determinato una situazione di scontro sociale perenne tra gli apparati dei
due stati e gli indipendentisti baschi, uno scontro che assume anche forme
armate e nel quale soprattutto Guardia Civil e servizi segreti spagnoli non
hanno esitato a utilizzare la tortura, il traffico di armi e droga, il
sequestro di persona e l’assassinio, come documentano sia le denunce degli
organismi preposti sia alcune verità processuali. Oggi vi sono nelle carceri
spagnole quasi 700 detenuti politici baschi (una cifra pari a quella del
periodo franchista) mentre 2000 sono i baschi che hanno lasciato per motivi
politici come esuli il proprio paese.
L’esecutivo spagnolo di Aznar, con l’appoggio incondizionato
dell’opposizione socialista e la vergognosa astensione di Izquirda Unida, ha
operato un salto di qualità nella lotta contro l’indipendentismo basco,
riuscendo a farlo inserire nel calderone della lotta contro il terrorismo.
Infatti, se l’organizzazione indipendentista armata ETA (Euskadi Ta
Askatasuna) era già stata catalogata come organizzazione terrorista dalle
polizie di tutta Europa, Madrid ha fatto inserire tutto l’indipendentismo
basco e le sue organizzazioni politiche, sociali e culturali nel calderone
delle “organizzazioni terroristiche”.
Senza alcuna prova, sono caduti sotto i colpi dell’Audiencia Nacional (un
vero e proprio tribunale speciale) e sono stati illegalizzati, con l’accusa
di essere parte di ETA, diversi gruppi della sinistra indipendentista, tra
cui le associazioni per la difesa degli arrestati Gestoras Pro-Amnistia e
Askatasuna, le organizzazioni giovanili Haika e Segi, i movimenti di
disobbedienza civile Bai Euskal Herriari e Autodeterminazioaren Biltzarrak,
nonché i giornali Egin e Ardi Beltza, la radio Egin Irratia, più un lungo
eccetera. E’ stata perseguita, bloccandone i conti ed arrestandone i
professori, addirittura la AEK, un coordinamento che si occupa
dell’insegnamento dell’euskara agli adulti e che gestisce numerose scuole
popolari. Spesso sono state chiuse imprese ed aziende cooperative, mentre è
stata chiusa perfino la rete delle Herriko Taberna, i locali sociali della
sinistra indipendentista. Nel caso di Gestoras Pro-Amnistia prima e
Askatasuna poi, è addirittura avvenuto l’inserimento nell’elenco europeo dei
gruppi terroristici; un fatto ridicolo se non si trattasse di una tragica
quanto assurda realtà.
Il 26 agosto il parlamento di Madrid e la Audiencia Nacional hanno messo al
bando il partito della sinistra indipendentista basca Batasuna, ne hanno
chiuso manu militari le sedi e vietata l’organizzazione di iniziative
pubbliche e manifestazioni, ben coscienti del fatto che si tratta del terzo
partito basco, che svolge un’attività assolutamente legale e che rappresenta
una parte consistente della società civile basca, oltre ad avere 15
rappresentanti eletti nei due parlamenti regionali in cui è diviso il Paese
Basco “spagnolo”, 900 consiglieri comunali, 66 sindaci ed un parlamentare
europeo. Non solo, le autorità hanno vietato anche qualsiasi manifestazione
pubblica di denuncia e condanna contro l’illegalizzazione, a prescindere
dagli organismi e personalità che le convocheranno.
Quello che viene contestato a Batasuna è un reato di opinione e non una
particolare attività illegale o delittuosa: non aver condannato gli
attentati dell’organizzazione armata ETA, pur avendo espresso il proprio
cordoglio per le vittime. Questa sarebbe la prova, chiaramente
inconsistente, delle sue relazioni organiche con il gruppo armato, quando
l’unica cosa che queste due realtà hanno in comune è l’obiettivo del
conseguimento del diritto all’autodeterminazione per il popolo basco, con
mezzi e pratiche ben diverse. Qualsiasi liberale di vecchio stampo
sottoscriverebbe quanto diciamo, ma oggi le democrazie occidentali sembrano
subire un processo di regressione che non fa altro che smascherarne il
carattere formale per fare emergere la loro reale natura: degli apparati
burocratici sottomessi al servizio dei poteri forti e delle oligarchie
economiche.
L’accusa mossa a Batasuna risulta altrettanto ridicola poiché sostenuta da
quegli stessi partiti (Partido Popular e PSOE) che mai hanno condannato le
azioni armate e gli omicidi commessi dalla Guardia Civil e dai reparti
paramilitari ad esso legati, che non hanno mai fatto nulla per debellare la
pratica della tortura e dei maltrattamenti, incoraggiandola spesso con
promozioni e decorazioni; nel caso specifico del Partido Popular questo non
ha mai neanche condannato il golpe franchista ed i crimini del regime del
generalissimo, al quale peraltro molti suoi alti dirigenti si richiamano
apertamente e pubblicamente.
Batasuna non è un’organizzazione terroristica, non pratica la lotta armata e
non usa violenza alcuna; anzi, quest’organizzazione si sta spendendo
moltissimo affinché si costruisca uno scenario di negoziazione e dialogo
proponendo, attraverso una proposta di pace presentata il 26 gennaio, la
strada della democrazia senza limitazioni e dell’autodeterminazione come
chiavi di volta e vie d’uscita praticabili per superare l’attuale scenario
di scontro e conflitto. In un altro documento, reso pubblico il 27 aprile,
si parla della costruzione dei Paesi Baschi come di uno scenario democratico
basato sul rispetto dei diritti del popolo basco e dei suoi uomini e donne
attraverso il dialogo ed il consenso riguardo tutte le problematiche in
campo.
Batasuna (Unità in basco) nasce lo scorso hanno, dopo un lungo processo di
dibattito promosso dalla storica formazione di Herri Batasuna, come
organizzazione plurale delle sinistre radicali ed indipendentiste basche ed
è presente su tutto il territorio nazionale, anche nella parte “francese”.
Più che come partito in senso classico essa si caratterizza come una “unità
popolare”, un movimento che raccoglie ciò che proviene dai movimenti sociali
e di base e cerca di dargli voce e visibilità secondo la pratica della
democrazia partecipativa, legando la richiesta di autodeterminazione ad una
pratica di emancipazione sociale radicale che va oltre i “confini” della
liberazione nazionale. Batasuna è l’unico partito di massa (non solo nei
Paesi Baschi ma in tutto lo stato spagnolo) a battersi contro le “morti
bianche”, la precarizzazione e flessibilizzazione del lavoro, per il salario
sociale, per il diritto alla casa, a sperimentare forme di democrazia
partecipativa nei municipi che governa, ecc. Insomma, la Spagna di Aznar
mettendo al bando Batasuna ha messo fuori legge in un sol colpo il partito
basco che più si batte per l’autodeterminazione e la più forte e massiccia
organizzazione della sinistra alternativa ed anticapitalista d’Europa.
In questo contesto la messa fuori legge di Batasuna rappresenta la volontà
di chiudere qualsiasi spazio democratico all’interno del quale poter
esercitare tanto le rivendicazioni politiche quanto quelle sociali e
culturali, illegalizzando di fatto una parte considerevole della società
basca, portando la questione basca sul semplice terreno dell’ordine pubblico
e tentando in un sol colpo di cancellare rivendicazioni nazionali e sociali,
concretizzando un progetto che neanche quaranta anni di dittatura franchista
avevano realizzato.
In tutti questi anni ci avevano ripetuto che la Spagna aveva una
costituzione, ma noi sappiamo che questa costituzione, già monca e rifiutata
dai baschi perché non prevedeva il diritto all’autodeterminazione, è una
presa in giro perché in suo nome nei Paesi Baschi ed in tutta la Spagna non
è più garantita la libertà di organizzazione ed espressione politica. Ci
avevano detto che i baschi avevano una forte autonomia locale, ma vediamo
questa autonomia costretta da Madrid a rispettare leggi che non accetta. Ci
volevano far credere che la Spagna si era liberata dal fantasma del
franchismo ma a 25 anni dalla sua fine Madrid mette fuorilegge
organizzazioni politiche, umanitarie e culturali negando le libertà
politiche e civili, porta avanti una politica aggressiva nei confronti della
lingua basca, chiude giornali, radio e riviste scomode, nega il diritto
democratico all’autodeterminazione, tortura e maltratta circa 80 militanti
baschi all’anno. Togliendo qualsiasi possibilità di organizzazione politica
legale all’opposizione basca oggi lo stato spagnolo non è più nemmeno una
democrazia liberale formale, è un regime non solo de facto ma anche de iure.
Neanche la Gran Bretagna del Bloody Sunday aveva mai messo fuori legge gli
indipendentisti repubblicani irlandesi dello Sinn Fein, anche se
organicamente legati all’IRA.
Tutto ciò accade con l’avallo complice del governo italiano, dell’Europa e
degli USA, nel rumoroso silenzio di sinistra ed intellettuali nostrani che
non hanno speso una parola sull’argomento o, al massimo, hanno partorito
troppo flebili e moderate perplessità di fronte alla gravità di quanto
accaduto. Voci contrarie si sono levate a livello internazionale dalle Madri
di Plaza de Mayo a Gerry Adams, dal premio Nobel per la pace Perez Esquivel
fino ai sacerdoti baschi. Nel nostro paese hanno firmato contro il
materializzarsi di questa barbarie esponenti di Rifondazione, Verdi e Cobas,
ma un fatto così grave, che pone una pesante ipoteca tanto sul risolversi
pacifico della questione basca quanto sui principi di libertà, meritava una
reazione più ampia e veemente, una convinta condanna del regime spagnolo da
parte della comunità internazionale, una sdegnata stigmatizzazione da parte
del mondo della cultura.
Il modello spagnolo é un pericoloso precedente in Europa come laboratorio di
un nuovo fascismo basato sul consenso mediatico e sull’eliminazione e
criminalizzazione delle opposizioni; utilizza il clima post-11 settembre per
annullare l’idea stessa dell’esistenza di un popolo con una cultura ed una
storia proprie, per cancellare le legittime aspirazioni di libertà ed
autodeterminazione di 3 milioni di uomini e donne.
Da oggi qualsiasi dissidente può essere messo al bando: non solo
l’indipendentismo basco sarebbe illegale, ma tutti i sindacati di base, gli
occupanti di case, i gruppi di lotta studentesca, i collettivi di lotta di
immigrati e disoccupati, i gruppi di difesa dell’euskara, dal catalano e del
galiziano, i gruppi che difendono i diritti umani, coloro che denunciano le
torture e solidarizzano con i prigionieri politici, coloro che si battono
per la fine della monarchia e l’instaurazione della repubblica, ecc.,
persino chiunque manifesti contro l’illegalizzazione di Batasuna.
Oggi vengono negati i diritti politici ai baschi, domani a qualsiasi
dissidente ed oppositore in qualsiasi parte dello stato spagnolo e d’Europa.
La questione basca, quindi, rappresenta oggi più che mai un nodo scoperto
all’interno dell’Europa. Questa disposizione rappresenta un pericoloso
precedente; un esempio pilota di difesa blindata del pensiero unico in cui
la democrazia rappresentativa smette di essere qualcosa di sostanziale per
trasformarsi in un paravento di formalità al servizio dei poteri forti.
Illegalizzando l’indipendentismo basco la Spagna e l’Europa stanno ponendo
un altro tassello nella costruzione di un mondo blindato che respinge gli
immigrati alle frontiere e nega i diritti ai popoli ed agli sfruttati al
proprio interno; un’Europa “libera” solo per merci e capitali ma che
continua a dividere con un anacronistico confine il popolo basco; un’Europa
“democratica” solo per i partiti che vogliono perpetuare lo status quo ma
blindata per chi vuole creare una società più giusta.
Di fronte a questa situazione di estrema gravità Batasuna ha scelto la
strada coraggiosa della non sottomissione, del proseguimento della propria
lotta per lindipendenza ed il socialismo non accettando la
clandestinizzazione e rimanendo alla luce del sole, come sempre, a lottare
per un a Euskal Herria ed un mondo più giusti e più liberi.
Oggi più che mai è tempo di soluzioni che pongano fine a questo lungo e
storico conflitto, che restituiscano tutti i diritti politici a tutti i
baschi, cominciando dal diritto all’autodeterminazione.
L’autodeterminazione è una richiesta democratica assolutamente legittima che
non ha nulla di “terroristico”, sostenuta anche al Forum di Porto Alegre, al
Seminario di Città del Messico e dal parlamento dello stato americano
dell’Idaho, culla della diaspora basca negli USA.
Quanto accade oggi nei Paesi Baschi ci riguarda da vicino. Un altro mondo
possibile passa anche per questo piccolo triangolo di terra nel cuore
dell’Europa.
Comitato Euskadi Bari-Bariko Euskadi Batzordea
euskadibari@hotmail.com
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[QUOTE]Originally posted by Bellarmino
[B]Beh... Fernando, purtroppo devo dissentire.
Trovo che il forum dei comunisti nazionalitari sia tra i più rispettosi della libertà di espressione tra tutti quelli presenti su POL.
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