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    Predefinito Svezia: gli euroscettici salgono al potere

    Ex comunisti e Verdi sono contrari alla moneta unica europea. Nel centrodestra, grande risultato per i liberali

    La Svezia si riaffida ai socialdemocratici

    Il premier Persson: un successo fantastico. Ma per la sua coalizione l’incognita degli alleati anti-euro


    DAL NOSTRO INVIATO
    STOCCOLMA - Schröder può respirare. Se davvero questo elettorato svedese può anticipare che cosa sarà di Berlino fra una settimana, la sentenza è scritta: il vento del Nord non è solo quello delle destre. E la Svezia, storico castello della socialdemocrazia, è diversa dalla Norvegia, dall'Olanda, dalla Danimarca, perfino dall'Irlanda e dal Portogallo conquistati mesi fa dai conservatori. Al governo più o meno da settant'anni, il centrosinistra rimane dov'è. E il walhalla , il paradiso del potere scandinavo può attendere fino al 2006 i moderati, che stavolta ci speravano proprio. Le cifre dei primi exit poll sembrano indiscutibili: 53,2% alla coalizione socialdemokraterna del premier Göran Persson, 43,2% al blocco del centrodestra. Una forbice ben più larga di quanto prevedessero i sondaggi. «Un successo fantastico», ha commentato ieri il leader socialdemocratico. De borderliga , i borghesi del moderato Bo Lundgren che s'era candidato alla guida del governo, precipitano alla percentuale più bassa degli ultimi 27 anni (15%).


    LA «MINA» DELL’EURO - Passata la festa, trovate lo santo. Perché il problema adesso - per dirla con Persson, che nell'ultimo duello tivù aveva paragonato la scelta del prossimo premier alle tradizionali liti fra le ragazze svedesi, quando alle processioni del 13 dicembre vogliono vestirsi tutte quante come la protettrice dei ciechi - il problema è capire proprio «chi farà Santa Lucia». Ovvero, chi governerà.
    «Mi sembra che la destra non abbia ancora deciso a chi dare la corona e la candela della festa», aveva ironizzato il primo ministro. «Parlate proprio voi», era stata la replica. Vero: spaccati i moderati, ma diviso anche il centrosinistra. Capo del governo da cinque anni, premier-pendolare che lavora a palazzo dal lunedì al venerdì e torna ogni weekend nella sua Malmoe («detesto Stoccolma»), è da giugno che Persson va ripetendo come la sua conferma sia sicura. E se il risultato gli dà ragione, 40% al suo Partito socialdemocratico, qualche problema non manca.
    La coalizione di centrosinistra ha infatti bisogno del supporto degli ex comunisti (scesi all'8,4%) e soprattutto dei Verdi, che superano la barriera del 4% e stavolta entrano al Riksdagen, il Parlamento: questi gruppi finora davano un appoggio esterno alla maggioranza, ma da oggi pretendono qualche ministero e, se scontentati, si dicono pronti a far saltare gli accordi.
    La stravittoria del premier li ridimensiona, in parte. Ma il loro ingresso al governo non sarebbe comunque indolore: contrari all'euro, possono mettere in serio imbarazzo Persson (favorevole alla moneta unica) in vista del referendum già fissato per il 2003.
    I RECORD SVEDESI - Morire socialdemocratici, è dunque la scelta della Svezia. Che trova qualche buona ragione nelle cifre d'una nazione fra le meno corrotte del pianeta, seconda solo all'Australia nelle classifiche di Transparency International, e che ha la più bassa percentuale al mondo di poveri, non fa una guerra dai tempi del Congresso di Vienna, detiene il record mondiale (43%) di donne in Parlamento, campa con un'aspettativa media di vita fra le più alte della Terra. I deputati qui guadagnano 5 mila euro (lordi) al mese e viaggiano solo in tram. I ministri prendono 9 mila euro al mese (contro i 13 mila dell'Italia), e in più versano la metà in tasse, non hanno abitazione di servizio, né indennità e usano l'auto blu solo in casi eccezionali. Alla larga dalla Nato nonostante il sostegno alle missioni nei Balcani e in Afghanistan, il governo Persson è riuscito a traghettare gli svedesi lontano dalla crisi degli anni 90: la disoccupazione resta al 4%, un dato quasi fisiologico in un Paese dove un abitante su cinque è immigrato, l'inflazione è al 2,2. E una grande opera, il ponte di Oresund che dal 2000 porta le auto in Danimarca e ha fatto decollare la Medicon Valley, la vallata della medicina d'aziende biotech, quel ponte è stato la celebrazione d'una rinascita economica. I giganti delle telecomunicazioni (Ericsson) e dei motori (Volvo, Saab) non hanno fatto mancare il sostegno al centrosinistra, cinque giorni fa, quando la Confindustria scandinava s'è pronunciata contro il centrodestra.


    IL FLOP DEI MODERATI - Senza fantasia, sull'altro fronte, i moderati non hanno saputo cavalcare un certo malumore, come seppe fare Carl Bildt nel '91, né ravvivare il refrain «non è più la Svezia d'una volta»: un sistema sanitario che era considerato il migliore al mondo e in trent'anni, classifica Oms, è precipitato nel rapporto spesa-qualità dietro il Portogallo, la Grecia, la Spagna e (scandalo!) perfino l'Italia; stipendi bloccati da tre anni; un sistema fiscale asfissiante, con 5 mila euro d'imposta all'anno sugli appartamenti in periferia e tasse dal 51% in su. L'immigrazione, specialmente: quando il leader liberale Lars Leijnborg ha chiesto un test obbligatorio di svedese per tutti gli stranieri, in un mese è passato dal 4 al 13,3%. La Svezia multirazziale e tollerantissima, dov'è possibile trovare capilista in chador come la studentessa Zahra Al-Mosawi, candidata dei verdi per le comunali di Stoccolma, dall'11 settembre sta cambiando pelle. Uno choc è stata la scoperta d'una cellula di Al-Qaeda e addirittura d'una sede di Al-Barakat, il braccio finanziario di Bin Laden. Per non dire del caso di Kerim Chatty, svedese d'origine tunisina che il 29 agosto è stato scoperto armato su un volo Stoccolma-Londra, pare pronto a un attacco kamikaze sull'ambasciata americana. «Arriva di tutto, servono più controlli», ha tentato di dire Leijnborg, unico sorridente nel centrodestra e aspirante leader al posto del bolso Lundgren. Il «leone» Leijnborg è amico di Rutelli, è favorevole all'immigrazione e sta ben attento a non farsi confondere con Bossi, tantomeno con Le Pen.


    NESSUN SEGGIO AI NAZISKIN - L'unica consolazione per i moderati, è d'essere riusciti a tenere fuori le teste rasate. Che inchiodate al 2%, col loro Fronte nazionalsocialista, ieri si sono sbizzarrite nel sud di Karlskrona in un carosello di ronde per «impedire la frode elettorale». Hanno portato un servizio d'ordine di naziskin tedeschi, si sono scontrate con la polizia, hanno minacciato centinaia d'extracomunitari («lasciate la città, è meglio»). Una novità anche questa, per gli svedesi. A sistemare i giovanotti, hanno provveduto gli elettori. E il gelido commento d'un liberale che ieri sera stava in tivù per commentare i risultati: «Abbiamo bisogno di più voti, non di più cretini».

    Francesco Battistini
    "Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l’abuso della libertà".
    KARL R. POPPER

  2. #2
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    Predefinito

    Guarda che sul forum europeo di SPAZIOFORUM (moderato proprio da te) c'è un thread che dice le stesse cose. Non vedo cosa ci sia da polemizzare.
    Rileggi qua:

    La coalizione di centrosinistra ha infatti bisogno del supporto degli ex comunisti (scesi all'8,4%) e soprattutto dei Verdi, che superano la barriera del 4% e stavolta entrano al Riksdagen, il Parlamento: questi gruppi finora davano un appoggio esterno alla maggioranza, ma da oggi pretendono qualche ministero e, se scontentati, si dicono pronti a far saltare gli accordi.
    La stravittoria del premier li ridimensiona, in parte. Ma il loro ingresso al governo non sarebbe comunque indolore: contrari all'euro, possono mettere in serio imbarazzo Persson (favorevole alla moneta unica) in vista del referendum già fissato per il 2003.


    Corriere della Sera mica il giornaletto della disinformazione.

    "Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l’abuso della libertà".
    KARL R. POPPER

 

 

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