La Lega: zitti, preti rossi
Extracomunitari divisi: sbagliato occupare il Duomo
LA QUESTIONE IMMIGRATI
di Nicola Pellicani
TREVISO. Immigrati contro immigrati. Dopo l'Ulivo, l'occupazione del Duomo e la manifestazione di domenica spaccano anche gli extracomunitari. Molti prendono le distanze, specie dall'occupazione di un luogo sacro. Invocano «proteste diverse, più costruttive». I più oltranzisti ribadiscono: «Abbiamo solo la voce, occupare e manifestare non ci fa piacere, lo facciamo per avere il minimo, la dignità».
Si è chiusa ieri, intanto, la vicenda del Duomo. Assegno una tantum (620 euro) alle famiglie rimaste senza casa dopo lo sgombero da Borgo Venezia. Sul piano politico, la Lega ha fatto quadrato contro le accuse del Vaticano e della Cei, lanciate dall'Osservatore Romano. «Non siamo contro la Chiesa, ma contro quei preti "rossi" che ci attaccano», dice il Carroccio.
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TREVISO. Luciano Dussin, «castellano» vice-presidente del gruppo leghista della Camera, rimpiange i modi di don Camillo. Proprio quello dei romanzi di Guareschi. «Con le sue maniere brusche - dice - avrebbe fatto rinsavire qualche prete che va alle manifestazioni dei no-global».
Inutile dire che Dussin, come il resto dei leghisti, non abbia gradito l'attacco frontale del Vaticano, partito dalle colonne dell'Osservatore Romano. Dussin tira in ballo Guareschi ricordando tra l'altro che «nel 1961 cessò la pubblicazione di Candido per il venir meno dei valori anticomunisti, scrivendo: "questa è l'Italia che cerca di combinare il diavolo con l'acqua santa, mentre una folta schera di giovani preti di sinistra si prepara a bendire, nel nome di Cristo, le rosse bandiere dell'anticristo"».
Insomma, Gentilini sarebbe un moderno Guareschi. Chissà che ne penserebbe l'autore, in ogni caso il tentativo della Lega è chiaro: respingere al mittente le accuse (vedi scheda) rivolte a Gentilini e denunciare come solo una parte del Vaticano sarebbe contro la Lega: «Non è una novità - osserva Giampaolo Dozzo - che una parte della curia è ostile alla Lega. Non è la prima volta che ci attacca, non sarà l'ultima. La realtà è che la chiesa non ha il coraggio di dire le cose come stanno. Gentilini non ha fatto altro che dire pubblicamente quello che pensano in tanti, soprattutto qui a Treviso». Aggiunge Giampaolo Gobbo: «E' la solita storia. La chiesa nei confronti della Lega ha un sentimento d'amore e odio. In fin dei conti Gentilini non ha fatto altro che dire, in modo un po' colorito, che anche gli immigrati devono rispettare le leggi. Credo che il Vaticano, meglio sarebbe dire una parte di esso, non abbia voluto capire il senso delle parole di Bossi e di Gentilini». Ne è convinto anche Gianantonio Da Re, che se la cava con una battuta: «E' da 2000 anni che la Chiesa vive nell'ambiguità. Non possiamo pretendere che cambi atteggiamento adesso».
Quel che Dozzo non accetta è di essere stato bollato da don Giuliano Vallotto - assieme agli altri leghisti - come pagano: «La Chiesa sa benissimo che il popolo leghista è cristiano. Mi stupisco che l'accusa arrivi da chi, semmai, dovrebbe accogliere le pecorelle smarrite».
Significa che Dozzo si sente una pecorella smarrita? «Nemmno per sogno. Dico che ognuno deve fare il suo mestiere».
Vale a dire? Giuseppe Covre è molto realista in proposito: «La Chiesa risponde al Padreterno, la politica agli elettori». Con questo Covre intende dire che la politica «ha responsabilità diverse rispetto a quelle del Vaticano. E spesso deve compiere delle scelte nell'interesse generale, anche se non sono condivise dalla chiesa. L'importante è che ciò avvenga sempre nel rispetto reciproco».
Ma questo che c'entra con l'attacco di Gentilini e Bossi «ai preti rossi e ai vescovoni..»?
«E' un modo colorito di parlare al quale siamo ormai tutti abituati. Bisogna guardare alla sostanza dei problemi. Credo - conclude l'ex sindaco di Oderzo - che Gentilini e Bossi abbiamo voluto evidenziare l'importanza della legge appena approvata, sulla regolarizzazione degli immigrati clandestini».