Tra i leghisti c´è chi parla di «guerra sciagurata». Intellettuali come Messori e Cardini giudicano «imperiale» il modello Bush



MUGUGNANO. Resistono. Sperano, ardentemente sperano che l'accettazione degli ispettori ONU da parte dell'Iraq non sia soltanto un bluff di Saddam Hussein e si possa così trovare rifugio nelle tortuosità della «via negoziale». Vivono l'idea di andare in guerra assieme agli Stati Uniti con sofferenza, se non con una punta di neghittosità. Non appartengono al consueto firmamento pacifista di sinistra, non disdegnano il centro-destra e tuttavia non sono impermeabili alle sirene dell'antiamericanismo ideologico. E i più, essendo cattolici, sia pur non di sinistra, hanno accolto con grande entusiasmo l'esortazione del cardinal Ruini contro la «guerra preventiva». E' bastato che da Baghdad trapelasse solo una tenue disponibilità ad accettare le condizioni delle Nazioni Unite, perché dal fondo di un non del tutto inedito pacifismo di destra riemergessero i suoni di una mai sopita diffidenza nei confronti del potente alleato americano. Il presidente della Lombardia Roberto Formigoni ha aspettato poco, pochissimo per dichiarare la propria «vivissima soddisfazione» per la scelta di Saddam Hussein. Finalmente: «di certo lascia presagire un allontanamento del pericolo della guerra». Legittimo sospiro di sollievo, per chi non abbia contratto la malattia del bellicismo spinto. Ma Formigoni, già determinato e veemente avversario delle azioni militari che sfociarono nella Guerra del Golfo e viaggiatore instancabile tra le capitali dell'Occidente e Baghdad, si spinge oltre: «gli ispettori, come spero, dovrebbero stabilire che non ci sono pericoli per quanto riguarda l´utilizzo di armi di distruzione di massa». Soltanto una speranza, ovviamente. Ma anche il dubbio che gli ispettori possano trovare le prove che esigerebbero un intervento militare. E del resto, anche nel mondo della Lega Nord si parla della speranza, espresse dal capogruppo in Commissione Esteri Cesare Rizzi, che «l'ingresso degli ispettori ONU faccia desistere gli Stati Uniti dal dichiarare guerre sciagurate». Proprio così: «sciagurate». Dette da un parlamentare della maggioranza che a sua volta sostiene un governo apertamente, come si è visto nell'ultimo incontro a Camp David tra Bush e Berlusconi, vicino alle posizioni degli Stati Uniti. Ed è difficile non ricordare l'assoluta contrarietà della Lega Nord alla guerra del Kosovo, quando «ambasciatori» leghisti andavano e venivano da Belgrado per incontrare esponenti dell'entourage di Milosevic. Quel giudizio, «guerra sciagurata», sulla volontà degli Stati Uniti di andare ad una resa dei conti bellica è anche un indizio di un sentimento ostile verso gli Stati Uniti che avrà ripercussioni sul comportamento della Lega Nord nel caso in cui l'Italia dovesse partecipare a fianco degli Stati Uniti alla guerra guerreggiata? Del resto, [b]si moltiplicano in un ambiente culturale che certo non ha mai mostrato atteggiamenti di sudditanza nei confronti della cultura di sinistra (e del pacifismo di sinistra in particolare) manifestazioni di radicale antipatia verso l'essenza stessa del «modello» americano. Commentando nel primo anniversario dell'attacco alla Torri Gemelle la feroce ostilità suscitata dall'americanismo nei mondi ad esso avversi, lo scrittore cattolico Vittorio Messori ha consegnato un messaggio durissimo e controverso: «E´ dal 1941, dunque da 61 anni, che gli Stati Uniti bombardano il mondo intero. Da quando entrarono in guerra contro il Giappone in fondo non si sono mai fermati. Sotto le bombe americane sono morti milioni di colpevoli e, ancor più, di innocenti». Sembrerebbe un'innata pulsione al bombardamento da parte statunitense che prescinde in modo integrale da ogni valutazione sui torti e le ragioni, non foss'altro perché nel 1941 gli statunitensi, prima di seppellire di bombe il Giappone, vennero attaccati a Pearl Harbour. Ma quella di Messori non sembra affatto una posizione isolata nel mondo cattolico ma non cattolico-progressista. E´ appena uscita dalla casa editrice Laterza un volume a più voci curato da Franco Cardini e che già dal titolo lascia intuire una forte volontà polemica nei confronti di Oriana Fallaci. Il titolo è "La paura e l'arroganza" e tra gli autori chiamati ad argomentare la loro ostilità nei confronti del modello americano ci sono Alain de Benoist, già teorico della «Nuova destra» francese, e uno storico marxista tutt'altro che pentito della sua adesione al comunismo come Eric J. Hobsbawm (oltre al direttore di Diorama letterario Marco Tarchi, oggi su posizioni molto critiche rispetto alla passata militanza nella «Nuova Destra» italiana). Un libro a più voci, ma monocorde nel rivendicare le accuse al modello «imperiale» degli Stati Uniti. Con Cardini che presenta così il suo manifesto teorico: «ci è parso che il far vendetta e chiamarla giustizia, il far deserto e chiamarlo pace, il far duramente i propri interessi e chiamarlo libertà siano altrettante mistificazioni dalle quali dobbiamo liberarci se vogliamo capire il mondo qual esso è» e se non si vuole avallare le scelte degli Stati Uniti «senza ammantarle dietro buone, giuste o addirittura sante Cause». Oggi, con la scelta di Saddam Hussein, l'ostilità di «destra» alle «sante Cause» degli americani colpiti l´11 settembre coltiva la speranza che non ci sia la guerra. Dalla parte degli Stati Uniti, mai.


Dalla Stampa del 18 settembre