“Fides”, nel 1998, descrive l’equilibrio religioso della Nigeria come numericamente diviso tra musulmani e cristiani quasi in parti uguali. Si verificano attacchi contro edifici ecclesiastici, aggressioni a battezzati, ma, in realtà, esistono all’interno relazioni migliori di quanto appare esternamente. Al sud è possibile la conversione religiosa dall’islam al cristianesimo, mentre al nord non è permesso. In questa parte del Paese si registrano gli scontri maggiori, qui l’islam è presente dal 1200 e il potere degli emiri oggi limita la costruzione di scuole e chiese cattoliche.
Al sud vige maggior tolleranza. La visita del Santo Padre in Nigeria, per la beatificazione di padre Tansi, ha portato la speranza di una riconciliazione e rotto l’isolamento imposto dalla comunità internazionale. Quest’ultimo aveva le sue cause nell’annullamento delle elezioni e il golpe di Abacha nel 1993, per l’esecuzione della condanna a morte nei confronti dello scrittore Ken Saro-Wiwa e di otto leader della minoranza etnica ogoni e la condanna a morte per il Nobel della letteratura Wole Soyinka, ora rifugiato negli Stati Uniti. Il Santo Padre ha chiesto la liberazione di 60 detenuti politici e ha voluto rilanciare il dialogo con i musulmani. Mons. John Fasina, vescovo di Ijebu-Ode, in un’intervista rilasciata a “Fides”, ha messo in luce alcuni aspetti della questione religiosa in Nigeria. Proveniente da una famiglia musulmana di etnia yoruba, mons. Fasina si è convertito al cristianesimo all’età di 19 anni, mentre altri suoi fratelli hanno continuato a praticare l’islam. La possibilità di conversione da una religione all’altra - spiega mons. Fasina - non è un fatto raro tra gli yoruba, a differenza di quanto accade nel nord dove ciò sarebbe inammissibile.
Lo “State Departement Report on Religion Freedom” cita due casi di persecuzione: lo Stato del Kwara nel marzo 1996 ha imposto la chiusura forzata delle scuole cristiane che rifiutavano di insegnare dottrine islamiche. Queste scuole avevano preso tale provvedimento in risposta a quelle islamiche, che avevano rifiutato l’insegnamento di dottrine cristiane. Dopo il trasferimento del Governatore militare le scuole sono state riaperte. Lo Stato del Kwara è stato teatro di atti di violenza su cristiani nel marzo del 1997, quando un gruppo di soldati ha picchiato e frustato alcuni membri della Christian Association of Nigeria durante la processione della Domenica delle Palme nella località di Ilorin. Un capitano ha parcheggiato la propria automobile lungo il percorso della processione in mezzo alla strada; quando gli è stato chiesto di spostare la macchina egli ha ordinato ad alcuni soldati che stazionavano nelle vicinanze di attaccare la processione. Alcuni membri della Christian Association sono stati arrestati e tenuti in prigione per due giorni. Nel 1997 ad Ogwasi-Uku ha perso la vita per la sua fede il Rev. Ngozi Isidi, diocesano.
Le parrocchie e i sacerdoti cattolici, tuttavia, sono sempre più spesso vittime di furti ed attacchi armati. Tra il dicembre 1997 e il gennaio 1998 sono stati circa dieci i sacerdoti vittime di attentati. Per la maggior parte gli assalti hanno luogo nel nord, presso l’arcidiocesi di Kaduna, vale a dire nel centro della congregazione missionaria vaticana. L’arcivescovo Peter Jatau ha invitato, tramite una circolare, parroci e religiosi a una più strenua difesa. Anche altre diocesi sono state oggetto di furti e rapine. Inoltre gli attacchi sono soprattutto rivolti alle offerte raccolte dai fedeli. In difesa di chiese e parrocchie sono state messe delle sentinelle che vengono, nella maggior parte dei casi, disarmate e legate. Un prete che risponde di non avere soldi con sé, informa “Fides”, viene malmenato e gravemente ferito.
Solo nell’arcidiocesi di Onitsha, informa la “KNA” del 17 febbraio 1998, sono state prese d’assalto ventidue parrocchie, noviziati e seminari. In alcune diocesi quasi ogni singola parrocchia è stata assalita. La Chiesa cattolica che è nel Paese si è rivolta ripetutamente all’autorità per questo problema, ma finora non si è avuto riscontro nei fatti, nonostante siano stati registrati progressi nel campo dei diritti umani, sottolineati anche da una dichiarazione della Conferenza Episcopale Nigeriana del settembre 1998, nella quale peraltro viene richiesta la restituzione delle scuole cattoliche sequestrate negli anni Settanta.