AUGURI
che belli.... auguri...
Lo Sposalizio Selargino
La rievocazione dell’antico sposalizio Selargino è una grande festa di folklore, ma nel suo significato più autentico è un ritorno nel passato delle tradizioni della Sardegna. A Selargius rivivono per un giorno lo sfarzo ed i colori delle cerimonie nuziali del Campidano, in quello stesso scenario che, per la prosperità contadina e mercantizia, fu sempre teatro di manifestazioni di vita e di popolo. Si rivedono, come in una toccante sequenza filmica, quei momenti e gesti del matrimonio, codificati dalla memoria storica, che furono espressione di una cultura permeata di profonda sacralità e dello spirito di una comunità che visse sempre, come fatto proprio, ogni accadimento della vita dei singoli individui. Questo coinvolgimento di tutto un paese e questo senso della cordialità, sono i segni che più immediatamente vengono colti dallo spettatore che assiste alle varie fasi di cui si compone lo sposalizio Selargino. Il momento iniziale è la benedizione degli sposi, che avviene sul limitare delle rispettive case natie innanzi alla folla di parenti e vicini di casa. Qui i padri e le madri, a turno, spargono di manciate di grano e sale i capi dei propri figli inginocchiati, ed esprimono con formule di antica sapienza, gli auguri di prosperità e di conoscenza delle virtù morali; poi baciandoli, prima che lascino definitivamente il tetto paterno, rivolgono loro gli ultimi ammonimenti. Nella seconda fase i cortei dei due, ancora “bagadius” e quindi non sposati, si muovono per incontrarsi sul sagrato della chiesa madre. Durante questa lunga e gioiosa sfilata per le vie del paese i fidanzati, al braccio dei padri, ricevono gli auguri dei compaesani, talune popolane tenendo in mano un piatto di sale e grano, ripetono le formule di benedizione, indirizzando loro nuovi voti e consigli, ed infine tra gli applausi degli astanti, rompono il piatto sul selciato, ripetendo così un remotissimo rito magico per propiziare la fortuna a chi si appresta a formare una nuova famiglia. Unitisi sul sagrato, i cortei fanno il loro ingresso nella chiesa accolti dal suono solenne degli organi e delle “launeddas”. Qui, secondo il rito di Santa Romana Chiesa, in lingua Sarda, come nella tradizione degli avi, si celebra il matrimonio, legando gli sposi per la catena,”sa cadena”, simbolo del vincolo perpetuo instaurato dal sacramento. Ormai divenuti coniugi, “cojaus”, i protagonisti della grande festa, irrompono nuovamente sul piazzale della chiesa accolti dagli applausi e dalle grida festanti del popolo in costume. Si dirigono, quindi verso la loro nuova casa, accolti dalle due madri che, sole e silenziose, anno qui atteso i propri figli per impartire loro l’ultima commovente benedizione e dare l’addio, “s’addiòsu”. “potzàis bivi medas annus con saludi e trigu” (possiate vivere a lungo in salute e prosperità). Questo augurio finale, pronunciato dalla folla che si disperde, dà il via all’ultimo atto dello Sposalizio: il banchetto che , insieme agli invitati prolungheranno fino a tarda notte tra canti, balli e brindisi.
Originally posted by Perdu
Lo Sposalizio Selargino
La rievocazione dell’antico sposalizio Selargino è una grande festa di folklore, ma nel suo significato più autentico è un ritorno nel passato delle tradizioni della Sardegna. A Selargius rivivono per un giorno lo sfarzo ed i colori delle cerimonie nuziali del Campidano, in quello stesso scenario che, per la prosperità contadina e mercantizia, fu sempre teatro di manifestazioni di vita e di popolo. Si rivedono, come in una toccante sequenza filmica, quei momenti e gesti del matrimonio, codificati dalla memoria storica, che furono espressione di una cultura permeata di profonda sacralità e dello spirito di una comunità che visse sempre, come fatto proprio, ogni accadimento della vita dei singoli individui. Questo coinvolgimento di tutto un paese e questo senso della cordialità, sono i segni che più immediatamente vengono colti dallo spettatore che assiste alle varie fasi di cui si compone lo sposalizio Selargino. Il momento iniziale è la benedizione degli sposi, che avviene sul limitare delle rispettive case natie innanzi alla folla di parenti e vicini di casa. Qui i padri e le madri, a turno, spargono di manciate di grano e sale i capi dei propri figli inginocchiati, ed esprimono con formule di antica sapienza, gli auguri di prosperità e di conoscenza delle virtù morali; poi baciandoli, prima che lascino definitivamente il tetto paterno, rivolgono loro gli ultimi ammonimenti. Nella seconda fase i cortei dei due, ancora “bagadius” e quindi non sposati, si muovono per incontrarsi sul sagrato della chiesa madre. Durante questa lunga e gioiosa sfilata per le vie del paese i fidanzati, al braccio dei padri, ricevono gli auguri dei compaesani, talune popolane tenendo in mano un piatto di sale e grano, ripetono le formule di benedizione, indirizzando loro nuovi voti e consigli, ed infine tra gli applausi degli astanti, rompono il piatto sul selciato, ripetendo così un remotissimo rito magico per propiziare la fortuna a chi si appresta a formare una nuova famiglia. Unitisi sul sagrato, i cortei fanno il loro ingresso nella chiesa accolti dal suono solenne degli organi e delle “launeddas”. Qui, secondo il rito di Santa Romana Chiesa, in lingua Sarda, come nella tradizione degli avi, si celebra il matrimonio, legando gli sposi per la catena,”sa cadena”, simbolo del vincolo perpetuo instaurato dal sacramento. Ormai divenuti coniugi, “cojaus”, i protagonisti della grande festa, irrompono nuovamente sul piazzale della chiesa accolti dagli applausi e dalle grida festanti del popolo in costume. Si dirigono, quindi verso la loro nuova casa, accolti dalle due madri che, sole e silenziose, anno qui atteso i propri figli per impartire loro l’ultima commovente benedizione e dare l’addio, “s’addiòsu”. “potzàis bivi medas annus con saludi e trigu” (possiate vivere a lungo in salute e prosperità). Questo augurio finale, pronunciato dalla folla che si disperde, dà il via all’ultimo atto dello Sposalizio: il banchetto che , insieme agli invitati prolungheranno fino a tarda notte tra canti, balli e brindisi.
Bellissimo, Perdu.
Dobbiamo combattere anche per questo...