Com’è noto, la par condicio per i comunisti non esiste (la reclamano solo per sé quando sono in svantaggio). Perciò, grazia a Bompressi e a Sofri, e niente ai «neri». Naturalmente, le decine di latitanti rossi residenti in Francia, ora che Castelli non c’è più, potranno continuare a latitare tranquilli. Tra l’altro, l’accanimento con cui si vuol dare la grazia a un Sofri che non l’ha mai chiesta (ma la vuole, oh, se la vuole!) è persino grottesco. L’ex procuratore D’Ambrosio ha autorevolmente dichiarato che «Sofri è ormai un altro uomo», perciò è inutile tenerlo in galera.
Brava la ex toga, specchio di giustizia: quanti assassini sono «ormai altri uomini»? Promemoria: se mi arrestano, basterà dire «scusate, non lo faccio più». Ma no: se arrestano me, ingoiano la chiave; io, infatti, non ho militato in «Lotta Continua».
A Sofri è stato dato in semilibertà, intanto, un prestigioso posto di bibliotecario alla prestigiosissima «Normale» di Pisa. Un posto che, senza di lui, sarebbe stato assegnato per concorso a un laureato disoccupato. Il quale resterà disoccupato o dovrà cercare altrove (se trova, in quest’Italia di precari).
Sofri ha affrontato ben nove gradi di giudizio, armato di memoriali e controcavilli; infine, ha accettato con gioia la poltrona e le agevolazioni di legge, nonché una galera da barzelletta con telecamere e interviste a lui un giorno sì e l’altro pure. Non c’è male per uno che ha passato la gioventù a sputare veleno contro la «giustizia borghese».
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