Recentemente, gli Animalisti Italiani hanno lanciato una "Campagna nazionale per l'adozione degli animali dei laboratori" [http://www.animalisti.biz/animalisti_italiani2.asp].

Sostanzialmente, si tratta di una proposta che chiede il rispetto dell'attuale Decreto Legislativo 116/92. Sulle varie considerazioni in merito (incentivazione all'utilizzo di metodi sostitutivi, eccetera) non si puo' che essere d'accordo.

Purtroppo, pero', l'iniziativa di punta di questa proposta - e forse l'unica che abbia delle speranze di realizzazione a breve (perche' piu' semplice e perche' non contrasta in alcun modo la sperimentazione animale) - e' assolutamente dannosa, tanto per gli animali quanto per il movimento antivivisezionista.

La Campagna fa riferimento alla Circolare n.6 del 14 maggio 2001, che conferisce la facoltà "al medico veterinario (...) di assumere la decisione di mantenere in vita gli animali al termine della sperimentazione, con conseguente applicazione dell'istituto dell'affidamento in adozione (...) allorquando pervengano richieste di affido in adozione da parte di associazioni animaliste, di privati o di comuni". Questa possibilita' puo' essere utile in casi particolari, in cui, in qualche modo, si riesca a fermare una sperimentazione in corso e si vogliano sottrarre gli animali coinvolti al laboratorio, come e' successo per il caso dei cani di Pavia, o come potrebbe in teoria succedere per i gatti dell'ospedale Sacco di Milano. Ma quel che propongono invece gli Animalisti Italiani e' di far sistematicamente adottare gli animali dopo che sono stati sottoposti a sperimentazione, quando gli sperimentatori avranno deciso che non servono piu'.

Noi siamo convinti che chi s'interessa della sorte degli animali torturati nei laboratori per la vivisezione dovrebbe fare tutto il possibile per bloccare questo progetto.

Non siamo certo per una politica del "tutto o niente": abolizione totale della vivisezione o niente. Riteniamo sia possibile accordarsi con i vivisettori, ma soltanto quando cio' presupponga l'eliminazione di una particolare categoria degli esperimenti che conducono, o quando l'accordo porti alla sostituzione di alcuni test su animali con metodi alternativi. Fornire questi metodi per la didattica a dei vivisettori che, per questa tipologia, rinuncino ad usare animali, e' un esempio. Un altro esempio e' far pressione affinche' uno o piu' test di tossicita' senza uso di animali sostituiscano i test condotti attualmente: e' una sostituzione solo parziale, perche' per altri test continueranno ad essere usati animali, ma intanto se ne elimina una parte. La campagna degli Animalisti Italiani, invece, non elimina alcun tipo di sperimentazione e tantomeno diminuisce il numero di animali usati.

Consideriamo dannosa l'operazione avviata per questi motivi:

1. Diffonderebbe l'immagine "pulita", totalmente fasulla, che i vivisettori cercano di crearsi e che da sempre gli antivivisezionisti cercano, con piu' che validi motivi, di smentire. I vivisettori apparirebbero cosi' "umani", da consentire che gli animali che si sono "sacrificati per la scienza" vivano poi il resto della loro esistenza in modo "sereno".

2. Non considera quali traumi derivino dalla vivisezione. Per fare un esempio: un beagle NON sottoposto a vivisezione, ma soltanto alla stabulazione impiega sei mesi per riprendersi, se seguito da una persona competente. Quando tocca l'erba si paralizza, perche' non sa cos'e. Insomma: il cane non si puo' affidare a famiglie, perche' troppo traumatizzato. Nel caso in cui l'animale sia sottoposto a esperimenti traumatici, la possibilita' di ripresa e' ancora piu' remota. Dovrebbe vivere il resto della sua vita con l'incubo di ricordi devastanti (per non parlare delle menomazioni fisiche o malattie che non potranno essere eliminate). Il trauma chirurgico di alcune sperimentazioni puo' durare tutta la vita. I vivisettori se ne laverebbero le mani, scaricando l'onere della terapia riabilitativa su privati, associazioni o strutture sprovviste delle specifiche conoscenze mediche necessarie per riabilitare gli animali da traumi cosi' forti. Non a caso, citando la possibilita' di affidare gli animali a dei privati, gli Animalisti Italiani si trovano in disaccordo perfino con un sostenitore entusiasta della loro proposta come Stefano Cagno. Negli animali, esiste una memoria del dolore che noi umani non siamo in grado di conoscere. Reduci del Vietnam o dei campi di sterminio spesso non sono stati in grado di riadattarsi alla vita normale - e loro avevano il vantaggio della comunicazione. Noi non possiamo sapere cosa avviene nella psiche e nell'anima di alcuni animali, quali traumi si portino dietro. Potrebbero essere riabilitati solamente in centri di recupero specializzati che, attualmente, in Italia non esistono. Costruirli avrebbe costi che, dato il numero di animali che dovrebbero accogliere (un milione circa ogni anno, e possiamo pensare che piu' della meta' muoiano durante l'esperimento, o vengano uccisi alla fine per "esigenze della ricerca"), verrebbero considerati proibitivi (i Comuni italiani spesso non forniscono neppure i soldi per i normali canili).

3. Il veterinario preposto a giudicare se gli animali stanno bene o male, sarebbe con ogni probabilita' uno dei responsabili degli esperimenti stessi, che, per ovvi motivi, hanno tutto l'interesse di definire sempre "poca o nulla" la sofferenza inflitta alle cavie. Oscar Grazioli [rif: http://www.animalisti.biz/oscar_grazioli.asp], che ha anni di esperienza in questo campo, ammette che non sarebbe in grado di valutare le condizioni psicologiche degli animali in questione. In alternativa, la sorte degli animali potrebbe essere decisa da veterinari che non hanno alcuna esperienza in questo settore. Dalla fine della sperimentazione a quando gli "animalisti" se li andassero a prendere, gli animali rimarrebbero quindi sofferenti, senza cure ne' analgesici (per ovvi motivi di costi ed organizzazione).

4. Quando si parla di "animali da adottare" il pensiero comunemente va ai cani e ai gatti, tutt'al piu' ai conigli (anche se questi ultimi, essendo usati per lo piu' in test di tossicita', molto difficilmente hanno la possibilita' di arrivare vivi e abbastanza sani al termine dell'esperimento). Ma i gatti usati per la vivisezione in Italia ogni anno sono poche decine, i cani 7-800. Per il resto, si tratta per lo piu' di roditori. Si intende far adottare anche questi, o "sono solo topi"? Dove verrebbero sistemati conigli, ratti, topi ed altri animali inadatti alla vita naturale? Come evitare che finiscano in pasto ai pitoni di qualche privato?

Se, quindi, passasse questa proposta:

1. I vivisettori farebbero un'ottima figura; oltre che "benefattori dell'umanita'", apparirebbero anche come benefattori degli animali: "Sono le associazioni che non ci richiedono gli animali o che sono giudicate inadatte a tenerli", direbbero.

2. I politici coinvolti farebbero un'ottima figura.

3. Gli Animalisti Italiani farebbero forse un'ottima figura, agli occhi di tante persone non informate. Farebbero un'ottima figura, mettendo a rischio animali e mettendo in difficolta' le persone che lavorano sul territorio nei canili - i quali o non se la sentirebbero di richiedere gli animali, alienandosi le simpatie degli "animalisti" sognatori, oppure si troverebbero ogni anno sommersi da decine di cani 'difficili', che non riconoscono l'erba, che non comunicano, che sono abituati a climi artificiali e alimentazione forzata, eccetera (e questo per quelli NON vivisezionati, ma 'solo' stabulati).

4. Gli animali - traumatizzati da esperimenti che solo chi li ha visti e' in grado di immaginare - vivrebbero giorni di sofferenza incredibile, fino all'arrivo degli "animalisti"... Vivrebbero giorni di terapie devastanti, delle quali non sappiamo niente e subirebbero, di conseguenza, un'ennesima sperimentazione. Costretti in gabbie minuscole, potrebbero - nessuno e' in grado di saperlo - avere una memoria del dolore, senza specialisti a curarli. Ci rimetterebbero soltanto gli animali, che aspetterebbero la morte come una liberazione dalla tortura.

Per quale motivo lanciare una Campagna che porta solo problemi e conseguenze negative per gli animali? Perche' non portare avanti battaglie meno demagogiche, forse piu' difficili e lunghe, ma sicuramente piu' utili ed efficaci?

Occorre diminuire il numero di animali usati, non cercare di fare qualcosa di positivo per quelli gia' usati, perche' questo, semplicemente, e' impossibile. L'obiettivo deve essere sempre e solo questo: meno animali usati. Non animali in gabbie piu' grandi, animali adottati dopo, e altri palliativi del genere.

Nota:

Qui il problema non e' "abbiamo il diritto di decidere se questi animali devono vivere o morire?"

Se sporadicamente capita di poter far continuare a vivere un animale uscito dai laboratori, quando possibile e praticamente realizzabile, ben venga.

Come iniziativa personale, pero'. Non come campagna antivivisezionista.

Perche' questo non e' antivivisezionismo: l'iniziativa degli Animalisti Italiani non contribuisce affatto a fermare la sperimentazione, ne' a diminuire il numero di animali usati. Quindi, in tema di anti-vivisezione, e' zero assoluto.

Se non si tratta di iniziative sporadiche e si vuole invece adottare sistematicamente, si pongono tutti i problemi pratici sopra esposti.

Se non siamo capaci di risolvere il problema del randagismo, come potremmo mai avere strutture di accoglienza per animali traumatizzati?

E quindi, di nuovo: perche' perdere energie parlando di qualcosa che non e' proponibile, che non ha nulla a che vedere con l'antivivisezionismo e che getta solo fumo negli occhi spostando l'attenzione dal problema vero (l'uso di animali) ad uno falso (cosa farne dopo)?

Chiediamo quindi a tutti gli animalisti, ai singoli, ai gruppi ed alle organizzazioni di opporsi a questa iniziativa
e di esortare gli Animalisti Italiani a desistere dall'iniziativa intrapresa:

Walter Caporale (Presidente A.I.): peta@mclink.it
Sabina Bietolini (Responsabile Vivisezione A.I.): bios@mclink.it
Ufficio stampa A.I.: animallib@mclink.it

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Per maggiori informazioni su questa Campagna degli Animalisti Italiani, vedi anche: http://www.animalisti.biz/mappa.asp
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