E Bossi riapre il fronte del Mezzogiorno

Un crescendo di polemiche con Ciampi,col governo, sulla Padania, sulla finanziaria. Bloccato sulla Ue, con la devolution in ritardo, il Senatur riscopre il vecchio cavallo di battaglia di "Roma ladrona".
di Gianluca Roselli


ROMA - Attenzione: la Lega Nord torna a muoversi a tutto campo contro il Sud. La notizia non sarebbe una notizia se negli ultimi mesi l'azione 'di lotta' del Carroccio non si fosse concentrata da una parte contro l'Europa dei tecnocrati e dall'altra contro gli immigrati clandestini, specie quelli provenienti dai paesi islamici.

Insomma, sembrava che le invettive contro 'Roma ladrona' (ma anche Napoli, Palermo e Bari) fossero finite per sempre in soffitta, dentro gli scatoloni dei ricordi. Invece, negli ultimi giorni il partito di Umberto Bossi sembra aver ridato fuoco alle polveri dell'antica battaglia contro il meridione, 'assistenzialista e assistito'.

E anche oggi, il senatur ha fatto capire che il fronte è riaperto. "Si è detto che questa Finanziaria è antimeridionalista. E' una cosa che non vedo proprio", dice confermando che la stretta sui fondi pr il Sud è una creatura dell'asse Lega-Tremonti. Il fatto è che, secondo il leader della Lega Nord, "i soldi regalati non servono a far crescere l'economia. E non sono la via giusta per far decollare" il meridione. Quest'anno, invece, "dal fondo perduto si è passati al prestito", in quello che Bossi non esita a definire un "cambiamento epocale". Infatti la filosofia della Finanziaria è riconducibile al "dare più soldi, ma che vadano all'investimento". C'è stato, insomma, un "cambiamento di logica ed il giudizio mio e del mio movimento politico è estremamente positivo". Insomma, i centristi, Confindustria e il sindacato sono avvisati: sui fondi per il Sud troveranno a Lega pronta a mettersi di trasverso.

La ripresa delle ostilità contro i presunti privilegi delle regioni meridionali ha trovato campo aperto nella messa a punto della legge finanziaria: la Lega, infatti, ha cercato di limitare al minimo i contributi a fondo perduto che ogni anno vengono elargiti sotto il Po. E chi ha osato alzare voce contraria si è beccato gli attacchi degli esponenti leghisti. Come, ad esempio, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Il capogruppo alla Camera, Alessandro Cè, infatti, lo ha 'gentilmente' invitato ad "abbandonare la retorica ideologica meridionalista, tanto dannosa per il sud, quanto irritante per il nord". "Invocare incentivi territoriali significa sostenere un'idea populistica dannosa per il Mezzogiorno e per l'intero Paese - ha affermato Cè - Ciampi avrebbe dovuto con coraggio svelare i veri nodi che relegano il Sud a una dimensione di sottosviluppo: criminalità organizzata, cultura statalista, inefficienza amministrativa, parassitismo assistenzialistico, clientelismo, collusione tra politica e affari, illegalità diffusa".

Insomma, sembra di risentire le parole dei comizi leghisti di qualche anno fa. Sull'argomento naturalmente non poteva mancare la voce di Umberto Bossi che, secondo una tattica ben collaudata, sulle questioni più spinose prima manda avanti i suoi colonnelli, poi interviene in prima persona a gettare acqua o benzina (secondo le circostanze) sul fuoco. "Al Sud niente più soldi a fondo perduto, ma prestiti che andranno restituiti: è una scelta educativa che farà sviluppare il Mezzogiorno - ha detto il senatur - questa finanziaria segna la fine della Cassa del Mezzogiorno cosi come era percepita al nord: è una legge a favore dello sviluppo delle regioni meridionali. Il sud, infatti, va responsabilizzato".

Sembrerebbe un 'ragionamendo' (per dirla alla De Mita) che fila, quasi all'insegna della moderazione. Ma se poi si vanno a vedere i titoli principali della Padania degli ultimi giorni, si vede come la campagna anti-meridionale assuma toni decisamente più acidi. Mercoledì, ad esempio, in prima pagina campeggiava una foto di Ciampi (ancora lui nel mirino) in visita ad Avellino ritratto insieme ad Antonio Meccanico, Ciriaco De Mita e Nicola Mancino. Titolo: 'Ciampi e il clan degli avellinesi'.

Giovedì, nella seconda pagina del quotidiano leghista, un'ampia inchiesta rivelava presunte irregolarità commesse da aziende del sud nella regolarizzazione degli immigrati, accompagnata da una denuncia di Mario Borghezio su come le regioni meridionali non siano state in grado di adempiere alle promesse di sviluppo fatte all'Europa dopo aver ricevuto finanziamenti per oltre 20 miliardi di euro.

E siamo a venerdì: sempre a pagina due del quotidiano si denuncia lo scandalo dell'approvazione in Senato dell'emendamento al 'ddl concorrenza' che, in pratica, garantisce polizze assicurative auto più leggere in alcune regioni meridionali dove i redditi sono più bassi. L'articolo è seguito dall'elenco dei nomi dei senatori settentrionali, bollati come 'traditori', che hanno detto sì alla legge. Sorvolando, ma non troppo, poi su una lettera pubblicata in prima pagina dove un tale signor Salvatore Morgillo di Caserta si 'autodenuncia' pubblicamente descrivendo nei dettagli come lui e tutta la sua famiglia vivano alla grande grazie a pensioni di invalidità false e benefit milionari concessi dagli enti pubblici.

Insomma, se non si tratta di una vera e propria campagna denigratoria, poco ci manca. Anche perché era da tempo che i fulmini del Carroccio non si scagliavano così violentemente contro il meridione. I protagonisti, naturalmente, negano sia in corso una nuova crociata contro il Sud. Ma essa, nei fatti, è già in atto. E risponderebbe ad almeno tre logiche.

Innanzitutto, Bossi ha avuto da Berlusconi il divieto quasi assoluto di attaccare l'Europa: certe espressioni come Forcolandia non sono state per niente gradite a Bruxelles. Il premier ha avuto modo di constatarlo nei suoi numerosi incontri da ministro degli Esteri, quindi d'ora in avanti qualunque esternazione sull'Europa passa tassativamente al vaglio di Palazzo Chigi. E in pratica il senatur si è trovato d'un botto senza il 'suo' nuovo nemico.
In secondo luogo, il leader leghista non sarebbe affatto contento di come sta procedendo il cammino verso la devolution. E soprattutto gradisce poco le critiche continue a cui la 'sua' legge viene sottoposta da parte dei governatori regionali.

Negare incentivi economici al Sud è un modo per accattivarsi i potenti presidenti del Nord, come Formigoni, Ghigo e Galan, in modo da spaccare il fronte dei governatori e poter dettare più facilmente tempi e modi della sua devolution. Terzo, attaccare il sud assistenzialista in questo momento serve a tener buono il proprio elettorato costretto a digerire la grossa sanatoria sull'immigrazione imposta alla Lega dai centristi della maggioranza. Infine, attaccare il sud è un modo indiretto per infastidire il presidente Ciampi: i rapporti tra Lega e Quirinale, infatti, non sono mai stati così freddi.

Nei prossimi mesi, dunque, c'è da aspettarsi una Lega di nuovo saldamente in sella al vecchio cavallo di battaglia antimeridionalista. Almeno fino a quando non verrà approvata la devolution. E i tempi in cui Bossi passeggiava con Alessandra Mussolini nei vicoli di Napoli e mangiava la pizza a Mergellina oggi sembrano davvero lontani...

(5 OTTOBRE 2002; ORE 090)