Lo stemma di Carlo III della Fontana di Camporeale recuperato


La fontana monumentale di Camporeale restaurata


Lo stemma di Carlo III di Borbone che adornava la Fontana di Camporeale, detta anche di Ponte Gonnella, è ritornato al suo posto. Su interessamento di Ottaviano D’Antuono, responsabile del Museo Civico di Ariano e di Raffaele Guardabascio, appassionato di storia locale, una ditta locale specializzata, ha riposizionato l’imponente fregio in pietra, rimasto esposto per qualche mese nell’atrio del Palazzo di Città. Presente alle operazioni il Sindaco di Ariano Antonio Mainiero, (che possiede anche la delega alla cultura), soddisfatto nel rivedere dopo venti anni la fontana arianese completa e in perfetto stato dopo il restauro. Inizialmente l’Amministrazione aveva pensato di realizzare una copia dello stemma da mettere sulla fontana e custodire l’originale nel Museo Civico, poi però è stato studiato un sistema di ancoraggio e saldatura che dovrebbe rendere impossibile un nuovo furto. Lo stemma fu trafugato nel maggio del 1989. Nel dicembre del 2006 il ritrovamento da parte dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio, presso un antiquario di Arezzo. Poi il 31 maggio di quest’anno gli operai del comune di Ariano hanno riportato il prezioso fregio ad Ariano. Il monumento fu voluto da Carlo III, re di Napoli, nel 1757. Successivamente, nel 1858, Ferdinando II provvide al restauro facendo apporre la lapide che attualmente si legge e che copre la precedente, fortunatamente nota, perché riportata dal Parzanese nel 1845 nel suo “Viaggio di dieci giorni” in Puglia. Tra l’altro, a quanto riportato dal Parzanese, originariamente la fontana si trovava più in basso “in capo al ponte”. L’impianto fa parte di quella serie di fontane volute dai sovrani borbonici sulla “Strada Regia” che da Napoli portava in Puglia. Nel solo territorio di Ariano se ne contano quattro: Carpino della Pila, Fontana della Maddalena, Carpino della Tetta e Fontana di Camporeale”. Oggi la Fontana di Ponte Gonnella ritrova con lo stemma la sua completezza, anche dopo il restauro realizzato grazie ad una compartecipazione tra la Comunità Montana dell’Ufita e il Comune di Ariano Irpino, avvenuto nell’ambito della riqualificazione dell’area tratturale Pescasseroli- Candela, lungo il percorso del Regio Tratturo.