RETROSCENA/ Il ministro delle Riforme: non posso accettare manovre dilatorie



Mediazione sul fondo per il Sud, ma resta lo scontro su chi (Marzano o Baldassarri) lo guiderà


ROMA - La scaramanzia, quando si trattano questioni delicate, non va sottovalutata. Così Silvio Berlusconi ha dato il permesso di sedersi a tavola ai suoi commensali soltanto alle tre del pomeriggio, quando l’arrivo di Bossi e Maroni (su una Bmw station wagon) ha portato il numero dei presenti da tredici a quindici. E’ allora che è cominciato il lungo vertice di maggioranza. Il clima non era dei migliori, anzi. Non solo il braccio di ferro sul fondo per il Sud ma anche la materia fiscale hanno messo a dura prova la coalizione. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è arrivato alla riunione con tabelle e matite per segnare i tagli previsti per ogni ministero, deciso a ridurre al minimo le spese per la prossima Finanziaria. Umberto Bossi era invece pronto a difendere con le unghie e con i denti almeno la promessa che il federalismo fiscale si farà: è l’unico risultato che può presentare ai rappresentanti delle Regioni e degli enti locali (e ai suoi elettori) che dovranno sopportare quest’anno il congelamento delle addizionali Irpef. Non c’è stato nulla da fare sull’argomento, e questo Bossi lo sapeva. Ma almeno il leader della Lega è riuscito a far modificare il provvedimento e a farvi inserire il collegamento al federalismo fiscale: prima si attuerà la riforma - e in ogni caso entro l’anno prossimo - prima potranno riprendere ad affluire nelle casse regionali nuovi fondi. «Non posso accettare che poi si facciano altre manovre dilatorie», ha detto Bossi, altrimenti «si uccide il federalismo». Il leader della Lega non ha mai citato Tremonti, ma ai presenti è parso chiaro che il ministro per le Riforme parlasse proprio al ministro dell’Economia, solitamente il suo più fidato alleato nel governo. Ed è infatti da Tremonti che è arrivata la mediazione.
Ma non è stato questo il momento più teso del lungo vertice, durante il quale Berlusconi si è spesso assentato. E’ stato sul fondo per il Sud che si è svolta una vera e propria battaglia dentro la maggioranza. E’ stato Gianfranco Fini ad aprire le «ostilità», ricordando proprio al ministro delle Attività produttive Antonio Marzano che «il problema non è politico, è piuttosto quello di trovare una soluzione per gestire meglio i fondi per il Sud». Marzano, che di fronte all’ipotesi che a gestire i soldi per il Mezzogiorno fossero An e Tremonti aveva annunciato di essere pronto alle dimissioni, ieri ha ribadito che per lui la questione di «non svuotare le competenze dei ministeri» è prioritaria. Si sono aggiunti anche Buttiglione e Follini, con un’altra carica: «Il fondo unico disattende le scelte del Parlamento», che dà l’ok al finanziamento delle singole leggi. «Con il fondo unico si metterebbero in un calderone - è stato il loro ragionamento - tutti i finanziamenti e poi si deciderebbe arbitrariamente il da farsi».
Silvio Berlusconi è entrato in scena a metà vertice, sventolando un foglietto con una proposta di mediazione: invece di un fondo unico - ha dato da leggere a Gianni Letta - un comitato di indirizzo che gestisce i singoli fondi. Tutti d’accordo? I centristi sono soddisfatti e cantano vittoria. Tremonti ha parlato poco e solo per dire che le sue preoccupazioni erano tecniche e che dunque per lui la soluzione poteva andar bene.
Ma la partita non è affatto chiusa. Antonio Marzano - e con lui Buttiglione - è convinto che, essendo per la maggior parte i fondi quelli legati al ministero delle Attività produttive, toccherà a lui la presidenza: «E’ nel documento discusso al vertice», insiste. Gianfranco Fini, che premeva perché la responsabilità fosse data a Mario Baldassarri (An) e che spera di avere un ruolo nella gestione delle risorse per il Sud, non è d’accordo. La partita è ancora aperta, visto che a Palazzo Chigi confermano che il nodo non è ancora sciolto e che se ne occuperà Berlusconi con Letta nelle prossime ore. Lunedì al Consiglio dei ministri si potrà capire se i problemi che in questi giorni hanno scosso la maggioranza potranno essere risolti o se l’accordo di massima raggiunto ieri sera non è sufficiente.

Gianna Fregonara


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