Il vicepresidente della Vigilanza, Caparini, annuncia che metterà in finanziaria un blocco dei fondi alle piccole emittenti che trasmettono spot pornografici. "Legheremo l'erogazione alla qualità dei programmi".
di Gianluca Roselli



ROMA - Niente soldi dallo Stato alle emittenti locali che trasmettono immagini pornografiche. Lo stop arriva dalla Lega Nord per bocca del vicepresidente della commissione di vigilanza Rai, Davide Caparini, che ha annunciato in materia una proposta di legge già dalla prossima Finanziaria.

Le emittenti locali, infatti, dal 2001 hanno iniziato a percepire dallo Stato diversi milioni di euro come compensazione al monopolio pubblicitario delle emittenti nazionali. E nell¹ultimo anno sono stati oltre 60 i milioni di euro elargiti alle piccole tv, distribuiti secondo criteri che guardano al fatturato, alla manutenzione degli impianti, all'innovazione tecnologica e, non per ultima, alla qualità dei programmi. "Nella prossima finanziaria verrà ampliata la quota di denaro legata alla qualità dei programmi _ - spiega Davide Caparini _ - in particolare chiediamo che le piccole tv la smettano di trasmettere pubblicità notturne di telefoni erotici che vanno a ledere la sensibilità delle persone. Dobbiamo ripulire l'etere dalla pornografia, ma anche dalla violenza e dalla volgarità". Insomma, le emittenti locali che trasmettono immagini erotiche non prenderanno una lira di finanziamenti pubblici.

Onorevole Caparini, come le è venuta questa idea?

Beh, basta guardare cosa trasmettono di notte le emittenti locali un po' in tutta Italia: è un continuo di pubblicità erotiche. Ma non solo. Anche la violenza di certi cartoni animati giapponesi che vanno in onda di pomeriggio nelle fasce orarie protette deve finire, anche perché a quell'ora davanti alla tv ci sono i bambini.

Le emittenti locali protesteranno...

La mia proposta di legge è pensata proprio per dar loro un aiuto. L¹emittenza locale ha e continua ad avere un ruolo fondamentale per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni territoriali ed è legittimo che, di fronte a un mercato pubblicitario monopolizzato dai grandi network, chiedano una mano al governo. Inoltre, difendere le piccole tv risponde alla domanda di pluralismo dell¹informazione espressamente citata dalla Costituzione. Oggi le televisioni in difficoltà economiche per sopravvivere sono quasi costrette ad accettare inserzionisti pubblicitari come i telefoni erotici. I fondi dello Stato servono proprio a renderle più ricche e quindi più libere e in grado di realizzare programmi basati sulla qualità, aumentando così gli ascolti e di riflesso anche la raccolta pubblicitaria "normale".

Da quanto tempo le piccole tv prendono soldi dallo Stato?

Ci sono stati diversi passaggi legislativi, ma i fondi sono stati sbloccati dallo scorso anno grazie alla Cdl. La finanziaria 2002-2003, invece, conterrà la mia proposta di legge per vincolare gli aiuti alla qualità dei programmi, con la specifica richiesta di non trasmettere immagini volgari e offensive. E alla qualità si farà riferimento anche nel disegno di legge sull'editoria che tra poco arriverà in Parlamento e che prevede un riassestamento del sistema radio televisivo italiano.

(26 SETTEMBRE 2002; ORE 155)