da www.informationguerrilla.org

Il girotondo dei valvassini

di Leporello

(da Hortus Musicus, III (2002), 12 www.hortusmusicus.com)

"Non c'è nemico degli elefanti selvatici più crudele dell'elefante addomesticato". (Bertolt Brecht, Sulla "Vita di Galileo")

La scorsa estate, oltre ad affrontare i fastidiosi assalti della zanzara tigre, gli italiani hanno dovuto fare i conti con altre creaturediddio assetate di sangue umano, più grosse e più voraci. È una specie endogena in via di estinzione che, a differenza dei più democratici insetti appena citati, durante le vacanze popola i luoghi del turismo esclusivo, disdegnando, noblesse oblige, arene sudaticce e devastabili città d'arte. L'estate è un momento di dieta per questi feroci mammiferi, una sorta di letargo alla rovescia. Finite le vacanze si torna in città, a fianco a fianco con il volgo e in preda a un legittimo e vigoroso appetito che durerà fino alle successive vacanze, quando di nuovo occorrerà smaltire gli eccessi adiposi e lo stress invernale delle obbligatorie frequentazioni plebee. Gli scienziati, studiando questa specie nel suo habitat naturale, hanno scoperto che per assicurarsi il cibo in tempi di carestia, quando il territorio di caccia è occupato da gruppi concorrenti, essa riesuma un ancestrale rito propiziatorio che si credeva perduto nei suoi primordi. Gli individui si dispongono in circolo tenendosi per mano e girano vorticosamente, progressivamente perdendo ogni freno inibitorio, emettendo versi che si vorrebbero minacciosi, in realtà un po' imbarazzanti, tra lo squittio e il ruggito, inclinando allo squittio specialmente lo sciamano. Lo spettacolo, nonostante l'apparenza di incruento simbolismo apotropaico, è in realtà orribile: a una più attenta analisi ci troviamo di fronte a sacrifici umani seguiti da smodati atti di cannibalismo. Nell'ecosistema gli individui di questa specie occupano i primi posti, di solito appena un gradino sotto i loro più attrezzati concorrenti, con i quali a volte si mettono d'accordo - si "stringono a coorte", come cantano alcuni -, ma più spesso è guerra aperta. Agli ultimi posti, ben lontani dai predatori, si trovano tutti gli altri: si tratta di erbivori, destinati non a predare, ma ad essere predati. In natura se ne trovano a sufficienza per sfamare i carnivori di tutte le specie, così da non alterare l'ecosistema e continuare in aeternum. Gli individui della specie ora in esame sono astuti e quando a prevalere sono i concorrenti essi da tempo immemorabile usano ai propri fini la mansuetudine ovibovina degli erbivori e la loro massa d'urto, agitando ora il bastone ora la carota e sbranandoli immancabilmente a operazione conclusa. Non bisogna certo credere che il vampirismo sia appannaggio esclusivo di questa specie: tuttavia essa lo esercita con tale atavica maestria, con tale disinibita voracità che non le si può negare la palma del Migliore. Scrutando ad esempio qui di seguito l'idea che la specie si fa della Giustizia, bisognerà ammettere che essa, al di là delle apparenze, è degna di Dracula, l'Impalatore.

In agosto è strisciato in rete un appello del professor Paolo Flores d'Arcais che esortava a partecipare alla manifestazione-girotondo del 14 settembre a Roma per bloccare "l'ignobile progetto di legge Cirami […], che fa a pezzi lo Stato di diritto e per unire la società civile tutta in difesa del bene primo e irrinunciabile di una civile convivenza: la legge eguale per tutti". Un invito esteso a chi "ormai consapevole che su questa legge si gioca un momento essenziale per chiunque - di sinistra, di centro, di destra - non intenda precipitare in una 'legalità' che legalizza l'illegale, non intenda tornare alla 'giustizia' su misura, garanzia di impunità per gli 'eccellenti' e a tolleranza zero per chi non ha santi in paradiso. Peggio, addirittura, di una 'giustizia di classe': una giustizia di tipo feudale". Ecco in queste poche righe un limpido esempio dell'ipnosi sociale lungamente sperimentata da questa specie a beneficio di catatonici erbivori. Vediamo di svelarne qualche trucco.

1) Quando il professor Flores d'Arcais, ispirato e segretamente consapevole come un Borgia, somministra il suo elisir - in parti uguali "stato di diritto" e "legge eguale per tutti" -, dimentica le istruzioni per l'uso e le controindicazioni, obbligatorie per ogni prodotto farmaceutico. La Legge nello Stato di diritto di cui parla il professore, cioè quello democratico, è una terapia praticabile solo in presenza di risorse adeguate e la sua efficacia è direttamente proporzionale alla loro entità. Se non si possiede in misura sufficiente l'equivalente generale, meglio astenersi, a scanso di deplorevoli effetti secondari.

2) In uno Stato democratico ideale, come la Geenna amabilmente evocata dal professor Flores d'Arcais - cioè in uno Stato in cui la proprietà privata è sacra e di conseguenza le Leggi del Mercato non possono che prevalere su qualunque altra necessità, come sa benissimo anche il professore - la Legge non è mai eguale per tutti, non può esserlo: al pari della Salute, è una merce come tutte le altre, alla fine è un diritto di Censo. Per dirla con gli economisti, la Colpa è questione di Censo ex ante: come ammoniva Anatole France, in uno Stato di diritto la Legge proibisce con egual rigore al ricco e al povero di dormire sotto i ponti. L'Innocenza invece è questione di Censo ex post. Semplicemente più paghi meglio ti difendi e visto che Berlusconi, grazie allo Stato democratico, è il più ricco di tutti, ne discende che si difende meglio di tutti ed è di tutti il più innocente: il pacchetto, caro Flores d'Arcais, va acquistato intero, mica si può scegliere a capriccio di professore.

3) Se a qualche girotondino venisse il prurito di capire davvero qualcosa del rapporto tra Legge e Censo, invece di accontentarsi degli slogan su Berlusconi potrebbe leggere uno qualunque dei testi degli studiosi che si occupano seriamente di immigrazione. Oppure potrebbe chiedere lumi a un amico avvocato o a uno poliziotto o a uno mafioso - l'esperto degli esperti - che gli spiegherebbero subito come in realtà funziona lo Stato di diritto per chi non ha una solida posizione economica. Del resto, senza che nessuno tra gli attuali Girotondini si scandalizzasse troppo, il governo di centro-sinistra si era dato una bella legge dura dura sui clandestini - nulla che la Bossi-Fini possa far rimpiangere -, la Turco-Napolitano, che istituiva i Centri di permanenza temporanea, "luoghi di reclusione per persone che non hanno commesso alcun reato e in cui gli stranieri trattenuti vengono fatti scomparire prima di essere espulsi" (Federica Sossi, Autobiografie negate. Immigrati nei lager del presente, manifestolibri, Roma 2002: se ne consiglia la lettura tra un girotondo e l'altro). Un trionfo dello Stato di diritto, professor Flores D'Arcais, e niente "festa di protesta" (come squittisce sempre fatuo Nanni Moretti) per i subumani. Anzi, la vigile attenzione dei Ds per questi irresponsabili delinquenti che arrivano da noi con tutti i trucchi possibili non viene mai meno. Di recente Massimo D'Alema, nell'eterno tentativo di differenziare in qualche modo la politica della Sinistra da quella della maggioranza, ha come al solito scavalcato a destra il governo e lo ha rimproverato aspramente: "Il bilancio del governo, che era negativo, ora è disastroso. Stiamo assistendo alla più imponente sanatoria sull'immigrazione clandestina che ci sia mai stata, e ad attuarla è un governo che aveva fatto della lotta ai clandestini la sua bandiera" (Il Resto del Carlino, 31 agosto 2002). Ecco, appunto, una "imponente sanatoria" a favore dei disperati per il presidente diessino è un evento "disastroso": magari i clandestini sarebbe meglio "buttarli a mare", come auspicava Irene Pivetti, pochi giorni prima che il governo Prodi ubbidisse e facesse calare a picco dalla Marina Militare la Kater I Kades, provocando una strage; o "rispedirli al mittente", come suggeriva l'onorevole Marco Izzo dei Comunisti Italiani, pochi giorni prima che la Sinistra perdesse - pertanto giustamente - le elezioni. Non abbiamo dubbi che se le avesse di nuovo vinte agli immigrati in genere e ai clandestini in particolare non sarebbe andata meglio. Perché i clandestini sono fuorilegge e per la Sinistra la Legge è über Alles. Di più: essi sono fuorilegge dalla nascita, anzi, a causa della loro nascita. Ecco, questo di coloro che nascono al di fuori della legge potrebbe essere un bel tema per i cervelli infantilmente inventivi e crudeli dei Girotondini, "movimento di moderati", come si precipita a certificare Michele Serra ogni volta che può, cioè strutturalmente e autenticamente reazionario, non a caso circolare. Ci sia permesso al riguardo elargire loro un suggerimento: si sistemino comodi sulla barca a vela (se ancora non la possiedono la acquistino subito da qualche collezionista, ma attenti alle truffe), osservino il tramonto e riflettano un po' sulle analogie con il nazismo. Chissà che verso l'alba non sorga qualche dubbio.

4) In ordine al "precipitare in una 'legalità' che legalizza l'illegale", a parte l'allitterante escamotage letterario - ovviamente tautologico, perché sempre una legge "legalizza l'illegale" -, il professor Flores d'Arcais sarà certamente al corrente che nello Stato di diritto - a cui lui dice di credere -, il Parlamento è sovrano e vara tutte le leggi che gli passano per l'anticamera della birignoccola. A patto, s'intende, che non attentino alla Costituzione, ché in questo caso si può sempre contare sul tempestivo intervento del Presidente della Repubblica, che può solennemente rinviarle alle Camere. Ma anche decidere di no, ohibò! Tutto qui? Tutto qui. È la democrazia, stupidi!

5) Se la legge sul "legittimo sospetto" crea tutti questi mal di pancia ai Girotondini, non si può fare a meno di chiedere loro perché non si siano messi a girare vorticosamente quando si sono accorti che la passata legislatura stava finendo e nessuno pensava seriamente a votare una legge sul conflitto di interessi in modo da prevenire l'incresciosa anomalia. È vero che tale domanda nella sua ovvietà è ormai talmente logora da risultare stucchevole, ma non è per questo meno legittima. E poi non ha ancora ricevuto risposta. Una risposta che non offenda l'intelligenza, intendo, poiché quando i vertici dell'Ulivo dicono che si sono sbagliati, be', in questo caso ci stiamo a prendere violentemente per le natiche, come diceva Brancaleone.

6) Gridare tenendosi per mano "vergogna, vergogna!" ai senatori della maggioranza è un giochino facile facile, visti i destinatari. Tuttavia qui l'afrore intenso dell'ipocrisia si fa davvero insopportabile. Si potrebbe chiedere in quale prato stavano girotondando il professor Flores d'Arcais e i suoi amici quando il presidente del Consiglio D'Alema e gli altri ministri dell'Ulivo competenti, avendo mosso guerra ai serbi, venivano denunciati alla magistratura per violazione dell'art. 11 della Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"). Altro che legge Cirami! Eppure nessuna manifestazione indignata, nessun grido allo strazio dello Stato di diritto, allo scempio della Costituzione, nessuno squittio di regista in debito di fantasia. E dire che si sono presentate numerose occasioni per esternare il proprio sdegno. Il Tribunale dei Ministri infatti giudicò "irrilevante" la questione e archiviò il procedimento. Non si poteva organizzare subito un bel girotondo di protesta? E quando la Cassazione archiviò anche il ricorso contro la decisione del Tribunale dei Ministri, non scorse un fremito di rabbia nelle vene degli apologeti della Costituzione? Il professor Sylos Labini, per esempio, novello fondatore di "Opposizione civile", non poteva fondarla prima? Invece no, niente girotondi, neanche una campana, un regina reginella, un tretregiugiù, un buzzico rampichino, al limite; al contrario: plauso per la sofferta decisione e legittima soddisfazione per essere stati ammessi da Clinton, al modico prezzo della vita di qualche migliaio di jugoslavi, "a quel particolare club, per il quale non vengono rilasciate tessere, e cioè il tavolo dei Grandi", come ebbe a dire proprio D'Alema. Eppure uno dei fondatori di Magistratura Democratica, Giovanni Palombarini - che fino a prova contraria non è un sovversivo, ma è procuratore alla Procura generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione - dubbi non ne aveva e a proposito delle "undici settimane di guerra "etica" del marzo-giugno del 1999" scriveva:

Anche a voler trascurare tutte le altre questioni di carattere politico e umanitario che la guerra ha proposto, non v'è dubbio che le violazioni del diritto internazionale sono state innumerevoli, così come quelle - per quel che concerne l'Italia - della Costituzione repubblicana […]. Induce a urgenti e amare riflessioni il fatto che la guerra, neppure formalmente dichiarata, sia stata voluta in Europa da governi di centro-sinistra. Anzi, in queste compagini governative proprio le componenti che si definiscono di sinistra sono spesso apparse le più fervide sostenitrici dell'iniziativa (G. Palombarini, Giudici a sinistra, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2000, p. 332).

8) Il giudice Palombarini avrà avuto modo di rammaricarsi anche nel vedere all'opera la Sinistra bellica dalle meno comode file dell'opposizione, quando appoggiò l'esecrato governo dell'Ubu della Brianza con un massiccio, anche se non unanime voto parlamentare grondante sangue afgano. Anche lì, niente girotondi e niente indignazione. Anzi, il filosofo Massimo Cacciari andò illustrando filosoficamente sui maggiori quotidiani nazionali le inderogabili necessità e le misteriose virtù di un ulteriore intervento umanitario. Naturalmente, vista l'efficacia dell'azione precedente, nessuno pensò più di affidarsi alla magistratura per far valere la lettera di una Costituzione rivelatasi quanto mai camaleontica. "Vergogna, vergogna!", certo. Ma equamente distribuita.

9) Vale anche la pena soffermarsi en passant sull'interessante graduatoria stilata dal professor Flores d'Arcais, secondo il quale la "giustizia di tipo feudale" sarebbe "peggio, addirittura, di una 'giustizia di classe'". E a lui, di grazia, chi gliel'ha detto? chi gli ha dato la patente? Distinguiamo, professore, non facciamo di tutt'erba un fascio, e non lo dico a caso. La giustizia feudale, si capisce, è assai seccante per vassalli, valvassori e valvassini, che devono piegarsi ai privilegi del loro Padrone Finale. Per questi subpotenti meglio di sicuro una giustizia di classe, più democratica, più equa, che li ponga al riparo dagli arbìtri di papi, re e imperatori. Ma a chi le deve subire entrambe dal basso, signori miei, poco gli cale: di classe o feudale per lui pari son. Anzi - pensa il subalterno in preda a un irreprimibile attacco di "invidia di classe", come la chiama Berlusconi -, delle due meglio quella feudale, così soffrono un po' anche vassalli e valvassini.

10) Ed eccoci giunti al gran finale esegetico. Il professor Flores d'Arcais, in un afflato lirico, rivolge il suo appello al girotondo a chi "non intenda tornare alla 'giustizia' su misura, garanzia di impunità per gli 'eccellenti' e a tolleranza zero per chi non ha santi in paradiso". Che intende con "tornare"? Da quale età dell'oro si rischia di uscire, professore? Qui, si informi bene, la giustizia è sempre stata "su misura" e la "tolleranza zero per chi non ha santi in paradiso" è da tempo immemore perfettamente operante. Ce l'avete in gran parte regalata voi, valvassori e valvassini, ricordate? Questo è un paese in cui la Giustizia giustizia i poveri senza misericordia. Basta dare un'occhiata alle carceri, a questo buco nero della coscienza civica, a chi le abita. E giustizia anche i dissidenti, appena può. Questo è il paese che ha conosciuto l'infamia giuridica delle leggi speciali, quando i magistrati, proprio gli stessi ai quali oggi i Girotondini vorrebbero affidare le sorti della Legge contro la destra che avanza, facevano scempio di ogni elementare principio giuridico, di ogni barlume di garanzia per gli imputati. Se le ricorda, professor Flores d'Arcais, le leggi emergenziali? La legge Reale se la ricorda? Quella di cui Lelio Basso diceva che "si inscrive in una concezione tipica del fascismo e del codice Rocco"? Leggi fasciste, cari Girotondini, da Stato di polizia. Leggi contro le quali ci fu un referendum che il PCI avversò con tutte le forze, avvezzo com'era ai processi staliniani e in perfetta sintonia con una cultura inquisitoriale del diritto di cui sono imbevuti tutti in Italia, Sinistra, Centro e Destra. Alla feroce ottusità di quella classe politica, che certo non è cambiata, e di quella magistratura, che ora voi volete riciclare come alternativa al 'porto delle nebbie', qualcuno si opponeva. Per esempio Italo Mereu, quando con un suo importante studio voleva

documentare quanto fosse equivoco fingere di voler salvare lo Stato di Diritto trasformandolo in Stato di polizia; e dimostrare che opporre la violenza legale a quella illegale era un antico vizio italiano che non era mai riuscito a nascondere la fondamentale intolleranza - mascherata sotto il nome di difesa della religione, della patria, delle istituzioni democratiche, ecc. - che nel metodo inquisitorio aveva sempre trovato il mezzo più opportuno per concretarsi nell'effettività. Da lì il perdurante medioevo giuridico in cui ancora oggi viviamo; e cioè: la mancanza di habeas corpus; la possibilità di essere arrestati per un semplice sospetto (chiamato anche indizio), e la regola di essere giudicati sempre non dai propri pari, ma da un giudice-professionista (un tempo in tonaca, oggi togato); l'obbligo per l'imputato di dimostrare la propria innocenza (vale a dire l'inversione dell'onere della prova); l'istruttoria scritta e segreta, senza contraddittorio; la segregazione cellulare e la tortura per costringere a confessarsi colpevole dei reati imputati; la possibilità di condannare non basandosi sulle prove ma sul "libero convincimento" dell'inquisitore; l'irresponsabilità totale del pubblico ministero e degli altri inquirenti per qualunque loro iniziativa giudiziaria; il nessun conto in cui da allora è stato sempre tenuto l'avvocato; ed infine la mancanza di qualsiasi diritto, soprattutto da parte degli accusati dei reati di lesa maestà divina o umana (vale a dire dei reati di eresia o di quelli contro la "personalità dello Stato"). (I. Mereu, Storia dell'intolleranza in Europa, prefazione alla seconda edizione, Bompiani, Milano 20006, p. VII).

È di voi che si parla, paladini al dettaglio e all'ingrosso dello Stato di diritto! Ma, insaziabili, non vi siete fermati qui: avete fatto ancora peggio, avete tollerato che i vostri "politici di professione" - così li chiamate, senza pudore, come fosse davvero legittimo concepire la politica come un mestiere - decidessero una volta per tutte di trasformare l'Italia in uno Stato di polizia, regalando l'autonomia all'Arma dei Carabinieri: un passo che mai i democristiani si erano sognati di compiere, e per la verità neanche i fascisti. Una strategia studiata a tavolino, per anni, in attesa di governare, e illustrata da Luciano Violante nell'aprile 1995 tramite Micromega - rivista diretta, guarda un po', proprio dal professor Flores d'Arcais - in un articolo dal titolo sinistro: Apologia dell'ordine pubblico.

P.S. A proposito del piattino eurogiudiziario di cui vanno berciando i fiduciosi eurospacciatori di Sinistra - gente sempre in fuga dalle proprie responsabilità etiche e politiche, alla continua ricerca di nuovi eldoradi da vendere agli erbivori per far loro dimenticare le ignominie dei vecchi - valga quanto appena detto sul microborgia. Si può tutt'al più richiamare l'attenzione del lettore su un paio di chiarissimi segnali d'indirizzo: la decisione quadro del Consiglio europeo sulla lotta contro il terrorismo, che ad esempio nella sua formulazione originaria riconosce il "fine terrorismo" anche a "occupazione abusiva o danneggiamento di infrastrutture statali e pubbliche, mezzi di trasporto pubblico, luoghi e beni pubblici" (art. 3, paragrafo 1, lettera f); e la recente proposta - accolta al Parlamento europeo dai più come "ragionevole" - di obbligare provider e compagnie telefoniche a registrare e tenere per un anno a disposizione delle polizie europee non solo i tabulati, ma anche il contenuto di tutte le conversazioni on-line e telefoniche, da fisso e da cellulare, e-mail, sms, fax, documenti informatici, siti internet. Allo scopo emergenzialfilantropico di catturare con maggior agio e molti meno affanni i feroci terroristi, il cui numero, vista l'elastica accezione di 'terrorismo' che vaga nella scatola cranica degli eurodeputati, rischia di diventare esorbitante. Siamo però ancora solo a metà strada per il compimento del progetto euronazisovietico dell'uomo di vetro. Perché questo si realizzi integralmente occorrerà attendere che il giudice Baltasar Garzón, tra la messa al bando di un partito politico e una candidatura al Nobel per la pace - in concorrenza con Berlusconi, altro paladino della giustizia -, apra la corrispondenza cartacea di tutti i cittadini europei, la controlli, la fotocopi e l'archivi. E almeno questo, per il momento, sembra superiore alle sue forze.

P.P.S. À propos de Nobel. Il 14 settembre, mentre partecipava davanti a Regina Coeli a una manifestazione in appoggio allo sciopero dei detenuti e subito prima di recarsi al Girotondo di Piazza San Giovanni, il polivalente Dario Fo - trottolando a perdifiato come Arlecchino servo di due padroni - dichiarava: "Ho sempre visitato le carceri e quando uscivo provavo angoscia perché si sentiva veramente il disprezzo umano, la mancanza di dignità verso l'uomo. Castelli, Berlusconi e Previti dovrebbero provare cosa sono le carceri. Speriamo che avvenga fra poco, ma sono solo sogni" (la Repubblica on-line, 14 settembre 2002). Fo dovrebbe sapere - così come i manifestanti che sfilarono sotto la Questura napoletana facendo il segno delle manette e invocando la galera per i poliziotti che parteciparono alla feroce repressione della Caserma Raniero nel marzo 2001 -, che il carcere non si augura a nessuno. Mai.