Berlusconi: «I cadaveri dei clandestini? Per raccoglierli bastano i pedalò»
di Enrico Fierro

I cadaveri dei clandestini morti annegati nel mare di Porto Empedocle e recuperati da poliziotti in pedalò? «Non credo si siano lamentati. Anche i pedalò vanno bene». Parola di Silvio Berlusconi.
«Presidente, dite che vi state attrezzando per combattere l’immigrazione clandestina. Promettete mezzi e uomini, ma almeno riuscirete ad evitare la vergogna vista ad Agrigento dei naufraghi morti annegati raccolti da poliziotti in pedalò?». Palazzo Chigi, sala verde, conferenza stampa di Berlusconi e Pisanu sulla fase 3 dell’operazione «Vie libere», pienone di giornalisti, fotografi e cameramen, il capo del governo snocciola dati sull’arresto di prostitute, piccoli spacciatori di droga, scippatori e immigrati clandestini. Il cronista de «L’Unità» chiede la parola a rivolge la domanda. Risponde il ministro dell’Interno: «Ad Agrigento ci stiamo attrezzando, stiamo potenziando la polizia». Berlusconi lo interrompe rivolgendosi direttamente al cronista: «Ma lei vorrebbe che ci fossero delle navi speciali per la raccolta dei cadaveri in mare?». Il cronista replica: «No vorrei solo che si evitasse la vergogna di recuperare i cadaveri in mare con i pedalò, tutto qui». E Berlusconi: «Ma non è che lì ci sono cadaveri da raccogliere tutti i giorni». Di nuovo il cronista: «In questa ultima settimana ce ne sono stati a decine». Berlusconi, ormai infastidito: «Non credo che si siano lamentati. Anche i pedalò vanno bene..». E infatti: quei cadaveri non si sono lamentati, non potevano.

I giornali italiani e di mezzo mondo hanno pubblicato la foto del poliziotto che nel mare di Agrigento agguanta il braccio di un cadavere sporgendosi dal bordo di un pedalò, e hanno scoperto come l’Italia affronta il dramma dell’immigrazione clandestina. Ma Berlusconi non ama «L’Unità», giornale che definisce ironicamente «campione di obiettività», «sì, siamo obiettivi proprio come lo è lei», è la risposta del cronista. «No, no, io sono obiettivo. Io leggo il vostro giornale una volta alla settimana e questo mi consola, perché tutto ciò che io pensavo venisse da quella parte politica è stato puntualmente confermato». Ultima replica del cronista: «Presidente, che vuole, ci deve sopoportare».

Gli italiani, invece, dovranno sopportare ogni due settimane lunghe conferenze stampa nel corso delle quali, il Capo del governo e il ministro dell’Interno Beppe Pisanu daranno lettura di un «mattinale» che magnifica i dati dell’operazione «Vie Libere», il «pattuglione». Un’operazione durata due mesi che ha portato all’arresto di quasi 1500 persone, a 3mila espulsioni e al sequestro di 250 kg di droga. Prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti, abusivismo commerciale (venditori di cd falsi e griffe contraffatte), reati contro il patrimonio. Berlusconi occupa tutta intera la scena, «da quando siamo al governo - dice - il numero dei reati è diminuito del 10 per cento». Stiamo realizzando il programma anche sul terreno della sicurezza. Del resto, governo e maggioranza, sottolinea il premier, si ispirano «a quello che è il nostro Vangelo», e pone la mano sul libro che raccoglie i suoi discorsi e che ha un titolo emblematico, «L’Italia che ho in mente».

Poi, ad un certo punto del suo discorso, Berlusconi cerca di riparare alla macabra gaffe sui pedalò parlando del volto umano della repressione. «L’esercito del male» va combattuto, «con fermezza ma anche con umanità, le operazioni di polizia vanno condotte avendo in mente che le persone vanno trattate con umanità». Nella mente del premier forse risuonano ancora le frasi del sindaco di Treviso Gentilini, che agli immigrati vuole prendere anche le impronte dei piedi, o le uscite di Borghezio e Bossi. «Mi riferisco a tutta una serie di proteste di organizzazioni non governative e cattoliche - dice -, ho anche sentito che in occasione di allontanamento di clandestini si è usato il termine “deportazione”. Eh no, questo proprio no...».

E poi sulle carceri. Se il ministro Guardasigilli Roberto Castelli aveva definito i penitenziari italiani dei veri e propri hotel a cinque stelle, Berlusconi riconosce che il problema esiste. Sconfessa il suo ministro e afferma che «nelle carceri italiane le condizioni dei reclusi non rispettano la dignità di molti cittadini imprigionati». Certo, «si possono privare i cittadini della libertà se commettono reati, ma non si possono privare della loro dignità. Lo Stato deve operare pensando sempre che ha a che fare con delle persone». Esattamente quello che sostengono i parlamentari che nei mesi estivi hanno visitato i penitenziari italiani denunciandonone l’affollamento, e le varie organizzazioni di volontariato che da anni operano nelle carceri. Tutti bollati da Castelli come dei «sovversivi».

E Pisanu? Nel poco tempo che il premier gli lascia a disposizione, il ministro dell’Interno parla di Firenze e del prossimo summit dei no-global. «Firenze, città d’arte e con una particolare struttura urbanistica, è fragilissima, certamente non adatta per questo tipo di manifestazioni». Lui, il ministro, aveva sconsigliato l’uso della città, ma non c’è stato nulla da fare. Per il momento incontra responsabili dell’ordine pubblico e la «parte pacifica del movimento». L’obiettivo? «Ripetere l’esperienza di Genova». I giornalisti fremono. Ma è solo un momento, quando si capisce che il riferimento è alle manifestazioni di quest’anno - svoltesi senza incidenti - tutti tirano un sospiro di sollievo.