Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
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    Predefinito Cala la fiducia nel governo

    Ma anche l'Ulivo non convince
    Deve scegliere il suo leader
    "Non mantiene le promesse"
    Cala la fiducia nel governo
    Lo scontento riguarda soprattutto fisco,
    immigrazione, sanità e giustizia
    di FABIO BORDIGNON


    L'entusiasmo che, per alcuni mesi, aveva accompagnato il governo Berlusconi dopo il successo elettorale del 13 maggio 2001 sembra essersi smorzato. Il grado di apprezzamento per l'azione governativa risulta piuttosto basso, e la maggioranza delle persone ritiene che le promesse della campagna elettorale siano state disattese. Riprende fiato l'opposizione di centro-sinistra, i cui elettori appaiono, però, fortemente divisi sulla questione della leadership. E' questo il quadro delineato da un sondaggio condotto da Poster-Demetra, per conto di "Repubblica", su un campione rappresentativo della popolazione italiana.

    Meno di una persona su due, nel valutare l'operato del Governo Berlusconi, formula un giudizio positivo. E' circa il 45% delle persone interpellate ad assegnare la sufficienza (6 o più) a quanto realizzato in questa prima fase della legislatura, con una netta divaricazione determinata dalle preferenze politiche individuali. Il valore considerato si abbassa, infatti, al 23% tra gli elettori del centro-sinistra; ma si impenna all'87% tra quelli di centro-destra.

    L'insoddisfazione sembra derivare, in primo luogo, dalla delusione per le aspettative suscitate in campagna elettorale: sette persone su dieci ritengono che Berlusconi non abbia mantenuto le promesse fatte; un'opinione condivisa dalla quasi totalità dell'elettorato ulivista (97%), e sottoscritta da una porzione significativa di elettori della Casa delle Libertà (30%).

    Andando a distinguere i diversi ambiti di azione, lo scontento riguarda soprattutto le politiche fiscali (solo il 34% assegna un voto sufficiente), la gestione del fenomeno immigrazione (35%) e della sanità (36%). Tiepidi anche i giudizi per quanto concerne giustizia ed economia (41%), mentre un maggiore apprezzamento viene espresso per quanto realizzato in politica estera (53%) e nel settore dell'informazione (50%). Anche se va segnalato come siano proprio questi due settori, assieme al fisco, a veder crescere con maggiore velocità l'insoddisfazione nel corso degli ultimi mesi.

    Dagli stessi esiti dell'azione di governo, ed in particolare dall'operato di alcuni ministri, sembrano nascere, secondo l'opinione pubblica, le maggiori difficoltà per l'esecutivo (21%). E un ruolo non marginale soprattutto tra gli elettori del centro-sinistra viene assegnato alle polemiche e alle divisioni interne alla maggioranza (15%). Altri - soprattutto tra chi si colloca politicamente a centro-destra - indicano come principali ostacoli per la compagine governativa l'azione del sindacato (17%) e dell'opposizione parlamentare (17%). All'opposizione sociale (movimenti e girotondi) viene riconosciuto, viceversa, un ruolo di secondo piano (7%).

    L'opposizione di centro-sinistra ottiene, dopo una fase di crescita, un grado di apprezzamento poco distante da quello riscosso dal governo. Ad esprimere un giudizio favorevole è, in questo caso, il 43% della popolazione - con un picco del 70% tra gli elettori dell'Ulivo.

    Rimane aperta, infine, la questione di chi debba guidare la coalizione verso i prossimi appuntamenti elettorali, con i simpatizzanti dell'Ulivo ad indicare tre principali alternative. Se la maggioranza si esprime a favore di Prodi (21%), appena due punti separano il presidente della Commissione Europea dall'attuale leader dell'opposizione: Rutelli (19%). Segue, leggermente più staccato, Cofferati (in terza posizione con il 16%). Più distanziati troviamo, invece, Fassino (11%), D'Alema (9%) e Di Pietro (9%). Considerando, poi, anche la seconda preferenza espressa, possiamo segnalare come l'abbinamento Prodi-Cofferati risulti, con l'8%, quello indicato con maggiore frequenza dalle persone interpellate. Una percentuale di poco inferiore accosta, invece, i nomi di Rutelli a D'Alema (7%).
    Colui che irrise i martiri del comunismo

  2. #2
    email non funzionante
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    Ci danno vicini al centrodestra, siamo sulla buona strada.

  3. #3
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    Dobbiamo decidere il leader accidenti a loro...La piantassero gli amici della Margherita di cercare di farci le scarpe, la piantassero gli alleati minori di fare problemi a portavoce unici alla Camera e al Senato, la piantasse una parte dei DS di voler fare il partito alternativo fricchettone e movimentista al di fuori del partito....Si rendesse conto un'altra parte dei DS a tutti i livelli, in particolare ai livelli più bassi, che fare la linea politica vuol dire sporcarsi le mani....

  4. #4
    Hanno assassinato Calipari
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    Red: in pratica l'Ulivo fatto da Fassino, Angius e D'Alema.

    Imparate da Lula invece

  5. #5
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    No, l'Ulivo non può prescindere dalla Margherita, dai Verdi, dai Comunisti Italiani, dallo SDI, dai DS, dall'IdV e dall'MRE....secondo me....

    Però il problema è che tutti si riempiono la bocca di ulivismo ma poi essere veramente ulivisti (mettere gli interessi della coalizione al di sopra dei propri interessi di parte) è difficile...

  6. #6
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    Predefinito siamo sulla buona strada?

    Ci unisce certamente il nemico comune. E non è - come sarebbe banale identificare - il capo del governo. Almeno non solo. Il nemico dell'opposizione è la faciloneria, il populismo, la scorciatoia, la promessa, l'inettitudine, la falsa ideologia liberista a schermo di misfatti economici e politici.

    L'ostacolo da saltare sta dunque nel progettare un disegno complessivo, renderlo scevro dall'appartenenza partitica. Dunque ispirarsi ai primordi della nostra Repubblica: alla Costituzione. Preservarla, leggerla, aderirvi già vuol dire creare un consenso potenziale più vasto: questo e non altro è il successo dei girotondi.

    Se posso esprimere un parere, ritengo che la "federazione" richiesta da Amato rappresenterebbe un primo passo. Un secondo (rivoluzionario) starebbe nella scelta del leader con elezioni interne. Non primarie nella tradizione statunitense: il leader lo esprima la base, non i grandi elettori. E qui servirà necessariamente un salto generazionale. Intendo in senso ideale: chi si presenterebbe a queste elezioni dovrebbe richiamare l'adesione ad un programma, questo si approvato dalla federazione e dunque sottoposto ai voti della base.

    Termino come ho iniziato: siamo sulla buona strada? Forse si, ma il buon governo di cui tutti (anche la destra) necessita, non nasce spontaneo: si deve disegnare sulle proprie convinzioni e con proprie idee, contrapposte o solo in correzione di quanto questo malgoverno va facendo e dicendo. Ma non certo esclusivamente contraddicendo.

    Informauro

  7. #7
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito

    E ognuno voterebbe il leader del proprio partito, i candidati direbbero cose molto fumose, in modo da andare bene a tutti, etc etc.

    Perche' invece non si parte dalle cose concrete da fare? Permetterebbe di mettere in evidenza subito chi e' capace e costruttivo, si formerebbe naturalmente una classe nuova. Non ne basta uno di nuovo per cambiare, ce ne vogliono tanti.

 

 

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