Finita la ripresa economica, le statistiche mostrano
le prime conseguenze della recessione
Usa, 33 milioni di poveri
Cresce il numero degli indigenti
Le nuove "vittime" sono famiglie bianche che vivono
nelle metropoli del Sud. E anche il ceto medio è a rischio
di LUCIA MARANI
L'AMERICA si riscopre più povera. I dati del rapporto 2001 su redditi e povertà pubblicato ieri dal Census Bureau sono chiari: negli Stati Uniti i poveri sono 32,9 milioni, 1,3 milioni in più rispetto all'anno precedente. E per la prima volta in otto anni il numero degli americani che vivono al di sotto della soglia di povertà torna a crescere in modo preoccupante. Il tasso di povertà è infatti aumentato dopo quattro anni di significativa diminuzione, ed è passato dall'11,3 per cento del 2000 all'11,7 per cento dell'anno scorso. Non solo: il rischio sfiora anche le famiglie appartenenti al ceto medio, il cui reddito medio annuo è diminuito, passando a 42.228 (circa 42.000 euro) dollari nel 2001, 934 dollari in meno (il 2,2 per cento) rispetto all'anno precedente. Secondo l'analisi dell'istituto di ricerca americano e del suo presidente Daniel Weinberg, all'origine di questa situazione c'è la recessione iniziata nel marzo del 2001.
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La crisi ha ridotto i guadagni di milioni di americani, e il divario tra ricchi e poveri continua ad aumentare. Una famiglia di quattro persone è classificata "povera" se la somma di denaro a disposizione in un anno non supera 18.104 dollari. Più in dettaglio, ecco quanto "vale" la povertà delle famiglie secondo le statistiche ufficiali. Le stime, aggiornate ogni anno per essere adeguate all'indice dei prezzi al consumo, sono di 14.128 per un nucleo di tre persone, 11.569 per una coppia sposata e poco più di 9.000 dollari per un individuo solo. La crisi, del resto, ha condizionato ampie fasce della popolazione, e le differenze di razza, provenienza geografica, classe sociale stavolta non contano, o almeno non secondo gli schemi tradizionali: stranamente, ha commentato Weinberg, l'ultima recessione ha colpito più i bianchi che altri gruppi sociali.
Gli estensori del rapporto hanno lavorato per mesi sulle cifre provenienti dai cinquanta stati dell'Unione, e alla fine le statistiche del rapporto presentano una fotografia del paese per certi versi inedita: i poveri-tipo appartengono a una famiglia che vive nei quartieri periferici delle grandi metropoli degli stati del sud, bianca e di origine non ispanica.
La Casa Bianca ha commentato che i risultati scoraggianti sono, in parte, il risultato di un rallentamento dell'economia iniziato durante la presidenza di Bill Clinton. Per il leader dei democratici al Congresso Richard Gephardt, invece, questi dati sono il risultato lampante del fallimento della gestione dell'economia da parte di George W. Bush, accusato di essere più incline a lamentarsi della gestione del suo predecessore che di preoccuparsi della situazione attuale. I democratici insistono perché il Congresso aumenti la spesa sociale, un'esigenza ritenuta non pressante dai repubblicani.
Il rapporto fornirà abbondante materiale di scontro tra democratici e repubblicani, in vista della campagna elettorale per il rinnovo del Congresso, a novembre. Intanto, in attesa dello scontro elettorale, per quasi 33 milioni di americani vale l'amaro risultato evidenziato da Weinberg: "Il declino è diffuso ovunque".