LA STAR SERBA
«Basta odio etnico, meglio Anna Oxa» La nuova vita di Ceca, vedova di Arkan
DAL NOSTRO INVIATO
BELGRADO - «Non voglio più violenza». E' finita la partita e l'Obilic, tanto per cambiare, ha vinto. Nel baretto dello stadio, che si chiama Muzej ed è davvero un museo della Serbia di ieri, la vedova di Arkan aspetta al tavolino in una nuvola di fumo, fra hooligan, grappe e amiche platinate.
Questo è l'ultimo covo delle Tigri che stupravano la Bosnia. Qui si tifa la memoria d'un Comandante che, forse, non è finito al tribunale dell'Aja per i criminali di guerra solo perché l'hanno ammazzato prima.
«Io so chi è stato», dice Svetlana Velickovic in arte Ceca, 28 anni, la vistosa cantante turbofolk che il Boia dei Balcani, il capo delle soldataglie di Milosevic sposò e mise alla presidenza della squadra: «So chi ha ucciso mio marito. Ma siccome questo non lo farà tornare in vita, è una verità che tengo per me. Non voglio vendette. E sono stanca della violenza che mi ha rovinato l'esistenza».
Due anni dopo quell'esecuzione nella hall dell'Intercontinental, Ceca è tornata: ad amministrare i miliardi di famiglia, a cantare nello stadio Marakana di Belgrado, a fare spot di caffè e sigarette, soprattutto a sponsorizzare Borislav Pelevic, suo testimone di nozze e candidato dell'Ssj, il Partito dell'unità serba votato dagli orfani di Arkan.
Il lutto è finito?
«L'ho portato a lungo, secondo la tradizione cristiano-ortodossa. Il primo anno non sono mai uscita di casa, stavo coi due bambini, Veljko e Anastasija. Il concerto mi è servito a reagire».
Quando parla del terribile Arkan ai suoi figli, che cosa dice?
«Che era un ottimo padre, meglio di molte madri. Mi ha fatto diventare una persona matura. Non credo alle storie che si raccontano su mio marito: è solo propaganda antiserba».
Lei dice di non volere più violenza. Ma forse era meglio pensarci prima. E poi al suo concerto, quest'estate, era pieno di nazionalisti che ancora invocavano "Kosovo! Kosovo!".
«Io sono una cantante serba e ne sono orgogliosa. Anche Toto Cutugno canta "sono un italiano vero", no? Questo non significa che non si debbano rispettare le altre nazioni, perché l'odio etnico è una malattia contagiosa. Ma se la gente invoca la Grande Serbia, per me non è un problema: non ho mai fatto un brano patriottico, le mie canzoni più famose s'intitolano "Dormo ancora nella tua maglietta" o "Belgrado mia" e raccontano solo storie d'amore».
Al ballottaggio, meglio Kostunica o Labus?
«Kostunica. E' più rispettoso dei valori della famiglia. E' la scelta dei veri patrioti».
Che cosa gli chiede?
«Di farci entrare in Europa».
E Seselj, il candidato indicato da Milosevic?
«Non mi piace per niente. Troppo estremista».
Che cosa pensa del processo dell'Aja? Suo marito si sarebbe fatto arrestare come Milosevic?
«Di sicuro, no. Io sono contro quel tribunale, che è nelle mani delle grandi potenze e tratta i popoli dei Balcani come dei giocattoli. Se ci sono dei serbi da processare, è giusto che siamo noi a farlo. E quando toccherà alla Nato per tutte le bombe che ci ha tirato addosso?».
Dopo l'11 settembre, Milosevic ha detto che nei Balcani aveva ragione lui: c'è un pericolo islamico in Europa?
«Ripeto: sono contro le vendette. Anche se è vero che i musulmani hanno distrutto le Twin Towers e la Nato ha distrutto il nostro Paese: noi abbiamo un'identità cristiana che sta in mezzo».
Ha ancora molti amici in Italia?
«Di tutti i Paesi dell'Unione europea, il vostro è l'unico che mi concede il visto Schengen. Così vengo spesso a Milano. Mi piace abbastanza la moda, Cavalli e Dior. Mi piace Berlusconi. Mi piace anche il vostro calcio, Nesta lo comprerei subito. E prenderei Eriksson come allenatore. Mio marito, poi, faceva di tutto perché andassi a Sanremo: Anna Oxa è la cantante che preferisco».
La Oxa? Ma non è albanese?
«Non m'importa: io la inviterei a Belgrado a cantare con me».