Al solito:
brigate Al Aqsa- attentati.
brigate al Aqsa- Al Fatah.
Al Fatah- Arafat.
Arafat- attentati.
Lineare, no?
Come un bimbo di due anni.
Al solito:
brigate Al Aqsa- attentati.
brigate al Aqsa- Al Fatah.
Al Fatah- Arafat.
Arafat- attentati.
Lineare, no?
Come un bimbo di due anni.
Ottimo Jan Hus. Hai risposto alla domanda di gdr su Arafat, rappresentando in modo sintetico ed efficace il punto di vista della propaganda bellica di Sharon. Per fortuna in Israele questo non è l'unico punto di vista. A quello di Sharon, preferisco quello della sinistra laburista, oggi meglio rappresentato da Yossi Beilin, promotore della coalizione israelo-palestinese per la pace.Originally posted by Jan Hus
Arafat sa sicuramente dove sta andando. Il suo obiettivo è restare e distruggere Israele, non trovare una soluzione al conflitto arabo-israeliano. Arafat non è Mandela. A Camp David non ha negoziato un accordo perché i nodi della propaganda palestinese sarebbero venuti al pettine. Quindi ha cercato di forzare la situazione. Arafat ha tutto da guadagnare dal permanere del conflitto con Israele, perché così può accreditarsi come un leader ed evitare il redde rationem dei suoi fallimenti.
R.
"Arafat ha compiuto una serie di scelte strategiche dal 1974 fino alla data degli accordi di Oslo. Sarebbe grottesco pensare che abbia preso la decisione di riconoscere lo stato d'Israele - un fatto che ha permesso ad Israele di firmare un trattato di pace con la Giordania nel 1994, di allacciare relazioni economiche e politiche con la maggior parte dei paesi appartenenti alla Lega araba, di istituire rappresentanze diplomatiche nel Golfo persico e in Nordafrica, di ampliare i suoi rapporti diplomatici in tutto il mondo e migliorare sostanzialmente la propria situazione economica - solo in cambio di un incarico di sindaco di Gaza o Ramallah, costretto a chiedere l'autorizzazione di Israele per qualunque spostamento... No, la volontà del leader palestinese è di pervenire a un accordo permanente con Israele per poter diventare il presidente dello stato palestinese con capitale Gerusalemme Est."
YOSSI BEILIN
* Ex ministro della giustizia, responsabile dei negoziati segreti di Oslo. Membro del Parlamento israeliano, autore di numerosi libri, tra cui Il Manuale di una colomba ferita (in ebraico), Yeodioth Ahronoth Books, Tel Aviv, 2001 e Touching Peace: from Oslo Accord to a Final Agreement, Weidenfeld & Nicolson, Londra, 1999.
D'accordo. Sharon non punta ad annettersi Gaza e Cisgiordania. L'annessione sarebbe politicamente impraticabile, perchè sconvolgerebbe gli equilibri demografici di Israele, con l'aggiunta di tre milioni di palestinesi in più. A meno che, non si risolva la questione palestinese con la pulizia etnica. Probabilmente, è, per ora, soprattutto questa opzione ad essere ritenuta politicamente impraticabile dal governo israeliano, salvo rendere la vita impossibile ai palestinesi provocandone una lenta e progressiva emigrazione.Originally posted by Jan Hus
Sharon, secondo me, non punta ad annettersi la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Il suo obiettivo è mantenerne il controllo politico-militare, ma non annetterseli, perché l'annessione sarebbe politicamente impraticabile. Il mantenimento del controllo della Cisgiordania (la Striscia di Gaza conta poco), ai suoi occhi, serve a rendere Israele più facilmente difendibile e, probabilmente, ad assicurarne l'approvvigionamento idrico. A differenza di Arafat, Sharon è soprattutto un generale, non un politico; o meglio, conosce soprattutto la politica della forza.
Sharon non è soltanto un generale. E' anche un palazzinaro, che conosce, oltre alla politica della forza o meglio, dei crimini di guerra, anche quella degli insediamenti colonici. Ai suoi occhi, pure la striscia di Gaza conta molto. In una recente ed animatissimo scontro all'interno del governo, ha affermato: "per me Netzarim (la più isolata colonia di Gaza) vale quanto Tel Aviv".
R.
Gli Usa hanno sempre attuato questa logica.Originally posted by Jan Hus
Quanto a Bush...credo che egli abbia un'idea precisa di dove voglia andare. Crede che gli interessi strategici degli Stati Uniti debbano essere difesi ad ogni costo, e così si comporta.
C'è da chiedersi ora perchè, per continuare a perseguirla, gli americani debbano fare una guerra all'anno.
R.