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Risultati da 41 a 47 di 47
  1. #41
    Orazio Coclite
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    Originally posted by Celtic
    Non può fare ragionamenti che in Italia siamo un unica etnia, i Sudtirolesi non mi sembrano molto latini.
    E cosa centrerebbero mai i tirolesi con la stirpe italica? Etnia acquisita negli ultimi 90 anni e che neanche si considerano italiani...


    Originally posted by Celtic
    Proprio di questi giorni Corriere della Sera nè ha parlato, cè nel forum etno vai e vedi,
    Io nella porcilaia enonazionalista non ci entro, principalmente per decoro personale, ma anche per paura di contrarre qualche malattia strana. Saresti allora così gentile da riassumere le sconvolgenti rivelazioni contenute nel (sic) 'corriere della sera'? Te ne sarei grato.


    Originally posted by Celtic
    inoltre parlando di Roma sarebbe più giusto parlare di etnia etrusca.
    ??? Cosa??? I romani erano principalmente una feconda fusione razziale tra popoli pre-indoeuropei ed elementi più o meno spuri di matrice indo-romana. Di certo ci fu anche un cospicuo apporto razziale etrusco, ma da qui a dire che i romani erano etruschi ce ne corre. Caro amico, secondo me dovresti documentarti e non parlare per sentito dire.

    Saluti cari.

  2. #42
    Orazio Coclite
    Ospite

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    Originally posted by Rodolfo
    Superare gli elementi “esteriori” e non sostanziali è giusto, è assolutamente sbagliato invece non conservare gli autentici elementi della Romanità ed a questo proposito mi permetto di riportare un passo tratto dal libro CARATTERE di Julius Evola proprio su questo argomento.

    Se in quest’ opera si deve fare veramente sul serio, bisognerà convincersi che per noi il punto positivo di riferimento è uno solo: l’ELEMENTO ROMANO o, per dir meglio, ARIO-ROMANO.
    La sua antitesi, nella nostra gente, è l’elemento MEDITERRANEO.
    L’italiano medio oscilla, di massima, fra questi due termini.
    Condurlo ad una precisa decisione interna e, quindi, a cristallizzarsi ed a formarsi sempre di più nella direzione del primo elemento, cioè secondo uno stile Ario-Romano e “antiMediterraneo” del Carattere e della Vita, è il nostro compito ed è la condizione precisa, a che possa sempre più prevalere un tipo nuovo, cui può legittimamente applicarsi la designazione di “uomo fascista” e di “razza fascista”.
    Un tale compito ha evidentemente due aspetti.
    L’uno, positivo, consisterà nel metter bene in luce gli ELEMENTI DI STILE e le virtù che, indipendentemente da ogni forma di espressione condizionata da un dato passato, possono considerarsi tipiche nella sostanza Ario-Romana.
    Il secondo aspetto, negativo, consisterà nell’individuare le qualità poco desiderabili di tipo “Mediterraneo” che sono anche presenti in una parte della nostra gente.
    Circa la ROMANITA’, bisognerà decidersi risolutamente a non ridurla più ad un oggetto da museo da dissertazioni erudite o da bolse rievocazioni.
    Bisognerà in grado di trarre dalla ROMANITA’ un contenuto vivente, anzi addirittura MODERNO, che perfino pel popolo sia ben comprensibile, senza bisogno di cultura e di storia.
    Per questo, nel riguardo, noi abbiamo parlato di “elementi di stile”.
    Essi sono da estrarre con cura da tutto ciò che noi sappiamo dalla Tradizione e dal Costume Romano.
    E qui, per prevenire degli equivoci, abbiamo usato l’espressione “Ario-Romano”.
    Vi è infatti Romanità e romanità.
    A NOI IMPORTA SOLO QUELLA ORIGINARIA, in funzione della quale nel Romano possiamo riconoscere senz’altro un particolare modo di apparire del tipo generale della gente Aria.
    A lato di questa Romanità ve n’è una ELLENIZZATA in senso cattivo, ve n’è una “PUNICIZZATA”, ve n’è una CATTOLICA, e via dicendo.
    In esse non abbiamo da cercare dei punti di riferimento.
    Quel che in esse vi è di valido può ricondursi alla PRIMA ROMANITA’, cioè a quella “Aria”.
    In fatto di elementi di Stile e di Carattere, questa Romanità Aria non è, poi, un “Mito”, ma una realtà definita da un certo gruppo di “Virtù” tipiche.
    In prima linea sia un’attitudine dominata, un’audacia illuminata, una parola concisa e convinta, un decidere tanto preciso e coerente quanto meditato, un freddo senso di dominio, senza personalismi e senza vanità.
    Allo stile Romano appartiene la VIRTUS, non come moralismo, ma come virilismo e coraggio; la FORTITUDO e la CONSTANTIA, cioè la forza d’animo; la SAPIENTIA nel senso di riflessione, di consapevolezza; la disciplina e l’HUMANITAS, cioè un innato controllo che non conduce ad irrigidimenti, ma si unisce a cultura e a pienezza di vita; la FIDES, come lealtà e fedeltà; la GRAVITAS o DIGNITAS, come tenuta dell’animo e calma interiore potenziatisi nei tipi superiori; in SOLEMNITAS, in una misurata, seria solennità.
    Allo stile Ario-Romano appartenne ed appartiene un agire preciso, senza grandi gesti, un realismo che non deve significare affatto materialismo, ma amore per l’essenziale; l’ideale della chiarezza, che solo nella decadenza dei popoli latini si trasformò in razionalismo; una diffidenza per ogni abbandono dell’anima e per ogni confuso misticismo; un’insofferenza per ogni tortuosità dialettica; un naturale predominio dell’ETHOS sul PATHOS; un amore per il limite; la capacità di coordinarsi senza confondersi, in vista di un’idea o di un ordine superiore.
    Ben fatta Rodolfo! Anch'io stavo giusto pensando di andare a cercare qualche citazione del Barone Evola, che a distanza di decenni rimane ancora un punto di riferimento importante e valido per quanti si rifanno al pensiero tradizionale. Inoltre non bisogna scordare che Evola fu un acceso germanista, indi non può essere accusato facilmente di faziosità. Così piuttosto di citare a braccio ho pensato anch'io di andarmi a scartabellare alcuni passaggi da 'Sintesi di dottrina della razza'. Per prima cosa è importante evidenziare che Evola identificò col termine di "ario-romana" la razza-guida interna ai diversi fattori etnici italiani, inquadrandola in un corpus unico. Per Evola la razza "ario-romana" è essenzialmente una razza dell'anima.

    Scriveva Evola in 'Sintesi di dottrina della razza':

    "quale miglior modello potrebbe esservi dello stile dell'antica Roma, stile severo, sobrio, attivo, scevro di espressionismi, misurato, consapevole in modo calmo della propria dignità? Essere più che apparire, cogliere il senso della propria individualità e del proprio valore indipendentemente da ogni riferimento esterno, amare l'isolamento nella stessa misura che azioni ed espressioni ridotte all'essenziale, denudate da ogni coreografia e da ogni preoccupazione dell'effetto - tutti questi elementi sono sicuramente fondamentali per lo "stile", secondo il quale deve avvenire la fortificazione e la purificazione in senso nordico-ario della stirpe italiana." (pag. 243-244)

    "Parimenti, anche l'anima intensa ed esplosiva quanto mutevole dell'uomo mediterraneo, il desiderio irresistibile e inattenuato della vita passionale, come il lampeggiamento della genialità in quello intellettuale, necessitano di correzione. "La frase di Nietzsche: "Misuro il valore di un uomo dal suo potere di ritardare la reazione" deve certo valere come una precisa direttiva educativa nei riguardi dell'impulsività disordinata e dell'"esplosivà". Ma Nietzsche stesso ci ha avvertiti circa i pericoli di un "castrismo morale". La capacità di controllo e lo stile di vita di un equilibrio e di una continuità del sentire e del volere non deve condurre ad un inaridimento e ad una meccanizzazione dell'anima, come in certi aspetti negativi dell'uomo germanico o anglosassone. Non si tratta di sopprimere la passionalità e di dare all'anima una forma bella e chiara e omogenea, ma piatta, bensì di organizzare totalitariamente il proprio essere presso alla capacità di riconoscere, discriminare e adeguatamente utilizzare gli impulsi e le luci che scaturiscono dalle profondità." (pag. 245)

    "Ora bisogna dichiarare, che con questa Italia antirazzista, borghese, superficiale, sbandata, aria solo per modo di dire, la è virtualmente finita, nel punto in cui il fascismo ha rovesciato il desautorato regime demoparlamentare e si è dato risolutamente alla costruzione di una nuova nazione romana e guerriera, fra l'altro, sotto il segno di quell'Aquila e di quell'Ascia compresa nel fascio, che sono simboli primordiali della stessa tradizione iperborea. [...] l'Italia fascista vuole piuttosto essere e valere come un mondo nuovo di forze dure e temprate, come un mondo eroico compenetrato di consapevolezza etica e di tensione creatice, avverso a ogni abbandono o sfaldamento dell'anima, avente per simbolo non le tarantelle e il chiaro di luna sulle gondole, ma i possenti ferrei quadrati di quel passo romano, che ha il suo preciso fac-simile nel ritmo delle parate prussiane." (pag. 257-258)

    Saluti.

  3. #43
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    Originally posted by Orazio Coclite





    Io nella porcilaia enonazionalista non ci entro, principalmente per decoro personale, ma anche per paura di contrarre qualche malattia strana. Saresti allora così gentile da riassumere le sconvolgenti rivelazioni contenute nel (sic) 'corriere della sera'? Te ne sarei grato.





    Saluti cari.
    Modera il linguaggio.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #44
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    Dal Corriere della Sera :

    Il benessere sta cambiando gli europei

    Dalla preistoria le condizioni di vita hanno modificato la testa, il peso e la statura


    Negli ultimi vent'anni l'obesità si è diffusa come un'epidemia, al punto da aver modificato sensibilmente le fattezze del corpo umano. Lo dice Andrew Prentice, esperto di nutrizione della School of Hygiene di Londra, secondo cui il peso medio degli inglesi nel 1980 era di 73,7 chili per l'uomo e 62,2 per la donna; mentre oggi è balzato rispettivamente a 81,6 e a 68,8. L'inflazione di grasso non riguarda però solo statunitensi e britannici. Emanuele Sanna, docente di Antropologia dell’Università di Cagliari conferma che l'aumento di massa corporea riguarda tutti gli europei, italiani compresi: nell'ultimo secolo si registra infatti un aumento di 2 chili ogni dieci anni. Parallela alla crescita di peso si osserva anche una crescita di altezza, che nell'ultimo secolo è stato di 1 centimetro ogni dieci anni. Una crescita che lascia sostanzialmente inalterato il tronco e che si concentra nelle gambe. Nei secoli il corpo ha cambiato forma. Peso e altezza sono solo due tra i numerosi parametri considerati dagli antropometristi. Il guaio è che dati storici omogenei e attendibili - basati sui coscritti - si hanno solo per gli ultimi 150 anni. Ciononostante è possibile azzardare una storia delle misure e della forma del corpo mettendo insieme scheletri delle varie epoche, pittura e altri documenti.

    Preistoria - Una prima sorpresa si ha analizzando gli scheletri dei nostri progenitori del Paleolitico superiore (35000-8500 a.C.): erano più alti non solo dei loro discendenti del Neolitico, ma addirittura degli europei fino al secolo scorso. «Con il passaggio dalla caccia all'agricoltura non si ottiene un gran vantaggio, perché si adotta uno stile di vita più energivoro e con un'alimentazione meno sostanziosa» spiega l'antropologo americano Stanley Ulijaszek. Diecimila anni fa l'altezza media sfiorava già i 170 centimetri. Alcuni millenni dopo, invece, si ha un primo abbassamento: Oetzi, per esempio, il cacciatore di circa 5300 anni fa trovato perfettamente conservato nel ghiacciaio tirolese, era alto 165 centimetri, e pesava circa 40 chili. Quanto alla forma della testa, per certo si può dire che con il passar del tempo il cranio si è via via arrotondato.

    Romani - Il maschio adulto medio di epoca greco-romana ha un'altezza compresa tra i 165 e i 170 centimetri. Giulio Cesare, secondo Svetonio e altri storici dell'epoca, era abbastanza alto e asciutto. Fino al primo secolo dopo Cristo nell'élite romana sembra prevalere il tipo nordico: molti sono biondi e relativamente slanciati nel fisico. Tuttavia già alla metà del secondo secolo, il numero di schiavi siri, greci ed ebrei eguaglia quello degli italici: la statura media si abbassa, tanto che l'altezza minima per essere ammessi nell'Esercito imperiale scende a 148 centimetri, e la «Romanorum brevitas» viene contrapposta da molti autori alla «Germanorum proceritas». Con le invasioni barbariche le carte - e i geni delle popolazioni - si mischiano per l'ennesima volta.

    Medioevo - Le tracce sono poche ma in periodi caratterizzati da guerre ed epidemie devastanti, statura e massa corporea diminuiscono. Anche perché, come spiega Emanuele Sanna, «le condizioni ambientali negative incidono soprattutto sugli individui di statura più alta». Analizzando gli elmetti dei soldati si deduce che anche la testa fosse di dimensioni minori rispetto all’attuale. Tuttavia, se dalla massa ci rivolgiamo alle élite, le misure cambiano. Carlo Magno per esempio, ci viene tramandato come una sorta di gigante che, come scrive il suo biografo Eginardo «era di taglia grossa e robusta». Nel 1861, quando venne aperta la sua tomba e analizzato lo scheletro, questo ritratto trova una conferma nell'impressionante statura dell'imperatore: 191 centimetri.

    Età moderna - La storia scientifica delle misure corporee si spinge non più indietro del XVII secolo. I primi dati omogenei che ci consentono di avere davvero l'altezza media di una popolazione sono stati raccolti in Francia in una gigantesca ricerca che ha setacciato 80 archivi per un totale di 38.700 maschi in età di leva censiti sotto i regni di Luigi XV e XVI. I risultati fanno capire quanto l'altezza delle persone sia da mettere in relazione alle condizioni di vita. Nel Seicento, infatti, i francesi toccano il punto più basso con una statura media di 161,7 centimetri. Nel Settecento, invece, nel volgere di appena 12 anni, aumentano di quasi 4 centimetri, per poi crescere gradatamente nel corso del secolo successivo. Le molte guerre, le epidemie, ma soprattutto il freddo intenso che ha interessato la Francia nel XVII secolo spiegano questo tracollo di centimetri. Più il freddo è intenso, infatti, meno è produttiva l'agricoltura e maggiore è la quantità di calorie che dovevano essere bruciate per fronteggiare quella piccola glaciazione europea.

    Il Novecento - Scorrendo le tabelle di accrescimento degli italiani si ha l'impressione di un progresso tumultuoso: se nel 1894 l'altezza media era di 163,7 centimetri, nel 1996 è di 174,4, con un massimo dei friulani (177,9) e un minimo dei sardi (171,3). Emanuele Sanna mette in luce anche altri parametri fisici che mutano rapidamente: la corpulenza, per esempio, che viene misurata come peso in relazione all'altezza e che attualmente attesta il diffondersi anche in Italia di sovrappeso e obesità. Se fino agli inizi del Novecento il cranio si è andato arrotondando, negli ultimi cent'anni si assiste in Europa a un processo di riallungamento. Non dappertutto, però: in Polonia, così come in Sardegna, le misure medie dell'indice cefalico continuano a crescere, indicando così che il processo di arrotondamento è ancora in atto in queste regioni. Generalizzato è invece il fenomeno della sempre maggiore precocità della maturazione sessuale: se duecento anni fa le prime mestruazioni comparivano in media a 17 anni, oggi esordiscono a 12 anni. Negli ultimi decenni il ritmo di crescita e di sviluppo sempre più precoce sta rallentando, ma le prossime generazioni dovremmo ancora guardarle dal basso in alto.

    Luca Carra

    Pag.27 Corriere di oggi:

    Epoca romana

    L'altezza media al tempo dell'Impero Romano era intorno a 165 cm.Spesso erano chiari di carnagione e di capelli.Poi l'altezza dimunisce e il minimo per accedere nell'esercito imperiale era di 148 cm.Piu' alto della media eras Giulio Cesare.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #45
    Orazio Coclite
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    Originally posted by Der Wehrwolf
    Modera il linguaggio.
    Io non modero un bel niente. In quel forum di folli dove una mezza dozzina di individui postano a getto continuo, ci sono entrato un paio di volte e sono stato da subito insultato senza ragione, probabilmente solo per il fatto di avere un avatar e un nickname poco gradito.

    E non venire a fare l'angioletto qui quando poi ti comporti in tutt'altra maniera giocando in casa. Ipocrisia?

    PS - mi scuso poi con i maiali per il raffronto.

  6. #46
    Orazio Coclite
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    L'articolo del Corriere della Sera è molto interessante, ma cosa vorreste provare con ciò? Dove sarebbero le rivelazioni sconvolgenti? Io leggo appunto uno scritto dove si spiega come le condizioni di vita e la forma fisica di vari popoli umani si sia andata modificando durante i secoli. Non trovo invece nessun punto dove si spiega come l'impero romano fosse diventato un melting pot che in confronto New York è una bazzecola. E dove se ne ipotizza la caduta a seguito di questo meticciato. Non trovo nulla di tutto ciò. Solo dati storici risaputi, e di cui riferiscono anche altre fonti dell'epoca. Non comprendo allora il sensazionalismo della cosa... mah... cose da enonazionalisti che continuano ad esaltarsi con il nulla...

  7. #47
    Ospite

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    Orazio l'origine Romana era Etrusca e sabina, e lò sai anche te non far finta dii nulla, poi fù un mischuglio di etnia ma dopo.
    Nessuno ti obliga a venire nel forum etno, ma del Corriere cosà nè pensi?
    Inoltre io mi riferivo che molti (tra cui te) parlano di etnia Italica (latina ) dal nord al sud senza differenze è per me questo è assurdo, oltre che offensivo, personalmente non sono Italico, perchè l'etnia Italica non esiste

 

 
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