Il vicepremier parla a Bolzano per il referendum di An contro il cambiamento del nome di piazza della Vittoria. Ma Gilberto Oneto, uno dei maitre a penser di Bossi, lo critica: "Il nazionalismo non paga più".


ROMA - Non era la piazza della Vittoria che accoglieva i comizi di Giorgio Almirante, ma era una piazza gremita (oltre mille persone) quella che questa sera ha accolto a Bolzano il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, giunto a Bolzano per sostenere il Polo Delle Libertà impegnato nella difesa della denominazione storica di "Piazza della Vittoria" che una decisione della giunta del sindaco ulivista, Giovanni Salghetti Drioli, aveva ribattezzato nei mesi scorsi in "Piazza della Pace".

Definendo pretestuose le polemiche che hanno accompagnato il suo arrivo a Bolzano, Fini ha detto che "la decisione della giunta Salghetti a cambiare nome alla piazza è stata una decisione inopportuna in quanto ha contrapposto un fatto storico, la vittoria della grande guerra, a un valore inestimabile, la pace, che è anche un nostro valore condiviso. Il referendum non è una prova di forza, ma un atto dovuto nel rispetto della storia e della verità. Non si può decidere d'autorità il nome di una piazza. Se il sindaco avesse più rispetto della sua città non ci sarebbero state polemiche".

"Così come non sarebbe giusto cambiare il nome di piazza Walther (la piazza centrale di Bolzano nel cuore storico intitolata ad un cantore tedesco medioevale) non è giusto cambiare il nome ad una piazza storica della città ed è necessario rispettare la storia".

Citando infine le parole del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi nel corso della sua visita, lo scorso anno, a Bolzano, Fini ha concluso dicendo "sento più forte che mai l'orgoglio di essere italiano ed europeo, una civiltà unica al mondo. Non c'è l'Europa senza il rispetto reciproco".

(1 OTTOBRE 2002; ORE 218)