Ora è chiaro a cosa serviva la Bossi-Fini: con la scusa di bloccare quelli che vogliono fare la vendemmia in Italia (tanto ci pensano loro, i Padanogeni, a lavorare, si sa che sono grandi lavoratori), i Padanogeni bloccano i cervelli stranieri che li potrebbero aiutare a uscire dal rincoglionimento.
Ora serve una legge Borghezio-Calderoli per bloccare i cervelli italiani: chi supera un certo quoziente di intelligenza va immediatamente espatriato, così gli altri possono abboccare alle loro palle sulla criminalità stranbiera debordante.
Ictus, no, tranquillo, tu puoi rimanere. Rientri abbondantemente nei parametri.
Sabato 5 Ottobre 2002, 21:07
Docente Usa invitato in Italia, bloccato per la Bossi-Fini
TORINO - Invitato attraverso le norme per attirare "cervelli" in Italia, respinto per la legge Bossi-Fini. E' la paradossale vicenda che sta creando seri imbarazzi all'università di Torino e al ministero dell'Università che avevano finanziato un progetto di ricerca e invitato dagli Usa un luminare dell'ingegneria civile, bloccato dal consolato italiano "perché la quota degli stranieri, ai quali concedere il visto, è stata già raggiunta".
Proprio come un lavoratore stagionale in cerca di un visto per venire a fare una vendemmia in italia. Ma stavolta "l'immigrato" è un professore della "Northeastern University" di Boston, il dominicano Dionisio Bernal, che chiedeva di varcare la frontiera italiana per trascorrere un anno al lavoro presso il Politecnico di Torino. La vicenda ha aperto un contenzioso tra ministero dell'Università, ministero del Lavoro e ministero degli Esteri che sembra non trovare soluzione. A chiamare in Italia Bernal, (docente membro dell'Asce, l'American Society of Civil Engineers) è stato un anno fa il dipartimento di ingegneria strutturale di Torino. Il docente doveva prendere un anno sabbatico dal proprio ateneo americano e trascorrerlo presso il Politecnico. A dare forza al progetto di studio, il finanziamento di circa 75mila euro erogato dal ministero dell'Università su richiesta del rettore torinese Giovanni Del Tin. Ma il progetto che sarebbe dovuto partire a settembre si era già scontrato con la difficoltà di inquadramento contrattuale del professore. Dopo una lunga controversia si era finito per considerare il docente come lavoratore autonomo. Ma quando Bernal si è presentato con questa qualifica al consolato italiano negli Usa, si sarebbe sentito rispondere che "la quota (degli stranieri) era già stata raggiunta".
"La situazione è imbarazzante", dice Alessandro De Stefano, coordinatore dei docenti del Politecnico impegnati nel progetto, che hanno più volte sollecitato per fax i vari ministeri coinvolti a trovare una soluzione. Tra l'altro il professore nel frattempo sta vivendo un piccolo dramma personale: ha prenotato e pagato la caparra per un appartamento a Torino, ha dato in affitto la sua casa negli Usa e intanto gli è stato dimezzato lo stipendio presso l'università di Boston, come previsto in caso di anno sabbatico.
In più il docente, che ha moglie e due figli con passaporto dominicano e una terza figlia con passaporto americano, non sanno dove iscrivere i figli a scuola. "Spero che sia chiarito tutto al più presto - ha scritto via mail il professore ai colleghi di Torino - e che finalmente qualcuno mi indichi un termine preciso entro il quale questa situazione sarà risolta per poter pianificare la mia vita, in primo luogo per la mia famiglia. Altrimenti entro una settimana rinuncio all'incarico".
"Spero che l'Italia non dica no all'ingresso di un 'cervello', dopo che ha finanziato al cento per cento un progetto di ricerca per averlo" dice sconsolato Alessandro De Stefano, che sottolinea la mancanza di una procedura codificata per l'ingresso dei ricercatori: "In Italia - spiega - da una parte si invita, dall'altra si vieta l'ingresso. Eppure il professor Bernal era stato chiamato nel nostro Paese grazie alla legge per il rientro di cervelli italiani e stranieri. Un paradosso. Il suo rapporto con l'Università di Torino, dopo una lunga controversia, è stato considerato di lavoro autonomo, trattandosi di una collaborazione coordinata e continuativa. Quindi è rimasto fuori dalle quote previste dalla legge Bossi-Fini per questa categoria. Come se fosse un immigrato qualsiasi".