Nel suo intervento al seminario del Pdl a Gubbio Renato Brunetta lancia un duro affondo ai cineasti "parassiti" che animano la Mostra del Cinema di Venezia in questi giorni: "Gente che ha preso tanti soldi e ha incassato poco al botteghino. Gente che non ha mai lavorato per il bene del paese, anzi non ha mai lavorato". Il ministro della Pubblica amministrazione allarga il discorso ai "parassiti dei teatri lirici, i finti orchestrali, i cantanti, tutti quelli che erano abituati che a pagare era Pantalone".
Brunetta si rivolge direttamente al ministro della Cultura Sandro Bondi in sala: "Ti dico, Sandro, di chiudere quel rubinetto del Fus, facciamolo al più presto. Ci sono orchestrali che mettono insieme orchestre che suonano poco per avere sussidi statali e poi si fanno il complessino loro. Andate a lavorare -alza la voce Brunetta- confrontatevi con il mercato. Questo è un pezzo di Italia molto rappresentata, molto 'placida'. Questa è l'Italia leggermente schifosa".
Ma Brunetta punta il dito anche contro Cgil e "certi sindacati corporativi della scuola" che, secondo lui, "vogliono che questo paese non cambi soprattutto nel pubblico impiego perché li è la propria forza e se ne fregano dei cittadini, se ne fregano della gente. E' un certo culturame parassitario -afferma - vissuto sempre e solo di risorse pubbliche".
Il ministro della Pubblica amministrazione poi ricorda che "la gran parte dei bilanci dei sindacati sono soldi pubblici, patronati e caf. Anche loro non sono così puri rispetti alla loro autonomia perché vivono con i soldi pubblici". Serve "più trasparenza: fate quello che volete ma con i soldi dei vostri iscritti, magari non riscossi dal datore di lavoro in automatico nella busta paga". Il ministro poi si scaglia contro le posizioni dominanti di cui godrebbero questi sindacati: "La rendita è come quelle pratiche sessuali che fanno diventare ciechi o fanno venire le borse sotto gli occhi. La rendita in economia produce mostri".
Allargando il discorso, il ministro non ha freni quando parla di quelli che definisce "i cattivi dipendenti publici, i cattivi magistrati, i cattivi sindacati, la cattiva finanza e le cattive banche". E spiega a proposito: "Il 60-70-80% del paese si fa un mazzo tanto, rischia tutti i giorni, vive con le regole della meritocrazia, della trasparenza, della flessibilità. C'è un'altra parte dell'Italia che non vive di queste regole, è l'Italia che non rischia nulla, è l'Italia della rendita, delle corporazioni, dei furbi, dei fannulloni. L'Italia delle scorciatoie, degli amici degli amici. E' un popolo minoritario che ha tanto tempo e tanta forza per farsi rappresentare in maniera potente, sovrarappresentare. E' l'Italia peggiore, l'Italia dei furbi, del nepotismo, è l'Italia sporca".
Passando a parlare del Pdl, Brunetta dice: "Noi siamo gli eversori di questo ordine di cose. Siamo conservatori per le cose buone, rivoluzionari per quelle da cambiare. Siamo gli smontatori di questa Italia radical chic, di questa borghesia autoreferenziale di merda". E chiudendo il suo intervento, fa un invito al presidente della Camera Gianfranco Fini a restare nel Pdl: "Gianfranco stai con noi".
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Sono sicuro che con questi affondi Brunetta ha infiammato la platea di Gubbio. Il ministro ha sparato cannonate sulla sinistra parassitaria rintanata nei sindacati, nei caf, nella magistratura, nel mondo della "cultura". Ma il "Brunetta-pensiero" fino ad ora è rimasto lettera morta. Il Governo riuscità a mettere in atto questa "rivoluzione-conservatrice", in grado di conservare ciò che di buono è rimasto in Italia, e di estirpare lo "sporco", il parsssitismo, il malaffare, il nepotismo? I dubbi sono tanti, anche se qualcosa è stato fatto...