Manifestazione contro la guerra in Iraq: disordini e occupazioni
di Simone Girardin
MILANO - I pacifisti? Dietro di loro si nascondono i terroristi. I no global in piazza contro la guerra? Marmaglia. Quelli hanno solo voglia di far cagnara. Il vicepresidente del Senato, il leghista Giuseppe Calderoli, commenta così la manifestazione “pacifista” che ieri, secondo gli organizzatori, avrebbe detto no alla guerra contro l’Iraq. «Temo che dietro il pacifismo si nasconda la peggior violenza, quella del terrorismo», avverte Calderoli, che aggiunge di aver visto in televisione le immagini della manifestazione milanese e di essersi trovato di fronte ad una riedizione del ’68: «Con la differenza che oggi mancano del tutto i lavoratori». Secondo il vicepresidente del Senato, insomma, «la gente che lavora ha capito che per avere una vera politica sociale e quindi di sinistra c’è stato bisogno di un governo di centrodestra e soprattutto della presenza della Lega Nord». Chi è sceso in piazza sono stati soltanto i no global e altra marmaglia a fianco dei quali hanno sfilato anche esponenti di partiti politici presenti in Parlamento. C’è una differenza, però, rispetto ad allora, sottolinea Calderoli: «A fianco di individui che ancora una volta avrebbero bisogno di un buon parrucchiere e una maggior consuetudine con la pulizia, sono del tutto assenti i lavoratori». «Accanto ai barboni - afferma Calderoli - si sono visti solo studenti che in ogni epoca non disdegnano mai qualsiasi occasione per poter saltare un giorno di scuola e far cagnara. Peraltro non riesco a capire se chi ha manifestato lo ha fatto per la pace e contro la guerra oppure a favore del terrorismo». Quindi sulle possibili “coperture” al terrorismo conclude: «Temo che dietro il finto pacifismo di oggi si nasconde la peggiore violenza, quella del terrorismo, la guerra più vigliacca ed infame che ci sia». E proprio ieri a Milano si è assistito alla prima uscita pubblica dei vertici della sinistra dopo la Caporetto sugli Alpini. I compagni sono tornati in piazza per cercare di farsi vedere uniti. Forse l’Ulivo è morto? L’asse Ds-Margherita si è irrimediabilmente spezzato? Nel bel mezzo della crisi ulivista, esplosa con forza in questi giorni di discussione sulla guerra, Rutelli è giunto a Milano per un incontro organizzato dalla rivista Micromega dove ha cercato di dare una spiegazione agli elettori dopo il voto del Parlamento che ha sbriciolato la sua coalizione. Coperto di critiche, si è poi “rifugiato” nel corteo. Per la cronaca, la manifestazione “pacifista” si è conclusa con un presidio di musica etnica in piazza Duomo. Da segnalare che proprio il Duomo, in mattinata, è stato oggetto di una breve occupazione da parte di alcuni immigrati. Gli stessi che hanno poi ballato musiche africane e caraibiche, per gran parte del pomeriggio, nei pressi di Palazzo Reale a fianco della cattedrale. Su un palco si sono alternati diversi gruppi. L’iniziativa - si legge in una nota diffusa dai no global - ha avuto lo scopo di sensibilizzare i milanesi «sui rischi di una guerra in Iraq e sull'escalation che provocherebbe in Medio-Oriente». Al corteo hanno aderito anche il Coordinamento di lotta per la Palestina e l’Unione democratica arabo-palestinese oltre a esponenti di centri sociali e dei movimenti antagonisti. Molte erano i presenti con bandiera palestinese. Segno di uno schieramento ben visibile a tutti, proprio in una giornata che, a detta degli organizzatori, doveva essere “pacifista”. E le bandiere lo hanno dimostrato. Tra i partecipanti alla manifestazione nel capoluogo lombardo, anche alcuni esponenti delle ali più radicali dei movimenti. A Venezia è stato occupato il consolato britannico. A Roma alcuni no global hanno tentato di ammanettarsi al cancello del consolato Usa. Insomma, alla fine, più che una giornata per la pace è stata una giornata di protesta contro Israele e gli Usa.