Originariamente Scritto da
luigina
Grazie McQueen, bravo. Qui ti invito e invito tutti a rileggere e assimilare "50 buone ragioni per l'indipendenza della Padania" di Oneto-Pagliarini, anzi faccio un copia incolla di almeno 3 punti:
Perché esiste da sempre una comunità padana dalle forti connotazioni storiche, culturali ed etno-linguistiche. Perché essa ha avuto lunghi periodi di unità, con i Longobardi, all'interno dell'Impero Rornano-Germanico, con la Repubblica Cisalpina, e poi con il napoleonico Regno d'Italia che comprendeva solo la parte settentrionale della penisola. Essa ha vissuto importanti momenti di forte aspirazione unitaria con i Visconti e con la Serenissima Repubblica di Venezia, che sono andati vicinissimi al conseguimento dell'unificazione padana, e con il Piemonte che aveva strutturato tutta la sua politica per raggiungere tale fine. Il Risorgimento e le prime due guerre cosiddette di indipendenza erano state intraprese dal Regno di Sardegna per l'annessione delle regioni padane: gli accordi di Plombières con Napoleone 111 erano a questo proposito chiarissimi e prevedevano la creazione di un Regno dell'Italia Superiore sotto la casa di Savoia. L'utilità della Padania si è poi mostrata in numerose altre occasioni storiche quando sono state messe in gioco le libertà delle sue comunità autonome. La prima Lega Lombarda era sorta contro il Barbarossa e la seconda contro Federico Il che volevano affermare un potere centralista a scapito delle antiche libertà dei Comuni padani. Le stesse insorgenze antigiacobine hanno avuto una forte valenza unitaria contro un potere assolutista e negatore di ogni autonomia. Si può dire che la vera forza di unificazione della Padania sia la forte volontà dei suoi popoli di difendere le loro differenze, autonomie e libertà contro ogni prepotenza e centralismo. La Padania esiste, forte e coesa, in questa comune e antichissima aspirazione alle libertà e alle autonomie che risale ai suoi primi abitanti Liguri, Celti e Veneti e che attraversa tutta la sua storia fino agli attuali
-
--------------------------------------------------------------------------------
3 - Perché abbiamo gli stessi antenati
Tutti i popoli della Padania discendono dagli stessi progenitori e dagli stessi popoli originari. Questi possono essere identificati in tre gruppi principali. Il primo e più antico è formato dai Garalditani, dai Liguri, dai ProtoCelti Golasecchiani e da tutte le altre popolazioni a essi assimilabili (Camuni, Salassi, Leponzi, Carni, Reti, Histri eccetera) che costituiscono il più profondo substrato etnico di tutte le comunità padane e che ancora oggi contribuiscono in maniera determinante alla formazione del nostro patrimonio genetico: molta parte dell'aspetto fisico dei Padani deriva da questi antichi progenitori. Il secondo gruppo è formato dai Celti e dai Veneti che, pur provenendo da diverse aree geografiche, avevano caratteri somatici, costumi e culture così simili da non poter essere distinti se non per la lingua. A queste due popolazioni i Padani devono buona parte dei loro caratteri culturali, del loro amore per l'arte, per le autonomie, per l'avventura e per la forte vita comunitaria. L'ultimo gruppo è costituito dai Goti, dai Longobardi e da tutte le altre popolazioni germaniche che con loro si sono stanziate su queste terre. Questi hanno condizionato i caratteri fisici degli abitanti di alcune zone e hanno lasciato come eredità comune l'attaccamento per le autonomie locali e la forte aspirazione alla libertà. Le attuali differenze fra le varie comunità padane sono date dal diverso dosaggio di queste tre componenti principali che sono assieme presenti solo qui e che ci distinguono decisamente da ogni altra comunità di popoli, in particolare da quelli che vivono nella penisola italiana al di sotto dell'Appennino tosco-emiliano. Gli Italiani sono infatti gli eredi degli Etruschi, dei Greci e delle popolazioni italiche che si erano stanziate nel Meridione. Questa divisione è oggi puntualmente confermata dalle più moderne e attendibili indagini scientifiche che mostrano una penisola divisa in tre grandi aree dove dominano rispettivamente il residuo genetico dei Liguri, degli Etruschi e dei Greci.
--------------------------------------------------------------------------------
4 - Perché parliamo lingue nostre
Le lingue sono un vero DNA culturale che sopravvive nel tempo e che testimonia di avvenimenti storici e di legami etnici anche molto lontani. Gli studiosi dividono le lingue neo-latine in due grandi ceppi diversi, quelle gallo-romanze e quelle romanze meridionali. Il primo ceppo comprende gli idiomi derivati dalla sovrapposizione del latino su lingue celtiche e sono il Portoghese, il Gallego, il Francese, il Vallone, l'Arpitano (o Franco-Provenzale), il Ladino, il Romancio, il Veneto (e l'Istro-Veneto), il Friulano, le parlate Occitane e quelle Padane (o Gallo-Italiche), suddivise in Piemontese, Lombardo occidentale, Lombardo orientale, Ligure, Emiliano e Romagnolo. Il secondo ceppo comprende le parlate derivate dalla sovrapposizione del latino su lingue di tipo mediterraneo e sono il Toscano, il Sardo, il Corso, il Castigliano, il Rumeno e l'Italiano (Mediano, Meridionale intermedio e Meridionale estremo o Siciliano). 1 due grandi ceppi sono divisi dalla cosiddetta Linea Gotica, che corre sullo spartiacque dell'Appennino tosco-emiliano fra Massa e Senigallia. Le lingue parlate in Padania sono fra di loro "sorelle" e lo sono con le altre lingue gallo-romanze dell'Europa occidentale mentre hanno un rapporto di sola "cuginanza" con quelle parlate in Italia. t perciò senz'altro falso sostenere che le lingue padane siano dialetti dell'Italiano e non deve neppure trarre in inganno l'attuale diffusione del Toscano italianizzato: prima dell'unità nessuno in Padania parlava abitualmente l'Italiano che è stato imposto attraverso l'opera delle scuole, delle caserme e con la radio e la televisione. Oggi l'Italiano è da intendersi quale "lingua franca" ma le vere lingue naturali dei nostri popoli sono altre, che servono da marcatori precisi di parentele e di aspirazioni oggettive a comunanze e divisioni. Se la lingua costituisce un fattore di scelta politica, siamo certo più affini agli Occitani, ai Provenzali e ai Catalani che agli abitanti della penisola italiana.
Unquote
Non aggiungo altro..quanto dobbiamo imparare e diffondere