Ex finanziere compie una strage e la filma
L'ex comandante della Finanza di Reggio Emilia ha ferito gravemente il genero e ucciso la moglie e la figlia. Infine tentato di togliersi la vita. Il tutto sarebbe stato ripreso dalla videocamera che aveva azionato.
REGGIO EMILIA – Ha sparato alla moglie, alla figlia e al futuro genero, poi ha cercato di uccidersi: vere e proprie esecuzioni, tutte riprese da una videocamera. Autore della strage è un ex colonnello della Guardia di finanza in pensione, ex comandante delle Fiamme gialle di Reggio Emilia. I carabinieri hanno trovato in un appartamento a Borzano di Albinea, nella zona pedemontana della provincia di Reggio Emilia, i cadaveri di due donne. Accanto c'erano due uomini, uno giovane e uno più anziano, entrambi gravemente feriti.
Stando alla prima ricostruzione fatta dagli investigatori, è stato il più anziano, Renzo Finamore di 58 anni, a compiere la strage. Prima avrebbe sparato al fidanzato della figlia Fabrizio Naitana, 23 anni, colpendolo alla testa. Poi ucciso le due donne (la moglie Alberta Ratti, di 53 anni, e la figlia minore Valentina, di 17). Infine avrebbe rivolto l’arma contro se stesso, sparandosi alla testa. Prima di dare il via alla strage, evidentemente premeditata, il militare avrebbe posizionato la videocamera (era un grande appassionato di videoriprese) in modo da riprendere l'intera scena.
A dare l'allarme è stato un altro figlio dell'ufficiale, Simone, 29 anni, che non abitava più con i genitori. Rientrando a casa, poiché nessuno apriva alla porta, si è arrampicato fino alla finestra e ha visto il corpo del fidanzato della sorella immerso nel sangue. Per lo spavento il giovane è caduto e si è anche leggermente contuso. I carabinieri sono subito arrivati e sono entrati nell'appartamento in via Luca da Reggio 10. e hanno fatto la tragica scoperta. I due uomini sono in gravissime condizioni, ricoverati all'ospedale di Reggio Emilia.
Il finanziere, che ha altri tre figli più grandi, era regolarmente in possesso di un revolver 38 special, l'arma usata per compiere la strage. Si indaga ora sulle cause della folle azione. Il tenente colonnello, comandante del gruppo di Reggio Emilia della Guardia di Finanza per 5 anni, dal 1987 al '92, era passato attraverso un lungo procedimento giudiziario. Condannato a 3 anni e mezzo di reclusione per concussione in primo grado (ai danni di una cooperativa, in cambio della chiusura di un accertamento fiscale) nel gennaio del 1997 dal tribunale di Reggio Emilia: aveva visto la sentenza confermata in appello, ma la Cassazione aveva poi annullato senza rinvio.
Sono passati due anni però dalla fine di quel procedimenti e secondo l'avvocato Giulio Bigi, che aveva difeso Finamore, il colonnello aveva ben sopportato la vicenda, che quindi potrebbe essere estranea all'esplosione di violenza di oggi. Si parla invece invece di dissapori in famiglia, accompagnati dalla depressione dell'ufficiale. Il fattore scatenante potrebbe essere stata anche la lite per la vendita della villa di famiglia, oppure la contrarietà dell'ufficiale al fidanzamento della figlia.
(14 OTTOBRE 2002, ORE 170; ultimo aggiornamento alle 21:20)
Prende due multe, brucia le vetture del comune
Identificato l'uomo che il 5 ottobre, a Sassuolo, diede fuoco a cinque automezzi. Avrebbe agito per vendicarsi di due contravvenzioni.
MILANO - Due multe nel giro di pochi giorni. E l’incontenibile rabbia del “multato” nei confronti della polizia municipale sarebbe così esplosa durante la notte del cinque ottobre, quando l’uomo diede fuoco a cinque automezzi del comune di Sassuolo, nella provincia di Modena.
Ma ora il folle piromane, un giovane 35enne di origine meridionale, è stato identificato ed è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di incendio doloso. La vicenda è arrivata ad una prima soluzione quando gli agenti della polizia hanno ritrovato nell’appartamento dell’uomo alcune taniche contenenti liquido infiammabile.
Fondamentale, poi, è stato il ritrovamento di un paio di scarpe da trekking, le cui impronte corrisponderebbero a quelle trovate vicino agli automezzi bruciati. Ora il pubblico ministero Mirko Margiocco ha disposto una perizia tecnica sul materiale sequestrato.
(14 OTTOBRE 2002, ORE 155)
Calabria, esplode bomba davanti a caserma carabinieri
Un ordigno è esploso nella notte davanti al portone della caserma dei carabinieri di Decollatura, nel Catanzarese. Non ci sono feriti. L'attentato potrebbe essere una risposta di alcune famiglie malavitose
DECOLLATURA (CATANZARO) - Un ordigno è esploso davanti al portone della caserma dei carabinieri di Decollatura, nel Catanzarese. La deflagrazione ha causato danni ingenti al portone ed allo stabile che ospita la sede dell' Arma, ma non ha provocato feriti. L' ordigno, secondo i primi rilievi, era composto da polvere pirica ed è stato posizionato all' angolo del portone, in modo che avesse un maggiore potere esplodente. Danni sono stati provocati anche all' interno della caserma.
Per l' attentato sono stati usati tre chili di esplosivo che hanno divelto il portone blindato esterno della caserma. Danni sono stati provocati anche alle porte interne del primo piano, mentre alcuni vetri sono andati in frantumi. Lo stabile, comunque, dopo i rilievi fatti, è stato dichiarato agibile. Gli investigatori hanno fatto rilevare che solo per un caso fortuito non vi sono state vittime. L' ordigno, esploso nella notte, infatti, aveva una potenza tale da uccidere, ma fortunatamente, nessuno dei militari della caserma si trovava nei pressi del portone, così come nessun civile si è trovato a passare davanti alla caserma al momento dello scoppio. Secondo quanto si è appreso, l' attentato potrebbe essere una risposta di alcune famiglie malavitose della zona all' opera di controllo posta in essere dai militari. Nell' ultimo periodo,infatti, i carabinieri di Decollatura, nell' ambito dei servizi disposti dal Comando provinciale di Catanzaro, hanno sottoposto a ripetuti controlli vari pregiudicati della zona e persone sottoposte a misure di prevenzione.
Sul luogo dell' attentato si è portato anche il procuratore capo della Repubblica di Lamezia, Raffaele Mazzotta, che ha coordinato l' attività di indagine ed i primi rilievi. I carabinieri, che stanno conducendo le indagini, starebbero lavorando su alcuni nomi precisi nella speranza di arrivare all' identificazione degli autori del gesto.
(14 OTTOBRE 2002, ORE 120)