Bossi apre il nuovo fronte: "Il Nord non dimentica chi l'ha derubato"
il vice Speroni rincara: "Prima i loro vertici li convocavano i pm"
I centristi replicano alla Lega
"Ma c'è ancora un'alleanza?"
Rissa nella maggioranza
Giovanardi: "Non possiamo più stare insieme"
ROMA - Rissa continua nella maggioranza. Non era bastata la bufera scatenata da La Russa la scorsa settimana con le accuse ai centristi "ex Dc" e poi il tentativo di recupero e le scuse venute da Fini e Berlusconi. Oggi tocca al leader della Lega Umberto Bossi ad aprire un nuovo fronte con un'intervista a Repubblica. "Il Nord non dimentica i ladri" dice il Senatùr rigirando il coltello nella piaga. E' l'inizio di un nuovo inferno. I ministri centristi rispondono a stretto giro di posta al leader leghista, l'Udc convoca per domani una "riunione urgente" dell'ufficio politico per discutere del caso scatenato da Ignazio La Russa in Parlamento e rilanciato dal ministro delle Riforme istituzionali. Bossi non fa in tempo a porre rimedio e correggere le sue dichiarazioni ("parlavo di storia io") che il suo braccio destro, l'europarlamentare leghista Francesco Speroni, sparge benzina sull'incendio: "Una volta erano i magistrati a convocare gli uffici politici della Dc. Ora se li convocano da soli...".
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Cronaca di ordinaria litigiosità, dentro una maggioranza che invece si dice da sempre "coesissima". L'ultima iniezione amara, appunto quella di Speroni: "Di ex Dc finiti in carcere per le loro malefatte ce ne sono stati tanti. E allora Bossi ha perfettamente ragione a fare le sue affermazioni. Se siamo in questa situazione lo dobbiamo agli ex democristiani. Lo dobbiamo ai signori Moro, Andreotti, Scalfaro e così via...".
Speroni parla poco dopo che il suo 'capo' Bossi aveva tenatato di rimediare, sparando ancora sulla Dc: "Sono i democristiani che hanno portato l'Italia in questa situazione. Putroppo li abbiamo ancora oggi e hanno spazio politico". "Problemi per la tenuta della maggioranza? Sono i democristiani che fanno male al governo e non certo la Lega. Mi sembra - conclude Speroni - che i danni li facciano loro alla coalizione.
Sulle dichiarazioni di Bossi a Repubblica in giornata s'era già scatenato un putiferio. "Se Bossi pensa che siamo ladri non possiamo stare allo stesso tavolo", firmato Carlo Giovanardi ministro, centrista, per i Rapporti con il Parlamento. "Bossi provi a toccarci e poi vedremo", minaccia il collega Rocco Buttiglione e il segretario dell'Udc Marco Follini si interroga: "Esiste ancora una maggioranza?". Non basta, di fronte allo scatenarsi delle reazioni, lo scatto del Senatùr per correggere e minimizzare: "Polemiche inutili, io parlavo di storia".
Lette le dichiarazioni di Bossi Giovanardi ha subito ribattuto colpo su colpo e il suo messaggio è chiaro: "L'Udc non si siederà più allo stesso tavolo della Lega se Umberto Bossi continuerà a chiamarci ladri". "Dico all'amico Umberto Bossi, con la solita franchezza, che io non ho mai rubato né cento milioni, ne 2 milioni né una lira. Se davvero, al di fuori delle battute, il leader della Lega è convinto di poter risolvere i rapporti con l'Udc usando l'epiteto 'ladri' nei confronti nostri e della nostra storia, traiamone consensualmente le dovute conseguenze, essendo chiaro che in quel caso, allo stesso tavolo non potremmo più sederci".
Ancora più infuriato Rocco Buttiglione. "Ci sono stati tanti processi e assoluzioni - spiega il ministro delle Politiche comunitarie - la Lega si dimostra un caso veramente unico di schizofrenia. E' garantista quando viene accusato Bossi e forcaiola e giustizialista quando viene accusata la Dc. La verità è che in questo governo i democristiani ci sono e sono una forza in crescita. Ci provino pure, quelli della Lega, a toccarci e poi vedremo cosa succede...". Cosa chiederà a Silvio Berlusconi, dopo questo nuovo attacco ai centristi? "Non lo so, decideremo domani nella riunione dell'Ufficio politico del partito".
E il leader del partito Follini specifica: "Le parole dell'onorevole Bossi non meritano una risposta. Siamo un partito responsabile e garantiremo la governabilità in un momento difficile per il Paese. Tuttavia c'è da chiedersi, e io mi chiedo, se esista ancora una alleanza".
E, a parte gli ex Dc della maggioranza, sull'onore ferito della Dc dall'altra parte della barricata ha qualcosa da dire anche Clemente Mastella. "Dietro gli insulti e il ricatto di Bossi - spiega il leader dell'Ueur - c'è il tentativo maldestro di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dalla drammaticità di una situazione economica ed occupazionale che il governo è incapace di controllare". "Il centrodestra sta affondando da solo - continua Mastella - e la Lega di Bossi e la destra di Fini e La Russa se ne rendono ben conto: sanno che il paese è allo sfascio e avvertono il distacco di una parte del loro elettorato".
Nel tentativo di tamponare le polemiche, Bossi si erge a storiografo: "Ma che cosa c'entrano Ccd o Udc? Io quando parlo di Dc parlo di storia, di una esperienza che è morta per sempre ed è morta male, perché si dimostrarono schiavisti nei confronti del nord". Insomma, acqua passata perché per il leader della Lega "la Dc non può tornare. Magari qualcuno si illude, ma non può tornare perché al Nord basta una parola per rendere impossibile il ritorno, basta la parola 'ladri'". Poi, l'intervento di Speroni, e la rissa continua.
(13 ottobre 2002)