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Discussione: Referendum sui Savoia

  1. #21
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    Originally posted by Roberto
    ...senza che ciò abbia minimamente trovato posto nella discussione parlamentare?
    Ahimé, nella discussione parlamentare ce n'è traccia (Seduta n. 174 dell'11/7/2002). Non ce n'è nel dibattito interno al Partito Repubblicano...
    Motivi di opportunità, dice giustamente Calvin; vedremo adesso che il pericolo referendario è sfumato...

    Originally posted by Paladino
    Anche il figlio di Toto' Riina e' libero: lo vogliamo incarcerare ??
    Laddove proclamasse di considerarsi il legittimo erede alla direzione della cupola mafiosa, se ne potrebbe discutere.

  2. #22
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    Predefinito IL MESSAGGERO Online 28 ottobre 2002

    [size=navy]Il paese dove nacque l’anarchico Passannante
    adesso vuole tornare all’antico nome di Salvia
    [/size]
    ROMA — C’è un paese di poco più che mille abitanti, a 31 chilometri da Potenza e 700 metri d’altezza, in Lucania, che si chiama Savoia. Dal 1878, e «per riparazione»; aveva dato i natali al cuoco Giovanni Passannante, anarchico, cui non riuscì ciò che poi Gaetano Bresci compì: l’assassinio di re Umberto I. Passannante ci provò a Napoli, con un coltello; finì all’ergastolo, morì nel 1910 in un manicomio criminale: cella sotterranea, in cui doveva rimanere disteso. Dal 1986, Savoia chiede di tornare al suo antico nome di Salvia. Ora, il sindaco promette di reclamarlo con ancora più insistenza. Insomma, che i Savoia ritornino, non fa piacere proprio a tutti.
    Giorgio La Malfa (repubblicano) si augura che lo facciano «con senso della misura», e «non scambino il voto per un’assoluzione»;
    Rocco Buttiglione, ministro delle Politiche comunitarie, spera che il ritorno sia anche un «segno di riconciliazione dell’Italia con la sua storia»; precisa che gli ultimi due maschi Savoia non condividono le eventuali colpe della dinastia; avverte che «se ci saranno problemi di sicurezza, il ministro dell’Interno dovrà provvedere, come per qualsiasi cittadino italiano che ha bisogno di tutela».
    Per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, della Lega Nord, «il 10 novembre, quando i Savoia rientreranno in Italia, sarà un giorno buio per la Repubblica. E’ stato cancellato il voto popolare del 1946. Temo che molti, il 10 novembre, si \rivolteranno nella tomba». «Non si illudano di chiedere risarcimenti: ci opporremmo fermamente», afferma il verde Alfonso Pecoraro Scanio; per i Comunisti italiani (Marco Rizzo) i Savoia dovrebbero tornare «a testa bassa, senza fanfare e senza polemiche»; secondo il promotore del fallito referendum per evitare questo rientro, il mazziniano Stefano Covello, «si chiude una pagina amara»; lui vigilerà perché la Costituzione sia rispettata: pronto ad altri referendum, in caso di «ripristino dell’immunità parlamentare, revisione della forma repubblicana, elezione diretta del Capo dello Stato».

    F.I.

  3. #23
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    Predefinito Re: IL MESSAGGERO Online 28 ottobre 2002

    Dal 1986, Savoia chiede di tornare al suo antico nome di Salvia. Ora, il sindaco promette di reclamarlo con ancora più insistenza.
    Il partito non potrebbe interporre i propri buoni uffici acché questa civilissima pratica abbia compimento?

    Tra l'altro c'è anche un impressionante precedente, che riguarda il comune siciliano di Acate, che mutò nel 1937 il proprio nome [...] considerato che la denominazione "Biscari" di questo Comune è stata sempre ritenuta poco simpatica [...]

  4. #24
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    Predefinito IL GIORNALE DI BRESCIA 9 novembre 2002

    NON DIMENTICARE
    I Savoia rientrano, ma...

    Novembre registra un fatto nuovo nella vita repubblicana del nostro Paese: il ritorno dei Savoia in Italia dopo l’esilio, rientro salutato con enfasi persino dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Senza entrare nel merito della questione (è la storia che emette giudizi e sentenze definitivi), le responsabilità della Corona nei confronti del regime fascista sono chiare e senza appelli. Oggi paradossalmente, mentre noi abbiamo appena ricordato la drammatica giornata dell’8 settembre ’43 a cui seguirono i giorni della disfatta e della conquista della libertà, assistiamo all’arrivo festoso dei discendenti di coloro che contribuirono a scrivere, per un ventennio, le pagine più buie della nostra storia patria. Ricordiamo brevemente le colpe più vistose del Re Vittorio Emanuele III, (figlio di Umberto I, anche lui durante il suo regno, distintosi per autoritarismo e spirito antidemocratico): Benito Mussolini infatti potè andare al potere perché il Re si rifiutò di controfirmare, come sarebbe stato suo dovere costituzionale, la proclamazione dello stato d’assedio contro la Marcia su Roma delle bande fasciste. (Vale la pena ricordare che alla vigilia del 28 ottobre 1922 le bande fasciste erano dislocate fra l’Umbria e l’alto Lazio, i quadrumviri erano a Perugia in trepidante attesa delle decisioni del Re, mentre Mussolini era a Milano pronto a filarsela in Svizzera). Il re non solo si rifiutò di firmare lo stato d’assedio, ma addirittura chiamò invece Mussolini a Roma per incaricarlo di formare il Governo. Certo, vi furono responsabilità dei partiti politici, di quanti credettero che il fenomeno fascista sarebbe stato transitorio e sarebbe intanto servito ad imprimere una svolta conservatrice alla vita del Paese; ma quando il fascismo assunse il suo vero e più brutale volto, e cominciò a prendere vita l’opposizione antifascista, ben ferma restò l’alleanza tra la Casa reale e Mussolini. Il re appose la sua firma alla legge istitutiva della cosiddetta Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale, corpo armato del Partito fascista, ed avallò tutte le misure volte a scardinare i principi fondamentali di libertà garantiti dallo Statuto albertino. Invano il Paese attese un gesto del re dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, al contrario, il re andò in soccorso di Mussolini confermandogli la sua fiducia. Né ebbe nulla da ridire quando, nel 1925, la violenza fascista colpì a morte Giovanni Amendola, deputato liberale, di orientamento monarchico, già ministro, divenuto capo dell’opposizione costituzionale al Fascismo. E quello stesso re firmò, nel 1926, la promulgazione delle leggi eccezionali e la creazione del Tribunale speciale per la Difesa dello Stato, con il quale fu di fatto abolito lo Statuto albertino; e con questa simbiosi definitivamente sancita tra il re ed il fascismo ebbe inizio la lunga notte della dittatura totalitaria fascista. I secoli di carcere inflitti a quanti in qualche modo resistettero al fascismo furono emessi dal Tribunale speciale in nome del re. Le leggi razziali del 5 settembre 1938 contro gli ebrei recano la firma di Vittorio Emanuele III. Con la complicità del re iniziarono le guerre coloniali e l’ultima avventura, l’entrata in guerra a fianco di Hitler contro le potenze alleate, che tanti lutti e rovine ha recato al Paese; ed è sempre lo stesso re che, firmato l’armistizio l’8 settembre 1943 fuggì da Roma abbandonando il Paese nella mani dei nazisti e lasciando l’esercito - di cui era ancora il capo - senza direttive e senza indicazioni, permettendo così che tutta l’Italia divenisse facile preda della sanguinosa rappresaglia tedesca. Oggi tutto questo sembra molto lontano e sono in tanti a far finta che durante il Ventennio non sia accaduto nulla di nefando. Ma noi, per i nostri morti e i nostri martiri, abbiamo il dovere di non dimenticare, anzi di tenere sempre più vivo il ricordo su quella fase tragica della nostra storia affinché tanto sangue non sia stato versato inutilmente. I giovani hanno il diritto di sapere come sono andate veramente le cose. Una vera pacificazione si raggiunge soltanto quando colpe e meriti siano stati storicamente riconosciuti e attribuiti. Il perdono è legittimo a condizione che non si stravolga la storia e non si rovescino le parti.

    RENATO BETTINZIOLI
    Brescia

  5. #25
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  6. #26
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    Predefinito Cari Amici , leggetevi un pò anche questa

    Sull'argomento SAVOIA i thread
    aperti sono elencati qua sotto----->

    http://www.politicaonline.net/forum/...ghlight=savoia
    http://www.politicaonline.net/forum/...ghlight=savoia
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    http://www.politicaonline.net/forum/...ghlight=savoia
    ------------------------------------------------------------------------------
    Cari i miei Repubblicanuzzi, leggetevi un pò stà qua??? La Repubblica va a trattare per l'ingiusto esilio. Attendo qualcuno che mi dica che è giusto, poi davanti ai proboviri ce lo porto io

    IL DOCUMENTO RISERVATO DELL’INCONTRO TRA LA DELEGAZIONE
    DEL GOVERNO ITALIANO ED IL PRINCIPE VITTORIO EMANUELE
    (CON L’IMPEGNO A RITIRARE IL RICORSO ALLA CORTE DI STRASBURGO)

    Ricorrono o no? Questo è il problema. Quello che oggi pubblichiamo è il “processo verbale” dell’incontro che è avvenuto a Ginevra il 18 novembre scorso tra la delegazione del governo Berlusconi e Vittorio e suo figlio Emanuele Filiberto “al fine di definire il quadro del rientro in Italia”. Una volta restituiti i passaporti agli esiliati, e prima dell’elenco degli impegni (gorilla di security e incontro con Berlusconi) il testo parla chiaro: “ritiro della dichiarazione interpretativa al Protocollo n. 4 alla Convenzione europea sui diritti umani”.

    Vale a dire: la nota richiesta di danni morali e materiali per i 56 anni di esilio. Il Governo, d’altra parte, come si legge nel documento che pubblichiamo, si impegna a “porre a disposizione del Principe e della sua famiglia, a titolo di riconoscimento morale, (per il periodo trascorso al di fuori dal territorio dello Stato) alcuni beni di accertata precedente appartenenza dei Savoia secondo intese da assumere successivamente al rientro”.

    Ecco: “successivamente al rientro”. Ma nella lettera degli avvocati a firma del professor Emmanuele Emanuele e del legale Alex Schmitt, inviata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e rivelata da Dagospia il 9 dicembre, si evince chiaramente che “Tale abrogazione, quindi, non fa venire meno il diritto e l’interesse del ricorrente a vedere accertate le predette violazioni e ad ottenere la relativa condanna nei confronti dello Stato italiano”. Se non è sufficientemente chiaro, il concetto viene confermato nelle ultime righe: “…Ribadendo inoltre la riserva, già formulata nel ricorso, di agire per il risarcimento dei danni morali e materiali subiti a seguito dell’ingiusto esilio, nonché per essere stato il loro cliente privato senza indennizzo delle proprietà della Sua famiglia”.

    Un bel papocchio reale. ‘Sto ricorso lo ritirano (e quindi rientrano in Italia) o no? Nell’insaziabile attesa ecco il testo del “processo verbale”.

    PROCESSO VERBALE
    INCONTRO TRA LA DELEGAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO ED IL PRINCIPE VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

    (Tra parentesi le correzioni suggerite a mano nel documento originale. ndr)

    In data 18 novembre 2002 si è avuto a Ginevra un incontro tra la delegazione del Governo italiano, composta dall'Ambasciatore Giovanni Castellaneta e dal Professor Umberto Leanza, ed il Principe Vittorio Emanuele di Savoia (e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia), al fine di definire al meglio il quadro del rientro del Principe e della sua famiglia in Italia, a seguito degli avvenuti adempimenti da parte del Parlamento e del Governo italiani, consistenti nella cessazione degli effetti dei commi 1 e 2 della disposizione XIII transitoria e finale della Costituzione, e nel ritiro della dichiarazione interpretativa al Protocollo n. 4 alla Convenzione europea sui diritti umani.

    Per garantire le migliori condizioni del rientro, si è convenuto quanto segue:

    Il Governo italiano si impegna a:

    - assicurare al Principe ed alla sua famiglia la tutela di sicurezza nel corso del loro soggiorno in Italia conseguente al rientro;

    - predisporre un incontro del Principe e della sua famiglia con il Presidente del Consiglio dei Ministri;

    - porre a disposizione del Principe e della sua famiglia, a titolo di riconoscimento morale, (per il periodo trascorso al di fuori dal territorio dello Stato) alcuni beni di accertata precedente appartenenza dei Savoia secondo intese da assumere successivamente al rientro.

    Da parte sua il Principe si impegna a:

    - adempiere prima del rientro, come in precedenza da Lui dichiarato, alla rinuncia definitiva al ricorso innanzi alla Corte Europea dei diritti umani;

    - effettuare il primo rientro a Roma, con mezzi propri per via aerea, in data concordata;

    - tenere informato il Governo circa i successivi spostamenti sul territorio nazionale ai fini di una migliore tutela di sicurezza.

    Fatto a Ginevra, li 18 novembre 2002.

    (nella nuova versione, i termini: “Principe e la sua famiglia”, saranno sostituiti dai termini: “Principe e i suoi eredi
    tratto da www.dagospia.com
    ripreso pure da " La Stampa"
    ------------------------------------------------------------------------------

    Nota di echiesa: si parla di Principe, notate??? Ma per la Costituzione non sono aboliti i titoli nobiliari???Dobbiamo pure trattare per riaverli in casa: vabbè, contenti voi!!!Ma a che cavolo è servito il Referendum???
    La discussione è aperta ed attenti ai proboviri: mica ci voglio andare da solo!!!
    saluti
    echiesa


  7. #27
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    Predefinito Come direbbe Borghezio (fiore all'occhiello della Lega Nord!)...

    "Glieli riconosciamo si i loro diritti... Ma su per le terga!!!!!

    A parte le dotte citazioni questa cosa sopra, se si rivelerà vera, sarebbe una macchia, anzi vergogna, anzi infamia, non solo per il governo ma per tutta la politica, visto che l'Ulivo non è da meno!
    E se c'è da andare in piazza con Rifondazione contro questa cosa il sottoscritto ci sarà!

    Ora deferitemi pure!

    Echiesa questa volta son con te!

  8. #28
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    Predefinito

    Grazie Oberdan: attendo un pò anche gli altri.
    saluti
    echiesa

  9. #29
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    Predefinito

    E' inutile dire che anche il sottoscritto è pronto ala lotta.

    Ho ancora da parte dei pomodorini pachino preventivamente riempiti di viti e successivamente congelati.

  10. #30
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    Predefinito emanuele

    Ci sarò anch'io, e non è il caso di richiamare i probiviri che non centrano niente, anzi scommetto che ci saranno anche loro.
    In tutto questo baillamme mi sembra che la figura barbina che ha fatto Viroli è sotto gli occhi di tutti, compresi quei quattro monaci mazziniani.
    Anzi non voglio stare vicino ad echiesa, perchè lo voglio salvare in quanto ho una fionda con la gomma supervulcanizzata e sfere di acciaio, per cui statemi lontani.
    Comunque qualificare Savoia Vittorio e Savoia Emanuele come dei nemici mi sembra eccessivo, i vei nemici sono quelli che gli vogliono dare i soldi.
    Lo stato ricorra per legittimo sospetto ad un 'altra corte e se ne freghi o se ne freghi.
    ciao.

 

 
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