Da “Dietro le Quinte” di Geronimo, Mondadori editore

Quando la Iervolino ha mentito al giudice
Il 19 ottobre 2000 mezza Democrazia Cristiana viene convocata all’ottava sezione del Tribunale di Roma. Dobbiamo testimoniare nel processo contro Gianni Grandini, accusato di corruzione. Tema della discussione: finanziamento del partito e il rapporto fra politici e imprenditori. Fra i tanti c’è Rosa Russo Iervolino, già ministro dell’Interno, già candidata al Quirinale, futuro sindaco di Napoli.

Grandini aveva sempre cercato di difendere i suoi amici, compresa la Iervolino. Per questo trovo normale l’atteggiamento di Rosetta, quel giorno: esce dall’aula, mi incontra fuori dalla porta chiusa, in attesa del mio turno, si avvicina, mi dà un bacio e sussurra: «Stai attento, perché il presidente vuole fregare il povero Gianni. Ma lui non ha fatto nient’altro che sostenere la nostra corrente. Come tutti. Diglielo anche tu».

Sorrido per quella improvvisa raccomandazione. E’ ciò che ho sempre detto, e infatti lo ripeto dentro l’aula.. Peccato che invece Rosetta, poco prima dentro quella stessa aula, seduta al mio stesso posto, avesse sostenuto l’esatto contrario: «Non so come si finanziava la Dc, non so come si finanziavano le sue correnti, non so nulla dei contributi ricevuti dai costruttori, pensavo che il partito si mantenesse grazie ai contributi dei tesserati e ai guadagni delle feste dell’Amicizia».
Si, certo: come se il suo soggiorno a Sirmione, nell’annuale riunione dei forlaniani, e i manifesti delle sue campagne elettorali fossero davvero pagati con i proventi della vendita delle salsicce alla festa dell’Amicizia di Brescia... E non, invece, con i contributi degli amici imprenditori che poi la medesima Iervolino segnalava al ministro dei Lavori Pubblici (l’elenco completo è stato fornito alla Procura di Roma da Mario Pelosi, capo della segreteria di Grandini).

Mentre esco dall’aula, ricordo il finto bacio di Rosetta e mi cadono le braccia. Un ex ministro dell’Interno, un candidato al Quirinale, un futuro sindaco di Napoli aveva appena mentito davanti a un tribunale della Repubblica senza alcun motivo. Solo per paura.

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