Il contrasto fra razionalità e sentimento è antico ed eterno . Il sentimento in genere è considerato qualcosa di caldo, immotivato e libero, mentre la ragione, nella mentalità corrente, si associa con la freddezza, l’insensibilità o addirittura con l’incomprensione del lato poetico della vita. Secondo molti, essa giudica il sentimento, lo frena e all'occasione lo vieta. Come potrebbe fare un precettore con gli slanci di un bambino. Ma questa concezione è insostenibile.
È innanzitutto impossibile sopprimere un sentimento. Si può non agire come esso consiglia, ma non ci si può impedire di sentirlo. Se un bambino chiede un giocattolo che economicamente il padre non si può permettere, si vedrà dire di no. Ma non per questo il bambino non continuerà a desiderarlo. E non per questo il padre, che pure gli dice di no, non ne soffrirà. Se un uomo è sessualmente attratto dalla cognata, non può negare l'attrazione che sente. La razionalità è solo la molla che gli sconsiglia di dar corso ai comportamenti suggeriti dal sentimento.
Ma già in questo secondo caso c'è un equivoco. Il manifestarsi dell'attrazione non è sconsigliato solo dall'esigenza razionale di evitare i gravissimi problemi che potrebbero sorgere col proprio fratello e con la famiglia tutta. Interferisce anche un dato che, per molti versi, è più vicino al sentimento che alla razionalità: la morale. La morale si manifesta in questo caso con gli scrupoli che l'individuo sente sin dall'inizio di quell'attrazione. E gli scrupoli sono sentimenti. La conclusione è che il sentimento non ha come unico nemico la razionalità astratta. Nel caso ipotizzato ha come freno, oltre alla razionalità e alla morale, l'amore per la moglie, ch’è anch'esso un sentimento, l'amore per il fratello, eccetera.
Tutto questo è abbastanza banale. Ma è interessante chiedersi se questi motivi, che si considerano diversi dalla razionalità, siano effettivamente altro, rispetto ad essa. A volte si parla di razionalità astratta: ma cosa sarebbe, la razionalità astratta, se prescindesse dalla realtà? Dai problemi che la corte fatta alla cognata potrebbero in concreto causare? Se qualcuno, sentendo quell'attrazione, non tenesse conto della moglie, perché non l’ama più; se non tenesse conto del fratello, con cui ha litigato; se non avesse altri parenti di cui gli importa; se non tenesse in nessun conto la morale corrente e se per giunta fosse certo che nessuno verrebbe a sapere la cosa, perché mai dovrebbe vietarsi il piacere di questa avventura sessuale? Ma la realtà di fatto impone molti vincoli, anche di ordine affettivo.
I motivi razionali sono gli elementi di una realtà di cui non si può non tener conto. La razionalità è il semplice riflesso mentale della realtà. Se un uomo ha messo un libro in un cassetto, è normale che in seguito, riaprendo il cassetto, si aspetti che il libro sia ancora lì. E se per caso invece il libro non ci fosse più, sarebbe ovvio pensare qualcuno lo ha preso. Certo non sarebbe ragionevole pensare che sia fuggito via da solo. Non è una posizione teorica l’affermazione che "Gli oggetti non si muovono da soli". È solo il primo principio della fisica. Dunque è razionale che il libro sia dove lo si è messo perché tale è la realtà.
Se la razionalità è il riflesso mentale della realtà - una realtà che, va sottolineato, include anche i sentimenti - è pure chiaro che la razionalità sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la conoscenza della realtà. Ecco perché il grande clinico occidentale è più razionale dello stregone: perché ha, della realtà del corpo umano e della mente umana, una visione molto più realistica dello stregone. Corrispondentemente, quanto più ci si allontana dalla realtà verificabile, tanto più ci si allontana dalla razionalità. Se qualcuno afferma: "Lei non mi ama più ma io farò di tutto per farla innamorare di me una seconda volta", è ben difficile qualificare l'affermazione come razionale. È solo l'enunciazione di un comportamento avventuroso. Se invece qualcuno dicesse: "Sono sicuro che lei non mi amerà mai più, ma io continuerò a corteggiarla lo stesso" l'irrazionalità nasce dall'enunciato stesso. Se l'individuo è convinto della prima parte della frase, la seconda è assurda. E viceversa.
Poiché la razionalità è l'eco mentale della realtà, essa è tanto obbligatoria quanto lo è la realtà stessa. La quale non è una realtà, ma l'unica realtà.
Contrariamente a quanto pensa molta gente, non è lecito essere tifosi del cervello o del cuore come si può essere tifosi di una squadra di calcio. Posso lasciarmi andare alle più assurde fantasie ma guai a me, se vorrò fondare la mia vita su di esse. La realtà mi smentirà costantemente, testardamente, crudelmente.