...…dell’Udc…aumenta il nervosismo.

“Certo che siamo arrabbiati. Il nostro ruolo era quello di moderati che frenavano gli eccessi liberisti del governo Berlusconi. Ed eccolo il governo che i pochi mesi ci piazza un blocco delle tariffe, un condono fiscale, e ora arriva a parlare di nazionalizzazione della Fiat, con applausi di Bertinotti.
Ma se i secondorepubblicani si mettono a fare i democristiani, e neppure quelli un po’ post della fine anni ’80, ma i più tosti tra i democristiani tosti, a noi che mestiere ci resta?”, così un esponente dei centristi della CdL scherza sul momento politico che li vede protagonisti.

Sarà il molto dichiarante Rocco Bottiglione, sarà Pier Ferdinando Casini con la sua arietta un po’ improbabile quando fa la Terza Autorità dello Stato: tutti, sotto sotto, tendono a non prenderli mai fino in fondo sul serio quelli dell’Unione democratica cristiana di centro. Anche delle baruffe di questi giorni si dà per lo più in giro una spiegazione molto democristiana.
C’è il congresso dell’Udc: da una parte ci sono i due magnifici ragazzi bolognesi doroteo-forlaniani (Casini-Follini), dall’altra i vecchi forzanovisti Sandro Fontana e Sergio D’Antoni. La carta principale dei forzanovisti è il legame con il Sud. Quella degli altri la denuncia dei rivali come troppo filoberlusconiani. E così, naturalmente, Bruno Tabacci (che sta con Follini ed è un incallito settentrionalista ), parte a lancia in resta a difesa del Mezzogiorno. Mentre D’Antoni, che ha in testa una federazione tra Udc e FI, si produce in attacchi a Berlusconi. Per non parlare delle pensioni:a parte il merito non c’è una punta di malizia antidantoniana nel sollevarla con tanta forza in casa Udc, non dimentichi del recente passato in cui la Cisl complice il governo Dini, ha imposto la sua sigla sul patto del 1996?

Per il partito comunista italiano d’antan il congresso, dove si regolavano anche conti di potere, era sempre però un’occasione un po’ sacra dove si manifestava lo spirito della Classe Operaia.
Per i democristiani, associati peraltro in un partito veramente democratico e che la dimensione del sacro avevano ben altri luoghi per frequentarla, era più una fiera.
Quella tradizione è rimasta in parte agli eredi. Eppure al di là del folklore quella del Ccd (il nucleo di ferro della nuova Udc) non è stata un’esperienza facile. Quando è nato il Centro cristiano democratico oltre a Casini, Follini, Fontana c’era anche Clemente Mastella, che rappresentava i basisti meridionali inferociti dal giustizialismo del Pds poi Ds. Mastella poi se ne andò nel ’98 e passò nel centrosinistra (dove egemone era il Pds poi Ds). Mentre il resto della pattuglia, nonostante le lusinghe dei vari O.L.S., Dini e così via, restò nel Polo. E fu una bella prova di coraggio e coerenza, pochi allora davano Berlusconi in grado di risorgere, ancora sotto il fuoco di nuove e continue iniziative giudiziarie.
Poi, pur senza lasciarsi, Fontana da una parte e Casini e Follini dall’altra, litigarono. D’altra parte un forzanovista riuscirà a stare in maggioranza con dei dorotei solo se ci sarà da dare battaglia a un qualche basista.

Mentre contribuivano a preparare la vittoria del centro destra alle Politiche del 2001 e mentre partecipavano alla costruzione del governo, Casini-Follini sono riusciti a costruire un ruolo intelligente per il loro partito, un po’ quello che aveva fatto Ugo La Malfa per il suo piccolo Partito repubblicano innanzitutto nelle maggioranze centriste. Negli anni Cinquanta se la Dc mirava al bersaglio grosso del consenso e quindi aveva talvolta comportamenti un po’ rozzi, stava al picciolo Pri recuperare negli ambienti di èlite, stimolare alla riflessione, dare una immagine più raffinata della coalizione (ci si riferisce al periodo in cui parlamentari bigotti della Dc davano in improperi nei ristoranti contro signore ritenute troppo scollate), rappresentare certi interessi, portare nuove idee e così via.
Certo il Pri operava con una Dc dotata di un fior fiore di politici, di cultura e qualità superiori alla media di quella che si trova oggi in FI, dove i talenti non mancano, ma non si riesce a farli diventare una vera classe dirigente.
Il vecchio Pri, però, si limitava a poche e decisive questioni di confronto col “socio più grosso”.
“Gli stimoli” alla maggioranza targata Udc arrivano invece da tutte le parti: se il senatore Udc Cirami fa la ben nota legge, il sottosegretario Udc Vietti non manca di prenderne le distanze; se l’Udc Tabacci attacca il governatore della Banca d’Italia il ministro Udc Bottiglione si ricorda di aver da sempre perorato l’ingresso di Fazio nel governo; se l'Udc Follini rilancia sulle pensioni, l'Udc Volontè spiega che non si può toccare lo stato sociale.

Se pungi il cavallo con lo sperone di sinistra, quello va a sinistra, il contrario a parti rovesciate.
Niente avviene se lo pungi contemporaneamente dalle due parti. Anzi, se insisti, dopo un certo tempo s’incazza.
saluti