IL CORRIERE DELLA SERA
Venerdì 18 ottobre 2002

Consiglio regionale "arricchito" di 86 nuovi portaborse. Con il consenso di tutte le forze politiche. Figli, sorelle cognati nella schiera dei collaboratori. L'ira dei vescovi sulla Regione: Cattivi esempi di assunzioni

Record in Calabria: 12 partiti di una persona sola, 12 monopartiti e folla di portaborse
Polo e Centrosinistra uniti: soldi, sedi e tre assistenti anche per «gruppi» formati da una persona

di Gian Antonio Stella

Inneggiando chi alla rivoluzione azzurra e chi alla rossa, chi alla rinascita finiana e chi rutelliana, i consiglieri calabresi s'erano interrogati a lungo: come marcare la svolta della loro Regione nel Terzo Millennio? Pensa e ripensa, hanno fatto due leggine votate senza un voto contrario. Con la prima si son dati licenza di fondare gruppi parlamentari in versione mono: un deputato, fine. Con la seconda hanno assunto come assistenti 86 portaborse: funzionari di partito e poi sorelle, figli, cugini, cognati... Son saltati su schifati, denunciando per la prima volta il "degrado etico", perfino i vescovi. E tutti i partiti in coro: "Bravi, bene, giusto, monito solenne e importante...". Genuflessione e via, chissenefrega... Se volevano restituire alla gente la fiducia nella politica, i partiti calabresi hanno fatto proprio un bel lavoro. Lo provano le reazioni di rabbia, indignazione, disgusto che scuotono dall'interno un po' tutte le forze politiche. A partire da Rifondazione comunista. Basti leggere la lettera aperta, pubblicata dal Quotidiano , dei compagni del circolo di Casole Bruzio. Che dopo avere denunciato lo scandalo, se la pigliano col "silenzio colpevole dei dirigenti del Prc: pur non presente in aula, il nostro rappresentante non ha ritenuto di eccepire alcunché".
Vergogna: come possiamo fare certe battaglie, chiedono furenti i militanti, se "gli unici a poter aspirare ad un lavoro regolare sono gli amici e i parenti che partecipano al concorso dei portaborse?".
La citazione del voto in aula non è secondaria. La sera in cui passò la "leggina 25", nell'ottobre del 2001, non uno dei 43 membri del Consiglio regionale votò contro. Neppure uno: 25 presenti, 25 votanti, 25 sì. Una maggioranza impossibile da raggiungere sui temi seri, dove lo scontro fra opposte fazioni è sanguinoso. Ma qui, sui portaborse, sì. Fu dunque stabilito che, in attesa delle nuove regole (sempre la stessa scusa), i gruppi presenti nel Consiglio (dotati di una struttura di supporto nuova di zecca) potessero essere composti anche da una sola persona. E che ad ogni gruppo fossero dati soldi, sedi, telefoni, assistenti...
Un anno dopo il panorama dell'assemblea è ridicolo. Fallita la moltiplicazione clientelare dei pani e dei pesci, si sono moltiplicati i partiti. Ce ne sono 19: quasi uno ogni due consiglieri. E di questi 19, dodici sono composti da una sola persona.
Come il governatore Giuseppe Chiaravalloti (Gruppo Misto), Pasquale Maria Tripodi (Centro Popolare Calabrese), Mario Pirillo (Margherita), Giuseppe Marrone (Unione Democratici della Calabria) o lo stesso Nuccio Fava, che era candidato per l'Ulivo e ora si è auto-accasato in "Calabria democratica". Direte: ma che fanno? Risposta: presiedono se stessi. Si auto-convocano, si auto-consultano, si auto-contestano, si auto-compiacciono... Una vita in solitario. Col piacere di sentirsi dire dall'usciere: "Presidente...".
A proposito: gli uscieri? Un problema. La leggina assegna infatti a ogni presidente di sé medesimo (chi presiede perfino un altro consigliere o addirittura tre o quattro ha diritto naturalmente a molto di più) una serie di benefit. Primo: una decorosa sede di almeno tre stanze in città, col risultato che siccome l'immenso palazzo regionale "non basta", esistono 19 uffici sparsi per il centro di Reggio Calabria che a spese delle pubbliche casse sono stati affittati, arredati, dotati di telefono, computer... Secondo: una quota annua per le spesucce di 5.165 euro, che si raddoppiano, si triplicano e si quadruplicano a seconda del numero dei consiglieri. Con in più la comodità di presentare a fine anno, spiega il Bollettino Ufficiale, una semplice "nota riepilogativa" delle spese fatte senza il fastidio di dover mostrare qualche ricevuta.
Va bene, direte voi, ma gli uscieri? Ecco il nodo. In un mondo di graduati, rischiano l'estinzione al pari della scimmia vietnamita dalle zampe rosse. Come terzo benefit la leggina assegna infatti a ogni uomo-partito (anche qui i gruppi più grandi possono largheggiare) la possibilità di farsi uno staff tutto proprio a carico della Regione. Autista con autoblu a parte (quelli per ora sono a spese del partito), ogni mono-gruppo ha diritto ad assumere tre collaboratori. Dei quali almeno uno deve (deve) essere inquadrato nel settore direttivo. Intendiamoci: niente discriminazioni. Dato che ogni mono-partito deve (deve) avere un "segretario particolare" e un "responsabile amministrativo" (presumibilmente addetto alla gestione finanziaria della famigliola politica), è ovvio che se laureati vanno "funzionalmente equiparati ai dirigenti".
Poteva Mamma Regione, a questo punto, far la sparagnina? No. Ed ecco prevista l'integrazione della paga con 80 ore straordinarie e 8 missioni forfettizzate al mese, per un totale di oltre 4000 euro.
Create le nicchie, non restava che assumere la gente giusta. Detto fatto, è arrivata la lista. Da dividere in due parti. Di qua funzionari di partito, deputati trombati o portaborse da anni precari e bisognosi d'uno stipendio. Di là i parenti.
Tra i primi, ecco sistemati per esempio l'ex consigliere regionale diessino e responsabile della Sanità Nicola Gargano, il segretario provinciale cossuttiano Enzo Infantino, la componente del comitato centrale rifondarolo Silvana Stumpo, l'ex consigliere comunale missino di Palmi Ernesto Reggio, il segretario provinciale della Quercia cosentina Carlo Guccione, il "faccio-tutto-io" di Nuccio Fava Emanuele Raco, le due segretarie personali del presidente forzista del Consiglio regionale Luigi Fedele, Valentina Chiné e Antonia Pinneri...
Tra i parenti c'è di tutto. Raffaele Raso è figlio di Michele, assessore comunale reggino dell'Udeur. Teresa Pezzimenti sorella di Giuseppe, consigliere regionale di Sgarbi. Irene Maria Sgrò cugina del deputato regionale para-democristiano Pasquale.
Grazia Suraci, nipote del consigliere regionale buttiglioniano Giovanni Nucera. Enza Galati sorella del sottosegretario folliniano Pino. Giovanni Fedele fratello di quel presidente forzista che oltre a lui e alle segretarie ha fatto prendere pure il cognato, Antonino Luppino. E poi c'è Salvatore Birillo, figlio di Mario, deputato regionale della Margherita e c'è Francesca Marcianò, figlia dell'ex consigliere provinciale reggino di An... Insomma: tranne i verdi, per ora, ognuno ha portato a casa i suoi.
"Non sono parenti, i nostri! Non sono parenti", insistono Marco Minniti e Lojero.
Ma la bufera tra i diessini, il cui segretario Nicola Adamo se l'è presa con gli "anatemi moralistici", infuria. Come infuria tra i rifondaroli di base, che hanno ottenuto la testa del segretario calabrese Damiano Guagliardi. E ancora tra i 100 precari laureati dei progetti Noc che si son visti scavalcare. Tra i disoccupati cui è stato mandato un messaggio devastante. Dentro la società, dove una cinquantina di comitati si sono consorziati in "Calabria Civica".
Imbarazzate la destra e la sinistra, l'unico punto di riferimento sembrano essere rimasti i vescovi. Che per la prima volta hanno firmato insieme una lettera alle parrocchie che cava la pelle a governanti e opposizione. Altro che rinascita calabrese...
"La mafia sta prepotentemente rialzando la testa. E di fronte al pericolo si sta purtroppo abbassando l'attenzione". Quanto alla Regione, legnate durissime. Contro "i continui cambi di giunta" che impediscono di "affrontare e risolvere i nodi storici del sottosviluppo". Contro i "cattivi esempi di assunzioni" fatte "in modo privatistico". Contro il "terribile principio" che "l'appartenenza a certe forze" conti "più della competenza". Contro il "vuoto di etica" creato da questa visione del mondo. I politici sotto accusa hanno fatto finta di niente. Un bell'applauso alle eminenze e son tornati alle loro faccende.