Imi/Sir, il pm: la Cassazione era sotto controllo


Si è conclusa la requisitoria di Ilda Boccassini. Dopo il duro attacco agli imputati che, secondo la Procura, controllavano "militarmente", l'Alta Corte, il pm ha sostenuto: "Le prove raccolte sono macigni".


LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO ALLA REQUISITORIA

MILANO - Il secondo round della requisitoria del pm Ilda Boccassini al processo Imi/Sir Lodo è terminato. Un intervento, il suo, durato più di dieci ore, nel'arco di due giorni. Richieste di condanna dure, quelle della Procura, presentate, inusualmente, sabato, all'inizio della requisitoria e ribadite oggi, in conclusione. "Una volta che ci siamo convinti che le prove raccolte erano macigni - ha spiegato il pm - e che vedevano da una parte persone che avevano corrotto e dall'altra magistrati che si erano lasciati corrompere, abbiamo chiesto che non venissero concesse le attenuanti".

"Altro che chiacchiericcio. Qui abbiamo trovato i "piccioli", come si dice in siciliano, i soldi della corruzione". Così, il pm Ilda Boccassini, nella sua requisitoria di sabato, aveva anticipato le sue conclusioni: per vincere la causa da mille miliardi Imi-Sir, la famiglia Rovelli pagò tangenti, "una paccata di miliardi", agli avvocati Previti, Acampora e Pacifico che a loro volta corruppero i giudici Verde, Metta e Squillante.

La seconda parte della requisitoria, iniziata questa mattina, è stata in parte dedicata alla ricostruzione di quella che, secondo l'accusa era la situazione, all'epoca dei fatti nel mondo della magistratura romana. In quel periodo da parte degli imputati, ha detto il pm, "c'era un capillare controllo del territorio e per territorio intendo la Suprema Corte. Una struttura militare".

Il magistrato ha definito le accuse mosse dalla procura, "puntuali e circostanziate" a fronte di spiegazioni degli imputati, "che non spiegano" e in alcuni casi sono inverosimili". Tutti elementi questi che, secondo il pm, vanno a suffragio della tesi della Procura: "dai Rovelli sono arrivati un sacco di soldi e una serie di persone si è attivata per corrompere l'ordine giudiziario".

Un sacco di soldi. Nella sua ricostruzione, incominciata sabato, basata, come ha ripetuto più volte, non solo sull'analisi dei flussi bancari, ma anche su tabulati telefonici e agende sequestrate a Pacifico, il pm ha sostenuto ''l'evidente interesse degli imputati'' per la causa Imi-Sir. ''Semplice curiosità? - ha detto il magistrato -. Presidente, questo poteva essere lasciato intendere se non avessimo trovato un sacco di soldi. E non c'è dubbio che Previti e Pacifico non hanno avuto un ruolo in questa causa, ma un ruolo occulto, da regia".

Il teste Omega. Non è mancato durante la lunga requisitoria, un accenno al teste Omega: ''Penso che nel sottofondo di questi due processi vi è la voce dell'Ariosto'', la cui testimonianza ha portato ''alla figura dell' avvocato Pacifico che, come gli aveva confidato Previti, gestiva il patrimonio di magistrati''.

Le rogatorie. Da quella testimonianza, ha spiegato Ilda Boccassini - sono partiti gli accertamenti e poi, grazie agli esiti delle rogatorie svizzere, è stata scoperta ''una miniera d'oro'': i conti esteri dei magistrati Renato Squillante, Vittorio Metta, Filippo Verde, Paolo Zucchini e Antonino Vinci. Il pm si è soffermato anche sulle spiegazioni, insufficienti, fornite dagli imputati proprio a proposito di questi conti esteri: ("erano nostri, erano i nostri risparmi''). e sulle difficoltà incontrate nell'operare gli accertamenti. ''E' stato lungo e laborioso - ha detto - scavarci dentro'', difficoltà legata anche alle "procedure da seguire''. Proprio a proposito delle rogatorie il pm ha anche citato Giovanni Falcone, colui che tra i primi ne aveva capito l'importanza.

Intanto Previti, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, si definisce una “vittima di una spaventosa persecuzione politico-giudiziaria”.


da www.ilnuovo.it