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Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    Qoelèt
    Ospite

    Predefinito Rapporti fede-scienza: da Tradizione Cattolica

    Rispondo ad alcuni interventi postati su: http://www.politicaonline.net/forum/...0&pagenumber=4


    Concordo pienamente con Babar quando afferma che “tutti i tentativi di dimostrare razionalmente l' esistenza di un trascendente qualsiasi sono miserabilmente falliti. Dalla teologia della negazione a Sant' Anselmo, la cui dimostrazione , se tradotta in linguaggio formale [logico matematico] è semplicemente risibile” ;questo però non implica una conoscenza empirica sovra-razionale del trascendente increato. La confusione e la conflittualità nell’occidente latino tra scienza e teologia nasce con lo svilupparsi di una antropologia e gnoseologia razionalizzante di stampo agostiniano-tomista ,drammaticamente lontane dall’ortodossa concezione patristica dell’uomo come essere composto di 3 realtà: il corpo (soma) contraddistinto dalla conoscenza somato-sensibile (ossia attraverso i 5 sensi),l’anima (psiche) (che ha sede nella mente) la cui facoltà è la ragione (ratio) che elabora i dati raccolti dai 5 sensi provenienti dal mondo sensibile esterno o interno ( e sulla conoscenza della psiche e dei suoi meccanismi in particolare la psicologia cognitiva moderna continua a svelarci sempre più “misteri” –parola di laureando in neuropsicologia cognitiva ) e lo spirito, che ha sede nel cuore,la cui facoltà è l’intelletto (nous) che è deiforme e preposto alla piena comunione con Dio nelle sue incerate energie. A causa della caduta e del distacco da Dio (peccato originale) ereditiamo un nous prigioniero e ottenebrato;come ben scrive il Metropolita Hierotheos nel suo libro “Orthodox Psychotherapy” tutti sperimentiamo i nefasti effetti della caduta che (oltre al più evidente:una creazione indebolita dove sono entrati eventi drammatici come la morte,la malattia,il dolore,….)possono riassumersi in:
    a. nel fallimento totale o parziale della funzione della facoltà noetica;
    b. nella sua confusione con le funzioni del cervello e del corpo in genere;
    c. nel logico risultato di questo fallimento e confusione: la schiavitù all’ambiente
    L’unica via di liberazione del nous è l’ascesi (praxis) che tramite lo Spirito Santo può ri-condurre l’uomo alla visione-compartecipazione (Theoria) delle increate energie divine. E l’ascesi è fondamentale per mettere a tacere le fantasie e le passioni,proprie della ratio e che confondono e ottenebrano il nous.: solo una ratio svuotata può far riemergere il nous. Ecco quindi che il trascendente increato diventa sperimentabile (Beati i puri di cuore perché VEDRANNO Dio)già in questa vita attraverso la facoltà deiforme dell’intelletto, e non tramite la ragione (che può parlare di Dio solo in “probabilità” logiche,non per esperienza diretta): “è proprio del demonio confondere l'uomo colpendo la mente mentre di Dio attrarre a se l'uomo colpendogli il cuore “dicono i Santi Padri . I Santi divinizzati conoscono le realtà divine senza pensare,teologano non tramite categorie aristoteliche ma “alla maniera degli apostoli”,ossia tramite l’opera vivificante del Paraclito.
    Diversissima ,come sopra accennavo,è la concezione antropologica agostiniano-tomistica : l’uomo è concepito in una dualità di corpo e anima. La “teologia” scolastica con la dottrina dell’analogia entis, ossia la relazione ontologica tra Dio ed il mondo, l’analogia tra il creato e l’increato, crede che l’uomo raccogliendo tramite i sensi corporei alcuni dati dal mondo fisico,li analizzi con la mente (con la sua facoltà superiore: l’intelligentia)mediante un processo di astrazione giungendo indirettamente a cogliere la presenza di Dio. La teologia per l’occidente rimane una mera pratica mentale,intellettiva,metodologicamente distaccata della spiritualità: QUI STA LA DRAMMATICA SCISSIONE TRA ORTODOSSIA E ORTOPRASSI!Per il credente latino teologare è imparare una filosofia metafisica,per il credente ortodosso teologare è VIVERE nell’ascesi il soprannaturale,conoscere l’Increato!
    Pur essendo teofanico per i Santi Padri non esiste alcuna analogia tra il creato e l’increato: sono su due piani completamente distinti ; San Giovanni Damasceno a proposito afferma: “"E’ impossibile trovare, nella creazione, un’icona che rivelerebbe la via d’esistenza della Santa Trinità. Infatti, come sarebbe possibile per il creato, realtà complessa, variabile e descrivibile, che ha una forma ed è limitata, rivelare chiaramente la Superessenziale Essenza Divina, la quale prescinde da tutte queste categorie?" Sul piano gnoseologico perciò non c’è alcuna contraddizione tra le due realtà: da sempre la Tradizione dei Padri distingue due tipi di conoscenza: quella di Dio,dell’Increato (theognosia) e una del creato , di ordine inferiore (thyrathen). Nessun problema si è mai posto tra Ortodossia e scienza sia per il metodo empirico usato da entrambe sia per la diversità sostanziale degli “oggetti” di ricerca.
    Luca

  2. #2
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    Intanto un abbraccio a Qoeleth (gli esami procedono?) e complimenti per l'ottima impostazione sulla particolarità della gnoseologia ortodossa, eminentemente ascetica e teodidatta attraverso la purificazione, l'unificazione delle facolta disperse nel loro decaduto procedere - dianoia e non logos - e l'apertura del cuore spirito alle energie deificanti del Risorto. Indubbiamente come anche le acquisizioni dell'epistemologia ci suggeriscono si tratta di comprendere come la "realtà" non sia un dato oggettivo a disposizione della ragione indagante che si pone di fronte ad essa, totalmente trasparente nelle sue strutture alla sua luce - in questa presunta continuità ed intelliggibilità del reale al razionale sta l'ambiguità del metodo analogico, strumento del demonio per Barth, anche se si dovrebbe fare una distinzione tra analogia attributionis e di proporzionalità l'una sottolineante più la continuità l'altra la similitudine di rapporti e non di sostanze -. Il reale non ci presenta la sua verità ma il volto che le anticipazioni, i metodi e le griglie concettuali scientifiche e razionali lasciano filtrare dalla loro metodologia anticipante. E' chiaro che lo sguardo oggettivato e rapace, la volontà di potere che inclina l'intelletto decaduto non potrà che attingere il volto mortifero di una natura che si nega ad esso nelle sue dinamiche profonde mostrandosi solo come movimento entropico e distruttore. Solo l'ascesi, un profondo silenzio sui moti passionali che dirigono inconsciamente anche i procedimenti gnoseologici potrà accogliere nell'amore il rivelarsi del volto luminoso, sofianico degli esseri e delle cose, la "fiamma delle cose" per Isacco Siro, che contenute ed avvolte nell'amore divinizzante solo nell'abbandono dell'amore si offrono all'uomo pacificato ed unificato offrendogli la visione dell'universo come immenso roveto ardente. Una sola nota: sarei magari un po' più sfumato nel giudizio sulla teologia occidentale non tutta influenzata dalla scolastica. Vi sono frange di teologia monastica rimaste abbastanza estranee alle categorie tomiste e centrate su una conoscenza ascetica, unitiva, agapica. Un Guglielmo di St Thierry, Isacco della Stella e i mistici cistercensi e certosini, Ruysbroeck ed altri non si riconoscerebbero nelle coordinate che certamente per motivi di brevità hai tracciato. Un salutone.

  3. #3
    Qoelèt
    Ospite

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    Ciao nadda,un caro abbraccio anche a te! Proprio oggi volevo postare un thread per chiederti come stai visto che manchi da un pò (so che io sono l'ultimo che dovrebbe parlare di assenze prolungate )... l'università e gli esami procedono anche se da ottobre ho orari da operaio koreano per alcuni tirocini ; anche per questo il forum ha subito un pò una frenata. Spero tu stia bene!
    In Cristo
    Luca

  4. #4
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    Predefinito praxis e pistis

    Scrive Luca "L’unica via di liberazione del nous è l’ascesi (praxis) che tramite lo Spirito Santo può ri-condurre l’uomo alla visione-compartecipazione (Theoria) delle increate energie divine. E l’ascesi è fondamentale per mettere a tacere le fantasie e le passioni,proprie della ratio e che confondono e ottenebrano il nous.: solo una ratio svuotata può far riemergere il nous. Ecco quindi che il trascendente increato diventa sperimentabile (Beati i puri di cuore perché VEDRANNO Dio".
    Volevo sottolineare quanto scrive riprendendolo dal libro che cita perchè è il nocciolo essenziale dell'ascesi cristiana.
    Ma questo presuppone due momenti previ senza i quali l'ascesi cristiana può apparire totalmente assurda:
    - Il conoscere (gnosis) che il nous dell'uomo è malato ed ha bisogno di un processo di guarigione (conoscere il proprio peccato che non è atto principalmente "etico" ma esistenziale ed ontologico, è "conoscenza" nel vero senso del termine della propria REALE condizione. Per questo scrive San Isacco il Siro che "chi conosce il proprio peccato è più grande di chi risuscita i morti". La gnosis cristiana è anzitutto gnosis del proprio limite e del proprio male.
    -Il credere "pistis" che solo in Gesù Cristo, Dio Verbo incarnato è la salvezza. E la fede è l'accoglimento umile del kerigma apostolico, dell'evangelo, il lieto annunzio che la salvezza ci è donata da Dio in Cristo.
    -la praxis è la risposta sinergica della nostra volontà alla Grazia salvifica che deriva dall'Amore divino. Persare la praxis senza la pistis è il peccato "per il quale non c'è perdono" perchè consiste nell'illusione che un opera umana ci possa salvare. In questa illusione sono cadute e cadono tutte le dottrine che pensano che l'uomo possa salvarsi da solo mettendo in atto una praxis, o, con altra parola un "yoga".
    "Senza di me voi voi non potete far NIENTE" dice il Signore.
    Per questo la fede si genera dall'UMILTA' e genera UMILTA'.-
    Non c'è passaggio dalla praxis alla theoria (contemplazione) come nei neoplatonici, o negli gnostici o nei buddisti (in questi ultimi sostituendo a contemplazione il "nirvana"); ossia non c'è una salvezza che nasca da noi. Tutte falliscono nella miseria tragica di ogni pelaganesimo. "E' dalla fede che siete salvati e non dalle opere" afferma Paolo a più riprese e la fede è accoglienza del dono. La praxis senza pistis è una tragica ed inconcludente nevrosi destinata al più totale fallimento.
    La "preghiera del cuore" non è un mantra che si ripete per purificare il pensiero, è una preghiera il cui contenuto è la richiesta umile e supplichevole della misericordia di Dio in Cristo. Questo dovrebbero ricordare gli appassionati del vuoto e del nulla.
    Talora anche in grandi scrittori spirituali (penso ad Evagrio, ma non solo) c'è qualcosa di eretico: l'iconoclasmo della mente.
    La mente, il nous, non va svuotato di tutto: va svuotato delle passioni derivate dal peccato per sostituirvi la "memoria Dei", va svuotato dalle fantasie umane decadute per sostituirvi Cristo che "è l'Icona dell'invisibile Dio", non il Cristo della mia costruzione psicologica, ma proprio come nell'Icona dipinta il "CRISTO COME E' RIVELATO,COSTUDITO e TRASMESSO" dalla Chiesa. E come il ministero sacro dei sacerdoti discerne se l'icona è conforme al modello trasmesso (tradizione) così il discernimento dei Padri Spirituali discerne se il Cristo che si pone innanzi a me è davvero il Cristo e non un idolo che le mie mani mentali hanno costruito.
    Occorre prestare a tutto questo molta attenzione. Anche una cosa santa come la "Preghiera del cuore", staccata dall'insieme della vita cristiana ortodossa, dall'insegnamento, dai sacramenti, in specie la SACRA EUCARISTIA, diviene qualcosa di molto rischioso e pericoloso. E forse proprio per questo oggi chi si avvicina all'ortodossia è affascinato anzitutto da quella preghiera e spesso si allontana dall'ortodossia quando un accorto padre spirituale gli proibisce di praticarla. Ma ciò che lo affascinava era la pratica di uno svuotamento tutto umani accompagnato da un mantra che, a causa del suo contenuto (in realtà ignorato nella sua profondità) gli dava l'illusione di essere ancora cristiano. Anche il Vuoto è un idolo pericoloso, forse il più pericoloso di tutti.
    Guardiamoci dagli "ordodossi da new - age"!!!! : essi sono "l'abominio della desolazione presente nel luogo santo" perchè trasformano la nostra santa fede in qualcosa che le è infinitamente lontano.

    Mi consento, quale salutare correttivo, di consigliare la lettura del libro "La Vita in Cristo" del nostro santo padre Giovanni di Kronstad (ed.Gribaudi) che presenta una ortodossia liturgica ed eucaristica, che non è meno "totale" perchè vi manca qualsivoglia accenno alla preghiera del cuore. Gli ortodossi che sono tali per amore del "pellegrino russo", troveranno in questo "santo prete russo" un maestro che faranno bene ad ascoltare.

 

 

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