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  1. #11
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    Predefinito GIOVANNI PAOLO II COME PAOLO VI "PROCLAMA" DELLE DONNE "DOTTORI DELLA CHIESA"

    ERA IL 19 0TT0BRE 1997

    Giovanni Paolo II ha “proclamato” Santa Teresa di Lisieux, “dottore della Chiesa”, e questo nel centenario della morte della grande Santa. Non vogliamo qui discutere se la dottrina spirituale di S. Teresa del Bambin Gesù può essere para-gonata a quella di un San Tommaso o di un San Bonaventura: lo stesso Giovanni Paolo II non nasconde che S. Teresa non ebbe un corpus dottrinale completo e sistematico. Il problema è un altro: può una donna, sia pure una grande Santa, essere nominata “dottore della Chiesa”? Pare che qualcuno avesse proposto a Pio XI, che considerava Teresa di Lisieux la più grande santa dei nostri tempi, di attribuire all’umile carmelitana il titolo di “dottore della Chiesa”. Il Papa avrebbe rifiutato la proposta rispondendo: obviat sexus, una donna non può essere “dottore” della Chiesa. Questa dottrina fu appannaggio pacifico della Chiesa fino al Vaticano II: nessuna donna, pur eminente in santità e sapienza, fu inclusa tra i Padri della Chiesa o tra i Dottori della medesima. Il primo a infrangere questa regola fu Paolo VI, il quale "proclamò" “dottore della Chiesa” prima Santa Teresa d’Avila (il 27 settembre 1970) e poi Santa Caterina da Siena (il 4 ottobre successivo). A dire il vero, Paolo VI non evitò la difficoltà: “Santa Teresa d’Avila - dichiarò il 27 settembre 1970 - è la prima donna alla quale la Chiesa conferisce il titolo di dottore. E allora non si può non pensare a quel severo avvertimento di san Paolo: Le donne tacciano nelle assemblee (1 Cor 14, 34), il che
    significa, ancor oggi, che la donna non è destinata ad avere nella Chiesa delle funzioni gerarchiche di magistero e di ministero. Questo precetto apostolico è stato forse violato oggi? Possiamo rispondere chiaramente: no. In realtà, non si tratta di un titolo che comporta funzioni gerarchiche di magistero e di ministero” (cf Documentation Catho-lique, anno 1970, col. 908, che traduce in francese da L’Osservatore Romano del 28-29 settembre 1970). Paolo VI pose il problema. Lo risolse correttamente? Vediamo innanzitutto l’insegnamento della Sacra Scrittura. San Paolo insegna: Le donne nelle assemblee tacciano (1 Cor 14, 34) e Alla donna non permetto di insegnare (1 Tim 2, 12). Come ha interpretato, la Chiesa, questi passaggi del Nuovo Testamento? San Tommaso, il dottore comune, riassume così la dottrina cattolica: “Della parola uno se ne può servire in due maniere. Primo, privatamente, per parlare
    familiarmente con uno o con pochi. E in tal senso il carisma della parola può essere accordato anche alle donne. Secondo, per parlare in pubblico a tutta la Chiesa. E questo alla donna non è concesso. Primadi tutto e principalmente, per la condizione del sesso femminile, che deve essere sottoposto all’uomo, come dice la Scrittura (Gen 3, 16). Ora, esortare e insegnare pubblicamente in Chiesa non appartiene ai sudditi, ma ai prelati. E gli uomini, anche se sudditi, possono meglio eseguire per delega questo incarico, perché non hanno questa dipendenza come un’imposizione naturale del sesso, ma per altri motivi accidentali...” (II-II, q. 177, a. 2). Nello stesso luogo, San Tommaso aggiunge: “le donne che abbiano ricevuto i carismi della sapienza o della scienza possono metterli a servizio degli altri nell’insegnamento privato, non già in quello pubblico” (ad 3). Paolo VI, come abbiamo visto, cerca di eludere la difficoltà spiegando i testi scritturali in un senso restrittivo: San Paolo vieterebbe alle donne solo l’insegnamento gerarchico. Ora, è ben vero che i passaggi succitati di san Paolo precludono alle donne ogni potere gerarchico (di giurisdizione come di ordine); ma tale preclusione non si limita a questo campo! Ciò appare con evidenza dal contesto. Nell’epistola a Timoteo: “la donna impari silenziosa e in tutta soggezione; di far da maestra, alla donna non lo permetto, né di dominar sull’uomo, ma se ne stia zitta”. San Paolo fa una affermazione generale: la donna è subordinata all’uomo, in particolare nell’insegnamento, e non solo alla gerarchia. Così pure nell’epistola ai Corinti: “le donne nelle assemblee tacciano”. E perché? “Poiché non è loro permesso di parlare; ma stiano sottoposte, come anche dice la legge”. Sottoposte a chi? Forse solo alla Chiesa gerarchica, alla Chiesa docente? No: “se vogliono imparar qualche cosa - prosegue San Paolo - in casa interroghino i proprii mariti; è cosa indecorosa per una donna parlare in una assemblea”. La donna, quindi, non può insegnare non solo “con funzione gerarchica di magistero e di ministero”, come pretende Paolo VI, ma in ogni modo pubblico, giacché deve sottostare in ciò (e “in tutto”: cf Efesini, 5, 23) al marito, che invece non ha il divieto di parlare nelle assemblee, pur non essendo Vescovo o sacerdote! San Tommaso, nel passo citato, afferma che l’uomo, anche se suddito e non prelato, può, in un certo senso, insegnare: non così la donna. E difatti, dei 29 dottori proclamati dalla Chiesa fino a Pio XII, alcuni non erano Vescovi (cioè prelati, membri della Chiesa docente) ma solo sacerdoti e uno, addirittura, solo diacono. Il titolo di “dottore della chiesa”, quindi, non è riservato, è vero, a quanti hanno avuto un potere gerarchico di insegnamento autentico; ma include però, per sua natura, l’aver svolto un ruolo di insegnamento a tutta la Chiesa: un insegnamento pubblico pertanto, e non solo privato. Vorremmo avere la santità e la sapienza infusa di Caterina e delle due Terese! Tuttavia, questi doni eccelsi che esse hanno ricevuto dal Signore non le abilita al ruolo di “dottore” della Chiesa, ufficialmente riconosciuto dalla medesima, ruolo che, come il sacerdozio, è precluso alle donne per volontà di Dio. Questo non toglie che molte donne siano più grandi, davanti a Dio, di tanti uomini: basti pensare alla dignità unica della Madre di Dio; sola-mente, esse non hanno, nella Chiesa e nella società, lo stesso ruolo dell’uomo. A nostro parere, un vero successore di Pietro non può dichiarare una donna, per quanto santa, “dottore della Chiesa”.


    un saluto a tutti
    Viva Santa Teresina del Bambin Gesù!!!

    Guelfo nero

  2. #12
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    Predefinito a volte...

    CARI AMICI,

    VI SEGNALO UN LIBRO MOLTO INTERESSANTE "LA LIBERTà RELIGIOSA NEGLI INSEGNAMENTI DI GIOVANNI PAOLO II (1978-1998)" PUBBLICATO DAL "CENTRO DI RICERCHE PER LO STUDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA" DELL'UNIVERSITà CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO NEL 2002.
    RACCOGLIE BEN 409 INTERVENTI DI GIOVANNI PAOLO II A FAVORE DELLA COSIDDETTA LIBERTà RELIGIOSA DI TUTTI I CULTI (L'ERESIA CONTENUTA IN "DIGNITATIS HUMANAE").
    NON SI POTEVA DESIDERARE DI MEGLIO: UNO STRUMENTO IMPORTANTE PER MONITORARE VENT'ANNI DI ERESIE, DUBBIEZZE, ERRORI, AMBIGUITà, COMPLICITà.
    LA LETTURA è OGGETTIVAMENTE IMPRESSIONANTE.

    DISCORSO DEL 22 OTTOBRE 1986 DOPO IL PRIMO VERGOGNOSO INCONTRO DI ASSISI:

    "LE RELIGIONI DEL MONDO, NONOSTANTE LE DIVERGENZE FONDAMENTALI CHE LE SEPARANO, SONO TUTTE CHIAMATE A DARE IL LORO CONTRIBUTO ALLA NASCITA DI UN MONDO PIù UMANO, PIù GIUSTO, PIù FRATERNO.
    DOPO ESSERE STATE SPESSO CAUSA DI DIVISIONI, TUTTE VORREBBERO ADESSO ADEMPIERE UN RUOLO DECISIVO NELLA COSTRUZIONE DELLA PACE MONDIALE.
    E QUESTO VOGLIAMO FARE INSIEME. COME DICEVA GIà IL MIO PREDECESSORE PAOLO VI NELLA SUA ENCICLICA "ECCLESIAM SUAM": "...VOGLIAMO CON ESSE PROMUOVERE E DIFENDERE GLI IDEALI CHE POSSONO ESSERE COMUNI NEL CAMPO DELLA LIBERTà RELIGIOSA, DELLA FRATELLANZA UMANA, DELLA BUONA CULTURA, DELLA BENEFICENZA SOCIALE E DELL'ORDINE CIVILE".

    ECCO IL CATTOLICESIMO TRASFORMATO IN UN'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE.

    UN SALUTO

    GUELFO NERO

  3. #13
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    Predefinito

    LA SACRILEGA VIA CRUCIS AL COLOSSEO DEL 13 APRILE 1995

    A proposito di scandali: la Via Crucis presieduta, ogni Venerdì Santo, da Giovanni Paolo II, è divenuta fonte di scandalo e non, come dovrebbe, di edificazione. Ad esempio, “le 14 stazioni della Via Crucis 1995 seguono lo schema maggiormente rispondente alla narrazione evangelica della Passione, già usato nella Via Crucis al Colosseo negli anni 1991, 1992 e 1994” (O.R., 10-11 aprile 1995, pag. 6), creando confusione nei fedeli e dimostrando una sospetta simpatia per la sensibilità luterana che esclude tutto ciò che non è scritturale. Di poi, per la prima volta, tre donne, tra le quali la luterana “suor” Maatj, hanno portato la Croce (quando Gesù è, invece, un Uomo). Ma, fin qui, non varrebbe la pena di soffermarsi. Il fatto è che, dall’anno scorso, la Via Crucis è divenuta, anch’essa, “un evento ecumenico”, come sostiene Pietro Marini, “Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie” (ibidem). Infatti, ci dice il Marini, le meditazioni nel 1994 “furono dettate da S.S. Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico (...). In quel Venerdì Santo, nelle antiche vie di Roma, Giovanni Paolo II e Bartolomeo I, la Chiesa di Pietro e la Chiesa di Andrea, si trovarono unite nella meditazione della Passione del loro unico Signore e Redentore” (in realtà, Bartolomeo I usurpa la sede di Costantinopoli, e non è il successore di S. Andrea, ma degli sci smatici Fozio e Cerulario). “Nel 1995 - prosegue Marini - le meditazioni della Via Crucis sono state affidate a una donna, sorella Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp, nella Svizzera francese. (...) ...l’invito a lei rivolto costituisce, come nel caso dell’invito a Bartolomeo I, un gesto di grande significato ecumenico: la comunità ecclesiale di Roma, presieduta dal suo Vescovo Giovanni Paolo II, medita la Passione del Signore con testi sgorgati dal cuore di una figlia della Riforma”. Siccome la sventurata è luterana, non stupiamoci se “dal suo cuore” non sgorgano sentimenti cattolici. L’Osservatore Romano ne pubblica il testo alle pagg. 6-7 del 16 aprile 1995; ad un lettore attento non sfugge l’eco luterano di frasi come qualla della prima neo-stazione (“dopo... aver inaugurato la Santa Cena”) o della undicesima (“oggi accogli nel tuo Regno, solo per tua grazia e per sempre, il buon ladrone, l’omicida che si apre alla fede”). “Suor” Minke interpreta alla maniera calvini-sta (come Ratzinger e Giovanni Paolo II) il dogma della “discesa agli inferi” (cf. nona stazione), semplice discesa nella tomba, nella morte o nel peccato degli uomini. Ma, soprattutto nella terza neo-stazione (“Gesù è con-dannato dal Sinedrio) l’eresia tocca il sommo. Declama “suor” Minke, mentre Giovanni Paolo II annuisce e medita: “... tu non hai mai rinnegato il tuo popolo: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’. E ciò che essi hanno fatto, noi, la tua Chiesa, lo facciamo da quasi duemila anni... Padre, perdonaci: tante volte facciamo della fede una nostra proprietà, un privilegio che ci appartiene. Ma solo per tua grazia possiamo riconoscere Gesù come il Cristo, tuo figlio, nostro Signore. Perdonaci anche di aver rifiutato il tuo popolo, di averlo schernito, persino nelle nostre liturgie”. (!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)
    Secondo la luterana (e Giovanni Paolo II):

    1) Gesù non ha mai rinnegato il popolo di Israele, che resta quindi il popolo “prediletto dal Padre”;

    2) “Ciò che essi hanno fatto” (non riconoscere Gesù come Messia e come Dio, dichiararlo reo di bestemmia e degno di morte, chiederne le crocifissione a Pilato...) la Chiesa lo fà da quasi duemila anni;

    3) Tutti quelli che hanno celebrato la liturgia cristiana hanno
    commesso un peccato, del quale devono chiedere perdono, per aver rifiutato e schernito il popolo d’Israele. Naturalmente, la principale responsabile di questo peccato è la Chiesa, ovvero i Papi che ordinavano questi “scherni” liturgici (fino a Pio XII incluso). D’altra parte, per “suor” Minke (e Giovanni Paolo II), la Chiesa si distingue per “le sue infedeltà e i suoi tradimenti” (Quarta neo-stazione: Gesù è rinnegato da Pietro). Di fronte a queste empie e sacrileghe bestemmie, pronunciate proprio a Roma, ed il Venerdì Santo, prendiamo le difese di nostra Madre, offesa, calunniata e vilipesa, la Santa Chiesa cattolica, e le difese del Nostro Signore Gesù Cristo, tradito, rinnegato e crocifisso, il quale ha detto (e nessuno può vietare per legge il Vangelo, speriamo!):
    “Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare” (Mt 21, 43).
    (P.S.: Naturalmente, “suor” Minke spezza una lancia in favore del dannato Giuda Iscariota: “Chi può escludere - dice - che anche di lui Dio abbia avuto misericordia?”. cf. Avve-nire, 14 aprile 1995, pag. 17).
    Mentre una pseudo-suora berciava al Colosseo contro la fede cattolica, Giovanni Paolo II seguiva devotamente: era il 13 aprile 1995.

    Guelfo Nero

  4. #14
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    Predefinito LA LIBERTà RELIGIOSA: ERESIA E DELITTO

    QUALCHE RIFLESSIONE SULLA COSIDDETTA "LIBERTà RELIGIOSA" IN UN THREAD COME QUESTO NON GUASTA.

    IL CONCETTO DI "LIBERTà RELIGIOSA" CON TUTTO IL CARICO ANNESSO DI INDIFFERENTISMO E DI LAICITà DELLO STATO è STATO AMPIAMENTE CONDANNATO DAL MAGISTERO PONTIFICIO ("MIRARI VOS" DI S.S. GREGORIO XVI, IL "SILLABO" DI S.S. PIO IX).
    AL CONCETTO DI "LIBERTà RELIGIOSA" IL CATTOLICO SOSTITUISCE IL CONCETTO DI "TOLLERANZA DEI FALSI CULTI" CHE è TALVOLTA NECESSARIA PER RAGIONI DI ORDINE PUBBLICO O PER MOTIVI DI TIPO POLITICO (QUANDO LO STATO è LAICO E NON CONFESSIONALE OPPURE A MAGGIORANZA ERETICO O PAGANO).
    OVVIAMENTE IN UNO STATO OSTILE AL CATTOLICESIMO, I CATTOLICI-PUBBLICAMENTE- DEVONO RICHIEDERE SOLO LA PARIFICAZIONE DEL PROPRIO CULTO CON GLI ALTRI E LA POSSIBILITà DI POTERLO ESERCITARE IL PIù POSSIBILE PUBBLICAMENTE: NULLA DI PIù, "PRIMUM VIVERE".
    SI TRATTA DI UNA TOLLERANZA FORZATA, SE NON VI SONO LE CONDIZIONI POLITICHE PERCHè LA SOLUZIONE SIA DIVERSA.
    ANCHE PIO XII RITENEVA "IN DETERMINATE CIRCOSTANZE" (DISCORSO DEL 6 DICEMBRE 1953) "PARTITO MIGLIORE IL NON IMPEDIRE UN ERRORE PER PROMUOVERE UN BENE MAGGIORE".
    SI TRATTA DELLA LINEA CONCORDATARIA CHE HA AVUTO UN "CERTO" SUCCESSO DURANTE LE SEGRETERIE DI STATO GASPARRI E PACELLI (ANCHE L'EMINENTISSIMO OTTAVIANI ERA DELLA STESSA SCUOLA) MA NON è L'UNICA, NON VALE SEMPRE E PER SEMPRE.
    ESISTE ED è ESISTITO ANCHE IL RIFIUTO DELLA CHIESA DI COLLABORARE CON STATI LAICI ED INDIFFERENTISTI CHE NON VOGLIONO SUBORDINARSI AD ESSA (LINEA SEPARAZIONISTA O INTRANSIGENTISTA).
    IL FALLIMENTO E LO SGRETOLAMENTO SU TUTTA LA LINEA DEI VECCHI CONCORDATI (DI FATTO OGGI IL CATTOLICESIMO ROMANO NON è CONCORDATARIO IN ITALIA E PRATICAMENTE IN NESSUNO STATO) RIAPRE COMPLETAMENTE LE OPZIONI POSSIBILI E, CERTAMENTE, APRE LA STRADA AD UNA REVISIONE CRITICA DI UNA CERTA SCUOLA CANONISTICA ROMANA (IN AUGE TRA GLI ANNI '20 E GLI ANNI '50).
    UNICA OPZIONE OGGI: IGNORARE LO STATO PER QUANTO è POSSIBILE, FORNIRE UN OSSEQUIO FORMALE A CERTE LEGGI E A CERTI ORDINAMENTI SENZA DARE ASSENSI.
    è NECESSARIO UTILIZZARE E SERVIRSI DI CIò CHE LO STATO OFFRE AD ENTI O A STRUTTURE BENEFICHE, RIMANENDO NELL'ORBITA DI UNO STRETTO (E RIGOROSO) OSSEQUIO BUROCRATICO.
    CERTAMENTE BISOGNA MANTENERE SOLIDE LE RAGIONI DELLA PRIMAZIA CATTOLICA SUI FALSI CULTI, APPROFONDIRNE LE INTERAZIONI CON LA SCIENZA DELLA POLITICA, FORMARE GRUPPI POLITICI E SINGOLI UOMINI PUBBLICI A QUESTA VISIONE DEL PROBLEMA RELIGIOSO, SVILUPPARE UN'OPERA DI AGGREGAZIONI FONDATA (ALMENO) SU STIMOLI E SUGGESTIONI DI QUESTO TIPO, DIFFONDERE UN'APOLOGETICA "OFFENSIVA" E FRONTALE A TUTTO CAMPO (CHE TOCCHI TUTTE LE CORDE E CHE ATTINGA A TUTTI I REGISTRI NEL LIMITE DELL'ONESTO).
    IL CONCETTO DELL'INDIFFERENTISMO E QUELLO PESTILENZIALE DELLA "libertà di culto" NON SI SRADICANO Nè IN UN GIORNO, Nè IN UN DIECI ANNI DAL CUORE DELLA "GGENTE".
    SAREBBE UN PRIMO PASSO (TUTTO POLITICO) CHE TRA LA MAGGIORANZA DELLE PERSONE SI SVILUPPASSE UNA SOSTANZIALE INDIFFERENZA VERSO I DIRITTI RELIGIOSI DEI SINGOLI E DELLE COMUNITà: SI TRATTA DI UNA PARTE MERAMENTE NEGATIVA, LO SO, MA SENZA "PARS DESTRUENS" NON C'è "PARS CONSTRUENS".
    IL PROGRESSIVO AZZERAMENTO DI INTERESSE PER I "DIRITTI CIVILI" SPALANCA UN'AMPIA ZONA DI RIVENDICAZIONE PER I DIRITTI DI DIO E PER LA FINE DELL' "EPOCA DI WESTFALIA".
    è UN PO' CRUDO SCRIVERLO MA è QUELLO CHE UMANAMENTE SI PUò FARE, CON L'AIUTO E LA GRAZIA DI DIO, IN QUESTA DIREZIONE.

    UN SALUTO A TUTTI

    GUELFO NERO

  5. #15
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    LUCA SIGNORELLI "LA PREDICAZIONE DELL'ANTICRISTO" DUOMO DI ORVIETO (PARTICOLARE)

  6. #16
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    Caro Guelfo Nero, riporterei in auge questo thread a beneficio di piopierucci ma non solo.

  7. #17
    Giuro di essere fedele al Re!
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    Vi seguo, Vi leggo moltissimo. Non ho spirito polemico. Sono Cattolico e voglio esserlo secondo la Volontà di N.S. e prego che Lo Spirito Santo e la Madre del Buon Consiglio mi aiuti in questo proposito.
    Vi dico, Vi confido nel mio bisogno di conforto, che sono però esterefatto. Come è possibile che N.S. abbia edificata su Pietro la Sua Santa Chiesa, abbia inviato su di Essa lo Spirito Santo ed ora, dopo 2000 anni, La lasci in tale confusione?
    La domanda mi è venuta spontanea, così come l'ho scritta, ma qui sopra, a rispondere forse, la bella opera del Signorelli e quanto, ancora e di più, nell'Apocalisse.
    C'è comunque anche la complicazione della mia, della nostra giacchè penso noi si sia milioni in questa condizione in Italia, per tacere delle altre Nazioni del Mondo, naturale oltre che razionalmente persuasa lealtà alla Patria terrestre ed al nostro Sovrano. Tale naturale condizione non deve, non può contrastare con l'essere Cattolici. Prima dei brogli del 1946 l'Italia esprimeva con l'Immagine di Maria SS.Annunuziata la concezione massima dell'Onore e del Merito. La rep giunge a dissacrare, a massacrare Fede ed Italianità facendosi esprimere massimamente da gentaglia della quale sono noti i nomi.
    Insomma, io vivo e sono Italiano. Insomma, io credo e sono Cattolico ed in questo, sia pur riempendomi d'angoscia, Voi mi aiutate a capire che tali non si può essere facendo il girotondo attorno al diavolo. Di questo Vi sono grato.

  8. #18
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    Predefinito tempo di prova

    caro Pioperucci,

    sono molto contento del tuo interesse e del tuo appasionarti (nel senso etimologico del termine) a temi tanto capitali, tanto assoluti, tanto vincolanti.
    Non vogliamo essere altro che cattolici: per questo di fronte ad un certo genere di "magistero" rimaniamo stupiti, costernati (a volte anche molto arrabbiati).
    Un "magistero" che spesso rinnega 2000 anni di storia cristiana, mutila verità di fede divina, crea scandalo, vorrebbe gettare spesso la Chiesa (con la C maiuscola) sulla tragica china dell'apostasia, della vergogna, del tradimento, ci lascia a bocca aperta.
    é un "magistero" che non può essere accettato: questo rifiuto, doveroso e imprescindibile, pone però una serie di problemi per serbare integra la fede.
    Ma tutte le spiegazioni, anche le migliori (sede apostolica formalmente vacante, scisma capitale etc etc) ci spiegano solo il "come", non il "perchè".
    Il "perchè" appartiene al segreto della Volontà di Dio.

    Un saluto cordiale

  9. #19
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    Predefinito UNA SIGNIFICATIVA FOTO DA "FANGHIGLIA CRISTIANA" SETTIMANALE DEI PAOLINI



    CERTI COMPORTAMENTI SONO PIù DANNOSI DI UN ATTO PSEUDO-MAGISTERIALE.
    ECCO MONSIGNOR WOJTYLA IN COMPAGNIA CERTO ASSAI POCO DEGNA!





    GUELFO NERO

  10. #20
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    Predefinito

    RINGRAZIO CM814 CHE MI HA "PASSATO" QUESTA FOTO: CE NE SONO MIGLIAIA TUTTE SIMILI CHE COSTELLANO UN "PONTIFICATO" IN CUI L'APOSTASIA, LO SCISMA, IL TRADIMENTO HANNO REGNATO SOVRANI.

    GUELFO NERO

 

 
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