Delitto Tommasoli, condanne per 50 anni - Corriere del Veneto
verona - pene attenuate di 24 mesi rispetto alle richieste dell'accusa
Delitto Tommasoli, condanne per 50 anni
Sentenza al Processo per la morte del grafico di Negrar: 14 anni per Veneri e Perini, 12 anni a Dalle Donne. Due in meno per Corsi. Assolto Vesentini (16 mesi per altri fatti)
Gli imputati in aula (Fotoland)
VERONA - La Corte d’assise di Verona ha condannato a 50 anni complessivi di reclusione quattro dei cinque giovani accusati dell’uccisione di Nicola Tommasoli, il 28enne di Santa Maria di Negrar aggredito la notte del primo maggio 2008 nel centro storico della città scaligera.
Il collegio giudicante, presieduto da Dario Bertezzolo, giudice a latere Paola Vacca e composto da sette giudici popolari, ha assolto Andrea Vesentini per la morte di Tommasoli, condannandolo ad un anno e 4 mesi (pena sospesa e non menzione) per il delitto privato nei confronti di un giovane punk che il quintetto aveva incontrato poco prima di imbattersi in Tommasoli e i suoi amici. La Corte ha condannato a 14 anni di carcere Nicolò Veneri e Federico Perini, a 12 anni Raffaele Dalle Donne, a 10 anni Guglielmo Corsi.
Sentimenti contrastanti in aula al termine della lettura della sentenza. La famiglia del giovane disegnatore di Negrar lascia al legale Franco Rossi Galante l’incarico di esprimere lo stato d'animo prevalente. «Giustizia è fatta - dice l’avvocato, abbracciando la mamma di Nicola -. La sentenza rispecchia ciò che abbiamo sempre pensato fin dall’inizio. È stata un’aggressione e il povero Nicola passava di lì per caso. La gravità del fatto sta anche in questo. È stata una vittima casuale questo rende ancora più inaccettabile per la famiglia ciò che è successo». Sull’assoluzione di Andrea Vesentini, l’avvocato non vuole per ora pronunciarsi. «A noi pareva che anche Vesentini - spiega - avesse partecipato attivamente. La sua è un’assoluzione che una volta si sarebbe chiamata insufficienza di prove. Aspetteremo le motivazioni della sentenza». «Dovrà essere anche la procura - conclude il legale - a valutare se sia il caso di impugnare o no l’assoluzione. L’importante era il giudizio complessivo del fatto. Naturalmente i genitori continuano a esser disperati per la perdita del figlio. Sarebbe stato terribile per loro dover sopportare una diversa soluzione processuale».
Non esprime giudizi, invece, il pm Francesco Rombaldoni, che sottolinea come si sia trattato di «un processo di estrema attenzione. Le parti - le parole del sostituto procuratore - hanno saputo pronunciarsi come era loro diritto».