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Discussione: Per l'azione comunista

  1. #1
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    Predefinito Per l'azione comunista

    Per l’Azione Comunista

    La crisi del movimento comunista internazionale (MCI) è nota e riconoscibile da qualunque militante sinceramente rivoluzionario. L’involuzione in senso capitalista dell’Unione Sovietica e con essa la maggior parte dei paesi del “socialismo reale”, la campagna politica anticomunista sferrata dai mass media della dittatura borghese e del Vaticano, hanno progressivamente ridimensionato e limitato notevolmente la fiducia delle masse popolari nel socialismo e nella funzione del partito comunista, come avanguardia e guida nella costruzione di una nuova società. Una crisi che non appartiene al patrimonio teorico del marxismo e del leninismo, ma dovuta ai limiti e agli errori compiuti dai vari movimenti e partiti nel corso del ‘900, alle continue spaccature e fratture che hanno diviso e dividono ancora trozkisti dai maoisti, stalinisti da internazionalisti ecc. Le nostre divisioni sono sempre state e saranno un vantaggio per il nemico di classe, che spesso si è servito di persone, correnti e fazioni per fermare l’avanzata del proletariato rivoluzionario in Europa e nel resto del mondo. La regressione in senso riformista dei Partiti Comunisti occidentali (PCI e PCF in primis) ha certamente favorito la dispersione di validi militanti e quadri leninisti ed ha lasciato campo libero alla burocrazia reazionaria di partito che ha provveduto a eliminare ogni elemento teorico e pratico marxista, leninista. La vittoria della socialdemocrazia nei maggiori partiti di massa del MCI, ha provocato la scissione e la nascita di centinaia di gruppi di rivoluzionari che in modi diversi si sono opposti al revisionismo ed hanno lottato per creare un progetto alternativo alla togliattiana “via democratica al socialismo” e all’Eurocomunismo di berligueriana memoria, distaccato dal socialimperialismo sovietico e aperto all’innovazioni provenienti dalle nuove esperienze rivoluzionarie dell’Asia e dell’America Latina. Un’insieme di organismi, collettivi, gruppi e partiti che ha coinvolto un’intera generazione di studenti e operai, ma che non è riuscito a liberarsi di vecchie malattie che accompagnano il nostro movimento da più di 150 anni: il settarismo, l’estremismo, l’opportunismo, il terzomondismo ecc. La sinistra rivoluzionaria di allora era probabilmente ancora più frammentata di quella attuale. Pare che i militanti comunisti provino gusto a separarsi in nome della “purezza rivoluzionaria”; ogni corrente sostiene di essere erede legittimo dell’immenso patrimonio del marxismo rivoluzionario e che ogni compagno distaccato da essa debba essere giudicato come controrivoluzionario, un “impuro”. Cosa ha generato tutto ciò? Se negli anni ’60-’70 erano molti i compagni militanti nelle organizzazioni rivoluzionarie, oggi assistiamo ad un spettacolo penoso dove i sopravvissuti al riflusso dei movimenti del ’68 e del ’77 si scambiano accuse reciproche spesso viziate da screzi personali del tutto fuorvianti e a pochi ragazzetti che si uniscono al coro dei “pochi ma buoni”. Se continueremo su questa strada il suicidio è garantito. La crisi del capitalismo sta raggiungendo il suo culmine e nel nostro paese non esiste ancora un’avanguardia di classe che si ponga alla testa del movimento di resistenza popolare (MRP) e che costruisca un suo esercito rivoluzionario.
    L’esempio concreto proviene dall’Argentina, dove una rivolta interclassista cieca e caotica è esplosa senza la presenza di un unico partito comunista rivoluzionario in grado di coordinare e guidare un movimento di classe autonomo. Se fosse esistito un partito con una linea, un programma coerentemente leninisti, con organizzazioni di massa presenti nei luoghi di lavoro e nelle scuole/università, e con un cospicuo numero di quadri e militanti, tutti quei contrasti sorti nelle assemblee di fabbrica e di quartiere, tra le molteplici organismi di sinistra (P.T.S., P.O, P.L, P.C.R ecc.), uniti allo spontaneismo di massa che accompagna tutt’ora la rivolta, sarebbero stati sicuramente inferiori. Lo sviluppo di un processo rivoluzionario coordinato da un avanguardia di classe non sfocia nell’interclassismo o nello spontaneismo, ma è indissolubilmente legato alla prospettiva socialista, ossia alla costruzione della dittatura proletaria, nella quale il partito comunista e le sue organizzazioni esercitano il ruolo di strumento del proletariato rivoluzionario per l’edificazione del nuovo stato.
    In Italia il numero delle Forze Soggettive (FS) comuniste è imbarazzante, esistono più di cinquanta organismi e una centinaia di microrganismi (collettivi, comitati ecc.) che pretendono di possedere la soluzione giusta alla frammentazione che divide i comunisti. Ognuno produce “chilometri” di documenti, fiumi di inchiostro sull’analisi della situazione attuale e sulle prospettiva rivoluzionaria nel nostro paese e nel resto del mondo, senza minimamente confrontarsi con l’esterno1, ma coltivando il proprio orticello con la speranza che il proletariato segua le proprie indicazioni. La fortuna non sempre premia gli audaci.
    Non si esclude che all’interno del MCI esistano elementi controrivoluzionari, l’epurazione non può avvenire
    attraverso accuse arbitrarie, lo scontro deve situarsi sul terreno del dibattito e del confronto tra realtà apparentemente uguali ma nella sostanza antitetiche e divergenti. Il “Dividersi per definirsi” presuppone un minimo di discussione e quindi di un dibattito su questioni rilevanti dal punto di vista ideologico.
    E’ inutile sostenere che tutti i trozkisti o i maoisti siano controrivoluzionari, troppo facile. E’ un modo per sfuggire al confronto e un espediente per nascondere la paura di ammettere ciò che è sbagliato.
    Se in Italia si presenterà una situazione simile a quella verificatasi in Argentina, la nostra impreparazione e le divisioni che imperversano sul MCI, soffocheranno sul nascere ogni possibile soluzione rivoluzionaria alla crisi capitalista.
    Finché il panorama delle organizzazioni che compongono il MCI rimarrà pressoché invariato, nulla potrà effettivamente incidere nello scontro di classe. Le divisioni lasceranno il campo della lotta a organizzazioni riformiste o comandate dall’alto (social forum, new global etc.) che “cavalcheranno la tigre” e soffocheranno ogni speranza di cambiamento reale. D’altronde è sempre stato così nel nostro paese…
    Chi potrà risolvere questa grave malattia che coinvolge gran parte delle Forze Soggettive Rivoluzionarie?
    La nuova generazione di comunisti, libera da pregiudizi e soprattutto da vecchie questioni personali che nulla centrano con il comunismo. Giovani proletari e studenti provenienti da ogni organizzazione comunista (o da nessuna di queste), che si confrontano sulla base dei differenti orientamenti ideologici del marxismo e sulle varie esperienze di militanza. Un organismo eterogeneo per provenienza politica ma al tempo stesso omogeneo e compatto sui tre capisaldi del marxismo: lotta di classe, rivoluzione, dittatura proletaria.
    E’ proprio da Lenin e quindi dal leninismo che bisogna ripartire, per due motivi: perché è stato il nostro punto più alto ed è quindi il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie (Il leninismo non è l’applicazione del marxismo, come molti sostengono) e perché è la “fondamenta principale” su cui convergono tutti i “rami” del comunismo (Trozkisti, maoisti, internazionalisti, guevaristi etc.). Ogni militante porterà con se un contributo diverso proveniente da qualsiasi “maestro” del marxismo, sia esso Mao, Trozky, Bordiga, Luxemburg , Stalin e tanti altri. Non si tratta di unire o di pacificare Bordiga con Gramsci, Stalin con Trozky, ma di valutare gli aspetti positivi sia dell’uno che dell’altro, per rilanciare l’idea e l’azione comunista nel nuovo millennio e per riacquistare la fiducia delle masse popolari nel socialismo. Tutto è finalizzato alla costruzione del Partito leninista, alla distruzione dello Stato borghese e all’edificazione del nuovo stato proletario. Il rapporto dialettico tra teoria e prassi non può essere distrutto né dagli accaniti sostenitori del lavoro teorico né da chi privilegia unicamente l’esperienza delle lotte operaie e studentesche.
    Il lavoro politico non è limitato all’analisi e allo studio del leninismo ma si estende alla ricerca di nuove forme di lotta alternative che assicurino maggiore visibilità nella società e che garantiscano all’organizzazione di creare un apparato (costituito principalmente da elementi avanzati e da collaboratori) articolato, radicato tra le masse popolari e contemporaneamente protetto dalla repressione della borghesia imperialista.
    La via del socialismo è un sentiero pieno di insidie e ostacoli, affrontarlo individualmente non serve a niente! Solo l’unità dopo la divisione permetterà ai proletari e ai popoli oppressi di liberarsi dalle catene dell’imperialismo!

    1S’intende con il resto delle FS e con la realtà attuale. Molti compagni mancano di “elasticità”, pretendono di applicare alla lettera ciò che Marx o Lenin hanno sostenuto in altra epoca, senza tenere conto delle mutazioni delle forme di gestione dei mezzi produzione e delle istituzioni nate con le rivoluzioni borghesi dell’ottocento, o al contrario, si liquida il leninismo in nome della modernità, come fa la componente socialdemocratica del P.R.C.

  2. #2
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    Ma non puoi pensare che in Italia si organizzino comitati rivoluzionari per il socialismo!!! Per favore...

    ...per il resto concordo +o- con te.
    Forse, però, credo che più che ripartire dal leninismo si debba ripartire dal marxismo, il vero fattor comune!
    (e comunque rimango dell'idea che il leninismo non è una teoria generale, ma una teoria applicata, - bada bene, non intendo un'applicazione, ma un'interpretazione propria di una realtà, valida anche per altre realtà simili, ma non il nostro paese!-)
    TUTTO IL POTERE AI SOVIET!

  3. #3
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    Un post per dire che concordo in pieno con Soviet999

    Marco

  4. #4
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    Ma cosa vuol dire "non puoi pensare che in Italia si organizzino comitati rivoluzionari per il socialismo"?

    Questo sarebbe un commento? Ma chi ha parlato di comitati rivoluzionari per il socialismo?
    1- Io ho solo analizzato (anche se non in modo specifico) la situazione del movimento comunista italiano che non riguarda solo il PRC, ma anche il resto delle Forze Soggettive.
    2- Non ho fatto alcuna proposta organizzativa, ho solo scritto ciò che si dovrebbe fare, ossia unire le nostre forze per costruire un'avanguardia di classe (PARTITO).

    Mi sembra improbabile un ritorno a Marx, ma anche se fosse cosi il CPN e parte dei militanti di Rifondazione rinnegano almeno il 90% del materialismo storico dialettico.
    Basterebbe leggere il "manifesto del Partito comunista" per capire che Bertinotti e la carovana socialdemocratica del PRC sbagliano. Il vostro marxismo non ha nulla a che fare con Marx e Engels.
    Il Leninismo è il marxismo nell'epoca delle rivoluzioni proletarie, non si può sostenere che sia una teoria applicata. Cazzo! Tutte le teorie riguardanti la struttura del partito (Il centralismo democratico), la guerra di classe e la strategia dei comunisti...le buttiamo nel pattume? Per favore.......


    Ulianov può anche confermare quello che sostengo.

  5. #5
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    Originally posted by @@@@@
    Ma cosa vuol dire "non puoi pensare che in Italia si organizzino comitati rivoluzionari per il socialismo"?

    Questo sarebbe un commento? Ma chi ha parlato di comitati rivoluzionari per il socialismo?
    1- Io ho solo analizzato (anche se non in modo specifico) la situazione del movimento comunista italiano che non riguarda solo il PRC, ma anche il resto delle Forze Soggettive.
    2- Non ho fatto alcuna proposta organizzativa, ho solo scritto ciò che si dovrebbe fare, ossia unire le nostre forze per costruire un'avanguardia di classe (PARTITO).

    Mi sembra improbabile un ritorno a Marx, ma anche se fosse cosi il CPN e parte dei militanti di Rifondazione rinnegano almeno il 90% del materialismo storico dialettico.
    Basterebbe leggere il "manifesto del Partito comunista" per capire che Bertinotti e la carovana socialdemocratica del PRC sbagliano. Il vostro marxismo non ha nulla a che fare con Marx e Engels.
    Il Leninismo è il marxismo nell'epoca delle rivoluzioni proletarie, non si può sostenere che sia una teoria applicata. Cazzo! Tutte le teorie riguardanti la struttura del partito (Il centralismo democratico), la guerra di classe e la strategia dei comunisti...le buttiamo nel pattume? Per favore.......


    Ulianov può anche confermare quello che sostengo.
    Concordo che il leninismo è il marxismo ai tempi dell'imperialismo,e che sia estremamente attuale,alcuni scritti come il Che fare,L'Imperialismo,Stato e rivoluzione(più di tutti),Sul diritto dell'autodecisione dei popoli,I comunisti e la guerra,Marxismo e revisionismo,dovrebbero costituire un l'abc per un comunista rivoluzionario.
    Però forse tu dimentichi che Lenin ha scritto anche un altro libro di estrema attualità:"L'estremismo malattia infantile del comunismo".
    Comunque ritengo che sia impossibile e nemmeno auspicabile un'alleanza tra Stalinisti e Troskisti,Maoisti o Bodighisti ecc..,su quali basi la faresti?Io credo che lo stalinismo sia stata una delle cause sconfitta della rivoluzione mondiale,come pensi possa trovare un accordo seppur minimo con chi crede che in URSS si sia realizzato il socialismo e mira a ricrostruire quel modello di società?Io non credo neanche che la rivoluzione si faccia con la guerriglia contadina,chè è decisamente antitetica all'esperienza della rivoluzione russa,come posso trovarmi daccordo con i maoisti?Come posso poi pensare di allearmi con chi difende le identità nazionali,io credo all'internazionalismo e non difendo nessuna identità nazionale,a me non me ne frega un cazzo della mia "italianità",che è poi solo il frutto di un miscuglio di popoli e cultura che a me piacerebbe ulteriormente mischiare.?
    L'unico modo per non avere cattivi padroni è non avere padroni

 

 

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