L'articolo di Oriana Fallaci si è rivelato di cattivo gusto, così come l'idea di ospitarlo sulla prima pagina del Corriere.
Il dibattito che ha preceduto il social forum ha rivelato un aspetto preoccupante: la scomparsa nei media dell'intelligenza, del senso critico, della curiosità verso idee e avvenimenti, dell'indagine culturale, della passione civile.
Vi è da parte delle persone di cultura degli accademici, dei giornalisti un pigro assuefarsi alle tendenze in atto: se Bush decide di far guerra per una questione di supremazia territoriale, economica, petrolifera, comunque molto terrena mascherata come guerra contro il terrorismo, ecco tutti i giornalisti a dire in coro che la guerra serve per garantire la pace. Nessuno si carica del peso di un'idea, prevale un atteggiamento cognitivo di disfacimento della mente, della ricerca, del pensiero nel puro fatto di vivere, "qui e adesso".
E' un atteggiamento della mente incapace di trascendere la solitudine dell'io, le prigioni dell'istante e di collegarsi con il mondo reale e la storia.
E allora, che gli intellettuali della destra riprendano il contatto con la storia e con la tradizione nella consapevolezza che il mondo non è nato con noi e per noi e non finirà con noi.
Inoltre, che la destra si liberi, dalla cordata di accademici che portano avanti tutte quelle tesi che stranamente coincidono con gli interessi delle industrie e mai con quelle dei cittadini, (vedi la questione degli ogm, dell’inquinamento elettromagnetico, del nucleare ecc.).