Sempre più chiara la strategia dei cattocomunisti per eludere la legge BossiFini



Ormai non ci sono più dubbi: alcuni magistrati, e ben chiari settori di cattocomunisti, sono all’opera per tenere qui i clandestini, e quel che è peggio per trovare cavilli atti a sabotare la legge BossiFini, voluta e votata dal Parlamento sovrano, rappresentante della volontà popolare espressa democraticamente. Dopo le sentenze penali che hanno consentito di liberare dei clandestini invece di tenerli in galera, nelle ultime settimane sono entrati in azione anche alcuni giudici del lavoro. Il fronte questa volta è stato aperto contro le imprese e gli imprenditori, obbligandoli ad assumere o riassumere lavoratori extracomunitari. Uno degli effetti di queste sentenze è che tra i risultati ottenuti dai clandestini c’è anche quello di poter ottenere la regolarizzazione grazie a questi contratti di lavoro ottenuti in modo coercitivo. I primi due casi si sono verificati a Milano, il 24 ottobre e il 5 novembre, a favore di un bulgaro di 46 anni, in Italia dal 1997, che lavorava per un’impresa edile di Rho (guadagnava 10mila lire all’ora per otto ore al giorno), e di un albanese addetto in un’impresa di zincatura. Per il primo la Cisl ha ammesso di aver dato vita a quella che è stata definita dal sindacato una “causapilota” e ha parlato del lancio di una “strategia di difesa”. La Lega lancia una grande mobilitazione contro questo asse cattocomunista: manifestazioni in tutte le piazze a partire da Brescia domenica primo dicembre.