Un'altra magia del team (meglio dire clan!) Berlusconi




Era uno dei processi-chiave di Mani pulite, con accuse per 357 miliardi di lire occultati. «Beffa» per i 119 imputati che avevano patteggiato


Fondi neri prescritti per la nuova legge. Assolto Pacini Battaglia: sarò contento quando cancelleranno i miei nastri



MILANO - A suo modo, alla fine, suonerà persino come una (brutta) favola di Mani pulite: in uno dei processi-simbolo dell’inchiesta, quello su 357 miliardi di lire di fondi neri dell’Eni 1985-1992, l’unico a rischiare una pesante condanna sarà un pollo. Pardon, un allevatore di polli: che come secondo lavoro faceva il cambiavalute tra la Svizzera e l’Italia, ed è perciò imputato di ricettazione, uno dei pochi reati che non si prescrivono quasi mai. A differenza di quel falso in bilancio che ieri la nuova legge ha buttato nel cestino della prescrizione anche per gli ultimi 8 imputati del processo, fra i quali il banchiere Francesco Pacini Battaglia e il suo latitante braccio destro Roger Francis: tutti prosciolti per prescrizione dall’occultamento di 192 miliardi di lire nella contabilità ufficiale Saipem e di 165 miliardi di lire in quella della Snamprogetti. La sentenza sui residui 8 imputati di ieri (peraltro dopo 3 anni di processo e a 2 mesi dalla discussione finale) spiazza gli altri 119 iniziali coindagati nel 1993, incriminati nel 1995 e coimputati nel ’99: tutti già usciti dal processo perlopiù patteggiando una pena (e mettendo a disposizione una trentina di miliardi di lire) per un reato che oggi viene liquefatto dal cambio «in corsa» delle regole stabilite dall’arbitro- legislatore della partita. Così che Sergio Cusani, uno che al reato di falso in bilancio deve una robusta parte dei suoi 5 anni e 5 mesi di pena scontata in carcere, ironizza: «Il "Generale Prescrizione" ha vinto anche sull’"uomo un gradino sotto Dio"» (cioè Pacini Battaglia, così abbozzato nel 1993 dall’allora gip Ghitti). «Per i normali figli di Dio - lamenta invece Cusani - vince, come sempre, il "Generale Carcere"».
Ma Pacini non è ancora contento: «Lo sarò - rilancia guascone il proprio pallino - quando mi cancelleranno le intercettazioni...», e con esse, magari, la condanna d’appello per corruzione nel processo Scalo Fiorenza.
Sinora la nuova legge, votata dalla maggioranza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, aveva liquidato perlopiù processi (spesso con imputati come lo stesso Berlusconi, suo fratello o suoi stretti collaboratori) sui falsi in bilancio di società non quotate in Borsa, nei quali soci e creditori non avevano presentato querela.
Ieri, invece, per la prima volta la legge è stata applicata a un processo nel quale le società dei bilanci falsi sono quotate, nel quale la gestione post- Mani pulite delle società si è costituita parte civile, e nel quale il pm Fabio De Pasquale aveva riformulato il capo d’imputazione alla luce della nuova legge.
Ma agli occhi della seconda sezione del Tribunale, presieduta da Vincenzo Perozziello, la modifica legislativa ha imposto due differenti tipi di assoluzione. Un non luogo a procedere «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato», per quella parte di bilanci Eni falsificati al di sotto delle soglie quantitative introdotte dalla nuova legge (il 5 per cento del bilancio, l’1 per cento del patrimonio netto, il 10 per cento delle poste valutative). E un proscioglimento «per prescrizione», per i falsi in bilancio nei quali il Tribunale non ha ravvisato l’elemento del danno: o perché non ne ha condiviso i criteri indicati dal pm o perché ha diversamente interpretato il danno nel complicato rapporto fra l’appropriazione indebita di una somma e il suo successivo occultamento contabile. Fatto sta che questi falsi in bilancio, senza danno, sono così stati declassati a «contravvenzione» dalla nuova legge, che ne ha drasticamente ridotto i termini massimi di prescrizione a 4 anni mezzo, qui ovviamente già scaduti.
Ora il processo continuerà appunto per le contestate e pure miliardarie appropriazioni indebite, che però saranno anch’esse cancellate dalla prescrizione qualora gli imputati ottenessero la semplice concessione delle attenuanti generiche.
E a quel punto, di tutte le imputazioni di uno dei maggiori processi di Mani pulite, sarà rimasta davvero soltanto la ricettazione dell’allevatore di polli.


Fonte: Corriere della Sera