Dal sito http://www.dhm.de/
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ENTARTETE KUNST
di Cesare Badini
Entartete Kunst č una parola d’ordine della propaganda nazista utilizzata per educare la collettivitŕ a rifiutare pregiudizialmente opere d’arte e tendenze stilistiche dell’arte moderna, nonché determinati autori. Per contrappasso a partire dal 1936 in Germania viene consentita solo la "Deutsche Kunst" e tutto il resto č degenerato, proibito e perseguitato. Sulla "degenerazione" si fondano i concetti giuridici attraverso i quali interi gruppi di popolazione sono emarginati da quello che i nazisti denominavano "Deutsche Volk", il popolo tedesco.
Nel 1937, a Monaco di Baviera, i nazisti organizzano una mostra per quella che definiscono Entartete Kunst, cioč l’arte degenerata, per insegnare ai veri tedeschi che certe forme e generi artistici non sono accettabili dalla razza superiore ariana. Si tratta di arte degenerata in quanto ebraica, bolscevica (ovvero comunista) o comunque di razza inferiore. Qualsiasi cosa che non rientri nel modo di pensare di Hitler č considerato "degenerato", perché compito dell’arte č esaltare lo stile di vita ariano.
Gli autori delle opere proibite, dichiarati tra l’altro malati di mente, sono per la maggior parte espressionisti: Ernst Barlach, Max Beckmann, Otto Dix, Wassily Kandinsky, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Käthe Kollowitz, Max Liebermann, Edward Munch, Emil Nolde e molti altri. Non manca Pablo Picasso "il piů degenerato degli artisti", che proprio nel 1937 dipinge Guernica, dedicato alla memoria delle vittime civili e innocenti del bombardamento aereo della cittadina basca da parte di velivoli tedeschi.
La mostra era stata preceduta da una sistematica "epurazione" delle collezioni pubbliche tedesche, con la confisca di circa seimila opere moderne: cubiste, espressioniste, dadaiste, astrattiste e primitiviste.
Con la salita al potere del partito nazionalsocialista nel 1933, in Germania viene proibita l’esposizione di qualsiasi opera di avanguardia in musei pubblici e gallerie d’arte e gli artisti sono messi sotto sorveglianza.
La repressione culturale raggiunge il suo culmine nel 1937, con la mostra Entrate Kunst nella quale sono esposte oltre 650 opere di 112 artisti. L'esposizione si propone di mostrare al pubblico quei generi artistici non ammessi dalla nuova "razza superiore" e l'inaugurazione simbolicamente avviene il giorno dopo quella della Grande Rassegna di arte Germanica, che comprendeva invece opere gradite al regime.
L'esposizione Entartete Kunst, inaugurata da Hitler e Göbbels, č accompagnata da un catalogo illustrato che spiega i fini della manifestazione e presenta le opere raggruppandole sotto vari temi dai significativi titoli: "Manifestazioni dell'arte razzista giudaica"; "Invasione del bolscevismo in arte"; "La donna tedesca messa in ridicolo"; "Oltraggio agli eroi"; " I contadini tedeschi visti dagli ebrei"; "La follia eretta a metodo"; "La natura vista da menti malate".
Per la copertina del catalogo viene scelta un’opera "primitivista" di Otto Freundlich (1848-1943), artista noto soprattutto per il suo percorso verso l’astrazione ravvisabile anche nella geometrizzazione di questa scultura. L’opera č "degenerata" perché il malato di mente non rappresenta la sana bellezza ariana.
Le opere esposte hanno didascalie dispregiative e soprattutto viene indicato il prezzo che i musei tedeschi avevano precedentemente pagato agli "speculatori ebrei".
Le tele esposte sono circondate da slogan che puntano a metterle in ridicolo e sono accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di veri malati mentali.
Per un curioso destino "Entartete Kunst" ebbe un successo di gran lunga maggiore della Grande Rassegna di arte Germanica. La sua apertura dovette essere prolungata ed il pubblico (alla fine dell’esposizione itinerante si conteranno piů di un milione duecentomila persone) fu costretto a lunghe attese prima di vederla, attratto soprattutto dallo scandalismo suscitato dal divieto di visione per i piů giovani.
Entartete Kunst costituisce una drammatica spettacolarizzazione dei rischi e delle minacce che incombono sulla libertŕ artistica, sotto qualsiasi dittatura, e offre il pretesto per approfondire la capacitŕ di influenzare e manipolare le coscienze, capacitŕ che i media hanno via via acquisito durante il secolo XX.
I nazisti, con sapiente regia ed efficace propaganda, distruggono alcune opere d’arte in pubblico, cosě da creare quelli che con disprezzo sono appellati "martiri". Il modo in cui lo fecero funzionň e cosě tutta l’arte d'avanguardia venne etichettata come "incomprensibile", contribuendo di molto ad un tipico luogo comune del XX secolo.
Dal sito http://www.dhm.de/
Ivo Saliger, Das Urteil des Paris (1939)
L'arte nazionalsocialista, in quanto 'arte per il popolo', persegue un sovvertimento di tabů tradizionali, in primis quelli sessuali. L'onnipresenza del nudo femminile ["gli splendidi nudi femminili e i paesaggi ricchi di colore degli artisti nazionalsocialisti" di cui parla Herbert Marcuse in "Davanti al nazismo", Laterza, 2001, p. 37] ne č una prova piů che evidente.
Saluti
donnine a parte, tomas:
la tua opinione?
tanto al vs amico piace solo brad pitt..
Caro Shambler,Originally posted by shambler
donnine a parte, tomas:
la tua opinione?
mi riservo di postare un modesto ma dettagliato parere quando avrň terminato la raccolta del materiale...
Ciň che tengo a sottolineare subito, invece, č che io ritengo che l'arte del Terzo Reich dovrebbe poter essere trattata come qualsiasi altra manifestazione dell'ingegno e del pensiero e come qualsiasi altro documento storico e di costume... Il che significa che si dovrebbe poterla criticare, discutere, stroncare oppure osannare senza essere gravati dalla consueta cappa di piombo che, invece, a tutt'oggi le costa la messa al bando dai testi e programmi scolastici e dai contenuti dei mass-media...
Ciao.
Dal sito http://www.dhm.de/
Arno Breker, Kameraden (1940)
Dal sito http://www.dhm.de/
Fritz Koelle, Bergmann (1937)