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  1. #11
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    Predefinito il clericalismo

    è per definizione il sostegno all'attività della chiesa nella vita pubblica. Noi non lo condividiamo, senza per questo doverlo ritenere un male in sè. Poi se qualcuno lo ritiene un male in sè non sarò certo io a cercare di ravvederlo. Ma Lucifero pone un paragone sul quale è meglio fugare subito ogni dubbio. Il rientro dei Savoia è un evento grave nel senso che cancella una legge dello Stato alla quale noi abbiamo dato il nostro sostegno e che ancora lo avremmo dato, ma è un atto del Parlamento, pienamente legittimo nella forma in cui avvenuto, come è legittimo il dissenso rispetto allo stesso, che i pochi esponenti repubblicani ivi presenti hanno manifestato, con qualche altro. La visita del Papa al Parlamento nella forma in cui è prevista, è una sottomissione del Parlamento all'autorità morale del papa, ed è questo quello che indigna e che provoca una nostra reazione tutta ancora da esperire, ma che sarà adeguata alla gravità dell'evento.

  2. #12
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    Predefinito

    Sì, ho chiara la differenza, ma il PRI non si è opposto con forza (nel Parlamento e dopo) perché cosciente che l'opinione pubblica era favorevole o non contraria al provvedimento (ma ho letto un sondaggio che...).

    Vedo negli stessi spiacevoli panni il Presidente Ciampi che, pur dall'alto delle sue prerogative e dei suoi compiti, difficilmente vedrebbe come positivo il porsi in contrasto con il Parlamento, il Governo e anche la Banca D'Italia (ma perché poi, la Banca d'Italia? A che titolo?), cosciente che l'opinione pubblica è favorevole o non contraria a questo ricevimento.

    Si potrebbe dire che la differenza è che Ciampi è pagato per essere custode della Costituzione (la quale però dice che la religione cattolica è più uguale delle altre - cari amici del MRE che volete blindare l'Art.7), mentre i repubblicani non erano pagati per difendere lo spirito Repubblicano in quell'occasione, però per me è come se lo fossero.

  3. #13
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    Predefinito non ci capiamo

    Lucifero, qui non si tratta di seguire a ruota le esigenze e i desideri dell'opinione pubblica, nel senso che non è che il partito repubblicano può preoccuparsi di questi perchè altrimenti si sarebbe già sciolto. Però non siamo ciechi e quindi a fronte di un sostegno popolare diffuso nel paese per il rientro dei Savoia ed un disimpegno delle principali forze della sinistra nella questione, anzi sono loro che hanno promosso ai tempi del governo Prodi le condizioni del rientro, ci pare sciagurata la via referendaria. Perchè, l'ho già spiegato in questo forum, lo ripeto: non c'è niente di peggio che far seguire ad un voto del Parlamento, che domani potrebbe anche cambiare, un deciso consenso popolare con il referendum a quel voto! E se il referendum si fosse fatto, con gli esiti che ci si può immaginare, esso avrebbe reappresentato la base politica per il rientro dei Savoia, che ristretto alla sola indicazione parlamentare può ancora essere interpretato come un atto di clemenza della Repubblica nei confronti dei cittadini Savoia. Vorrei che questo fosse chiaro una volta per tutte e cioè il compito di un partito politico non è solo quello di agitare le sue idee, ma anche quelle di evitare di vederle mortificate quando la condizione della loro realizzazione non c'è. Per questo c'è l'arte della prudenza e del temporeggiamento. Il caso della visita del Pontefice è affatto diverso. Intanto non sappiamo quanta consapevolezza vi sia esattamente dell'errore che è stato commesso e quindi l'errore occorre denunciarlo, poi ci troviamo di fronte a qualcosa di più grave. Insomma il parlamento italiano che fa rientrare i Savoia non ha riistituito la monarchia. Ma il parlamento che mette le più alte cariche istituzionali, lascia perdere la Banca d'Italia, non c'entra niente e io ne parlavo ironicamente, in una posizione supina nei confronti del Papa, viola il suo spirito risorgimentale, oltre che la sua autonomia, perchè sappiamo che il Vaticano ha una pretesa morale sulle leggi dello Stato italiano ed a volte anche sul nostro ordinamento, pretese che con l'unità d'Italia gli abbiamo negato. Purtroppo Casini rappresenta un'anima contraria a questo spirito nazionale risorgimentale ed i comunisti e i loro eredi, gli sono estranei nelle sue fondamenta, da qui il possibile disastro della Repubblica. Non è che allora il Pri può compiacersene o peggio far finta di niente, o no? Per cui qui si che si fanno le barricate e quando altrimenti?

  4. #14
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    Predefinito

    Calvin, sono d'accordo su tutto, anche (vabbè, parzialmente) su quanto dici sul referendum.

    In questa questione non ho niente da dire sulla posizione del PRI, che apprezzo vivamente. (Non ho sentito quella del MRE).

    Voglio solo dire (credevo di essere stato chiaro, ma forse i troppi incisi - come questo - confondono la mia lettura) che Ciampi si trova forse nella spiacevole situazione di non aver manovrato la cosa per tempo e di non volersi a questo punto isolare di fronte ad una opinione pubblica incosciente, creando ulteriori differenti danni (in questo vedevo un parallelo con l'altra vicenda; certo che non è la stessa cosa).

  5. #15
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    Predefinito

    Il fatto che il Santo Padre parli alla Camera non è grave in se stesso, quanto nei modi in cui è stato posto. Ignoravo fosse stato per primo Violante, ma non mi stupisce più di tanto. Bisognerà ricordarcene quando si porrà il suo nome per la Presidenza della Repubblica.
    Daltronde è dall'art. 7 che dura sta storia. Io non sono per alzare steccati , ci mancherebbe altro, ma un minimo di rispetto!!!!
    saluti
    echiesa

  6. #16
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    Predefinito vabbhe

    basta con gli indugi: svegliate Garibaldi, indossate le camicie rosse, tirate fuori sciabole e schioppi e si marcia sul vaticano. Prima leghiamo Violante e Casini al cannone che tiene echiesa in salotto. Papero vedi di non scordarlo con la scusa che è pesante. Nuvolarossa ha l'onore di allestire i pifferi e le bandiere che guideranno la nostra armata.

  7. #17
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    Predefinito Roma, 9 novembre 2002 agenzia (ANSA)

    Papa a Montecitorio
    La Malfa: eviti temi che toccano a Stato

    ''Nel rivolgere un saluto rispettoso al pontefice, esprimo la fiducia che egli sappia evitare, nel prendere la parola nel luogo sacro alla legislatura di uno Stato laico, di toccare temi che riguardano le libere scelte dello Stato italiano, dei suoi rappresentanti democratici e la molteplicita' delle ispirazioni laiche e religiose dell'Italia''. Lo afferma il presidente del Pri Giorgio La Malfa a pochi giorni dalla visita di Giovanni Paolo II prevista per giovedi'.

    ''Le vicende storiche della formazione dello Stato italiano, la complessa 'questione romana', il contestato concordato che ha posto la chiesa cattolica in posizione diversa dalle altre confessioni religiose - osserva La Malfa - impongono che venga mantenuta una particolare prudenza nei rapporti fra lo Stato italiano ed il Vaticano''. E aggiunge: ''non sappiamo se l'iniziativa del presidente della Camera di invitare il pontefice a rivolgere un discorso al Parlamento sia stata preceduta da un esame attento di tutti i delicati profili che tale invito ed il modo del suo svolgimento puo' investire''.

    ''In particolare - conclude La Malfa - segnaliamo la circostanza per la quale il discorso del pontefice non abbia luogo nel corso di una visita di Stato, ma preveda una forma che non ha, ci sembra, precedenti, con la contemporanea presenza in parlamento di tutti i vertici politici istituzionali del Paese per ascoltare il discorso di un capo religioso''.

  8. #18
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    Predefinito



    tratto da

  9. #19
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    Predefinito Giannino sul Foglio

    L’anacronismo storico di La Malfa, che non sarà in aula, spiegato da un lamalfiano

    Giorgio La Malfa e la sparuta pattuglia di parlamentari che oggi non presenzieranno a Montecitorio al discorso del Papa, sono davvero dei “morti che camminano”, come li ha definiti con impareggiabile eleganza Ciriaco De Mita? Io credo di no. Si ponesse per me il dilemma, sarei sui banchi.
    Ma la stizza di De Mita rivela che in certi ambienti l’animo non è quello giusto per evitare l’unico rischio di questa inedita allocuzione. Che si traduca per alcuni in pretesto per meschine polemiche di parte.
    Un rischio alimentato non solo da residui di fastidio verso le per altro sempre più ristrette minoranze che si dichiarano laiche nella politica italiana. Ma anche da pericolosi scivoloni, dettati magari dal comprensibile entusiasmo per la straordinaria occasione, e che tuttavia rivelano una carenza di elementi essenziali, storici e giuridici, per chiunque voglia governare l’Italia. Prendete il ministro Gianni Alemanno. “C’è un’antica logica di separatezza tra lo Stato italiano e il mondo cattolico e la Città del Vaticano, che è stata progressivamente rimossa e che trova oggi il suo compimento”, ha detto.
    Fosse questo il significato del Papa in Parlamento, ci sarebbe da far barricate.
    Al contrario, l’evento avviene perché non c’è più alcuna questione aperta sulla separatezza, non perché si tratti di “rimuoverla”, il che tornerebbe a dare attualità al cavourriano “Libera Chiesa in libero Stato”. I 18 anni trascorsi dal nuovo Concordato hanno consolidato l’assenza di equivoci su quella opportuna caduta dello Stato confessionale, ereditato dal terzo protocollo dei Patti Lateranensi, quello che disciplinava i rapporti non tra i due Stati sovrani, bensì i rapporti tra la Chiesa e lo Stato. Proprio su questo terreno insiste, invece, la preoccupazione laica. Che va compresa, non bandita. I La Malfa e i Cossutta ritengono che le materie di applicazione degli accordi tra Chiesa e Repubblica – un esempio per tutti le nomine degli insegnanti dell’ora di religione, ma più estesamente l’apertura alle scuole private – continuino a offrire occasione per ingerenze improprie della gerarchia ecclesiastica nella vita italiana. E che tale influenza si sia col bipolarismo accentuata anche in materie che col Con-cordato non c’entrano, come la bioetica, la vita e la salvaguardia dei diritti connessi.

    Spadolini sarebbe in prima fila

    Tuttavia, la posizione laica in questo ha la debolezza di continuare a vedere in Giovanni Paolo II non il pastore apostolico e romano, ma un “capo di Stato straniero”. Cosa che giuridicamente è, che però nel mondo da molto ha smesso di essere per chiunque, e che finalmente - grazie all’universalità “non italiana” di questo Papa – ha cessato di essere anche per l’Italia.
    Che la visita odierna non sia ufficialmente “visita di Stato”, è una differenza non solo e non tanto cerimoniale, ma di sostanza.
    Se un domani tornassimo a una cattedra di Pietro piegata sulle vicende italiane, forse le preoccupazioni laiche potrebbero tornare a giustificarsi. Ma dopo questo Papa, sarà molto, molto difficile.
    E’ sempre sbagliato ragionare coi “se”. Eppure credo che Ugo La Malfa terrebbe l’atteggiamento di Giorgio. Leo Valiani, ho dei dubbi. Ma Giovanni Spadolini sarebbe in aula. L’autore de “L’Italia dei laici”, lo storico la cui intuizione giovanile di maggior valore fu riprendere il filo dell’intransigentismo repubblicano, anarchico e socialista, per spiegare in reazione il connubio cattocomunista che segnò l’avvento della Repubblica, celebrerebbe il valore di questi inediti “Stati generali della Repubblica”. Non ho dubbi.
    Questo è il Papa che ha scritto a brutto muso a Breznev giù le mani dalla Polonia, che ha piegato Daniel Ortega e il suo ministro in tonaca Cardenal che durante la messa a Managua alzavano il pugno chiuso gridando potere al popolo, e che ha vergato parole di pietra a Deng Xiao Ping rimaste per 15 anni senza risposta.
    Di ciò che penso del suo magistero nella fede, la mia coscienza è tempio. Ma al gigantesco magnete spirituale che ha cambiato la storia del ’900, io porgerei orecchio e palme delle mani.

    Oscar Giannino

  10. #20
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    Predefinito

    Ho visto il servizio al TG3 sulla visita del Papa alla Camera. Ho cronometrato: 12 minuti. Tele Pace al confronto è Al Jazeera o come cavolo si scrive. Dalema quasi piangente ( tralascio i democristi perchè li capisco), Bertinotti estasiato.
    Voglio l'elenco delle persone che hanno salutato il Romano Pntefice da rappresentati dello Stato Italiano con genuflesioni e baci all'anello.
    Datemi l'indirizzo della più vicina sede di Al Queida: contro un grattacielo non mi ci butto, state tranquilli, ma due zampate come si deve le vado subito a dare.
    saluti
    echiesa

 

 
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